Babbo Natale sta arrivando…lo avvertiamo già dai primi giorni di dicembre, quando le strade si addobbano di luminarie ed i negozi sono colmi di confezioni luccicanti. Tra profumi deliziosi, atmosfere zuccherose e colori sfavillanti, l’Avvento somiglia sempre più ad una fiaba. Mai come quest’anno l’umanità intera si augura che abbia un lieto fine e che porti in dono tanta luce e serenità. Il periodo natalizio è anche il trionfo delle tradizioni e delle leggende, scopriamone alcune della nostra bella Italia.
Lombardia
Il simbolo di Milano è sicuramente il panettone e non può assolutamente mancare durante le feste natalizie. Nonostante la sua notorietà, non tutti conoscono bene la leggenda che circola rispetto alle sue origini. La più famosa narra che il panettone sarebbe nato alla corte di Ludovico il Moro, signore di Milano nel lontano XV secolo. Era la Vigilia di Natale quando, in occasione del banchetto, il cuoco ufficiale della famiglia Sforza bruciò inavvertitamente un dolce. Per recuperare la situazione Toni, lo sguattero che lavorava in cucina, decise di utilizzare un panetto di lievito che aveva tenuto da parte per Natale. Lo lavorò aggiungendo farina, uova, uvetta, canditi e zucchero, ottenendo un impasto particolarmente lievitato e soffice. Il dolce venne apprezzato così tanto che la famiglia Sforza decise di chiamarlo “pan di Toni”, da cui deriverà nei secoli a venire il termine “panettone”.
Veneto
Secondo la tradizione, i bimbi che vivono in questa splendida regione, soprattutto a Verona, non ricevono i doni da Babbo Natale, bensì da Santa Lucia. La leggenda narra che nella città, durante le festività del 1200, si era diffusa una grave ed incurabile epidemia che colpiva in particolar modo gli occhi dei più piccoli. Le mamme allarmate, avevano così deciso di chiedere la grazia a Santa Lucia, da sempre protettrice dei non vedenti, facendo compiere un pellegrinaggio, a piedi scalzi, ai loro figli. A causa del freddo, però, i bambini inizialmente si rifiutarono. I genitori, allora, promisero loro che se avessero ubbidito, la Santa avrebbe fatto trovare, al loro ritorno, numerosissimi doni. I bambini accettarono felici e l’epidemia terminò subito. Da allora è rimasta l’usanza per tutti i bambini di coricarsi a letto consapevoli dell’arrivo di S. Lucia che porta regali e dolciumi a bordo di un “asinello volante“.
Trentino Alto Adige
Sulle Dolomiti, il Natale è associato ai caratteristici Mercatini del periodo: l’usanza popolare vuole che i doni da scambiarsi siano fatti a mano. Oltre ai tanti eventi organizzati, il Trentino Alto Adige è ricco di tradizioni che si tramandano, come quella della Corona dell’Avvento. In ogni casa ne troviamo una, dove ogni famiglia si prepara alla nascita del Salvatore. Essa ha una struttura di forma circolare, intrecciata con rami di abete, all’interno della quale vengono disposte 4 candele che si accendono, mano mano, ogni domenica dell’avvento, segnando così le quattro settimane che separano dal Natale. Alcune versioni prevedono la presenza di una quinta candela posta al centro del cerchio che viene accesa il giorno di Natale
Piemonte
Il Natale del Piemonte più tradizionale è legato all’allestimento del presepe. La regione non vanta una scuola storica di presepisti, ma sul territorio sono attivi dei bravissimi artigiani, ma anche dei semplici appassionati, che realizzano e producono ottime statuine nei materiali più svariati. Secondo la consuetudine il protagonista indiscusso del Presepe è Gelindo, il pastore contadino con agnello sulle spalle, cappello in testa, giacca e calzoni sotto il ginocchio, “cavagna” (cesto) al braccio e cornamusa. Ogni anno si svolge in suo onore la Sfilata dei Pastori che rendono grazia a Gesù Bambino con dei canti in dialetto.
Liguria
Il Natale in Liguria è fatto di tradizioni semplici che rispecchiano una terra da sempre poco incline all’ostentazione. L’usanza più sentita è quella del “Ceppo di Natale”. La cerimonia, che si tiene ogni anno il sabato che precede il Natale, è molto sentita a Genova e a Savona.
La storia narra che l’Abate, rappresentante del popolo, regalasse al Doge, l’antico signore della città, un grosso ceppo di alloro, legato con nastri bianchi e rossi (i colori della bandiera genovese con la croce di San Giorgio) , che veniva pubblicamente bruciato in piazza come simbolo beneaugurante per l’anno venturo. Alla cerimonia partecipavano anche i popolani, che al termine cercavano di portare a casa un piccolo tizzone come amuleto portafortuna. Oggi la tradizione viene rispettata e, dopo un corteo storico per le strade della città, il figurante dell’Abate dona al Sindaco il ceppo. Il falò in Piazza segna l’inizio delle festività natalizie liguri.