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 di Giovanni Macrì

Castoreale dose concentrata di meraviglia, distillato di semplice bellezza nella sua forma più pura, scrigno di gioielli rari racchiuso tra i monti Peloritani, incastonata sulla distesa del mare e sulle catene montuose circostanti, dal 1854, celebra la festa della SS. Crocifisso, “ 'a festa dû Cristu Longu” (il Cristo lungo), così affettuosamente chiamata dai suoi circa 2000 abitanti. 

Ogni anno, il 23 agosto, un crocifisso del 1500, di stucco e cartapesta, viene agganciato su una trave di più di 13 metri in legno di cipresso, e manualmente, con l’ausilio di lunghi forconi, viene issata e quindi inserita in una vara, per essere portata in processione dalla Basilica di Sant'Agata alla Chiesa Madre.

Il Cristo in Croce, avvolto da una folla commossa e curiosa, viene portato tra le antiche e ripide stradine e strette viuzze dell’antica città di Krastos (Castro e poi in seguito di Castroreale) che si arrampicano su e giù per il borgo, in un percorso di scoperta pieno di cultura e tradizioni. In questo incantevole territorio, ricco di tesori artistici e naturali, nei primi del 1300, Federico II d'Aragona, re di Sicilia, ha voluto lasciare una sua testimonianza: il castello, di cui oggi restano solamente la fiera torre circolare di difesa in cima alla collina e la chiesa della Candelora, antica cappella.

Il 25 agosto, dopo essere stato adorato dai devoti cattolici per le vie del borgo, il Crocifisso viene riportato nella sua Chiesa. Questo, rappresenta il momento centrale dei secolari festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso.

Tutto nasce, racconta la leggenda, nel 1854 quando una scultura di Cristo, montata su di una lunga asta e portata per le vie del paese per essere vista anche dagli allettati nella propria casa, compie il miracolo della guarigione dal colera degli abitanti di Castroreale e del comprensorio.

Sempre la leggenda narra che in origine il palo reggente il Simulacro era di dimensioni più corte, lo si allungò per via della terribile malattia incombente, perché gli ammalati allettati, non potendosi avvicinare al Cristo, lo potevano vedere solo da lontano.

Da allora, ogni anno, tale festeggiamento celebra il ritorno alla vita normale dopo la terribile calamità.

La celebrazione offre ai turisti straordinarie e memorabili immagini del delicato svolgimento di innalzamento della statua del Cristo che si eleva al sopra dei tetti del paese, quasi danzando in cielo.

In origine tale celebrazione era gestita da falegnami e braccianti agricoli appartenenti alle contrade di Migliardo e di Barcellona P.G.. Poi quando Castroreale si separò dal comune di Barcellona P.G. passò unicamente nelle mani del popolo “Castriciano”, anche perché durante una processione il Simulacro cadde dall’asta e questi, più veloci, se ne impossessarono senza più restituirlo.

32 “portatori” si alternano durante il percorso attraverso viuzze scoscese e ripide.

Mentre 11 maestri di forcina, i “forcinari” con i loro forconi in legno e punta di ferro issano il lungo palo, munito sulle facce anteriore e posteriore di grossi chiodi conficcati ad intervalli regolari, attraverso un’accuratissima manovra con queste pertiche di varia lunghezza riuscendo a farlo inserire dentro un pesante fercolo che farà la solida base della vara così allestita. Il trasporto processionale per le vie a pendenze variabili è regolato proprio da un complesso gioco di equilibrio reso possibile dal puntello delle pertiche suddette, che ne sostengono l’altissima Croce.

La Croce così composta dopo aver girato per l’intero borgo fa ingresso nella Chiesa Madre. Emozionante e toccante, quando, dovendo passare attraverso il portale, per fare il suo ingresso all'interno, deve essere abbassata per poi, una volta dentro, rialzata, imponente, maestosa con la sua estremità superiore che sfiora quasi le travature del tetto della navata centrale.

 La sera, poi, fa ritorno, dopo essere stata scomposta, nella Basilica di Sant’Agata.

Banda e giochi pirotecnici fanno da cornice alla superba manifestazione.

Una tradizione tra fede e passione che si tramanda da padre in figlio, da famiglia in famiglia.

Tale celebrazione per il suo significato religioso e folcloristico, che si sposano alla perfezione, creando uno spettacolo unico al mondo per la grande affluenza di pubblico che giunge da tutte le parti, è annoverata tra la più suggestive festività popolari del contesto siciliano.

 

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Info Autore
Giovanni Macrì
Author: Giovanni Macrì
Biografia:
Medico chirurgo-odontoiatra in Barcellona Pozzo di Gotto (ME) dal 1982 dove vivo. Ho 65 anni e la passione per la scrittura è nata dal momento che ho voluto mettere nero su bianco parlando della “risurrezione” di mia figlia dall’incidente che l’ha resa paraplegica a soli 22 anni. Da quel primo mio sentito progetto ho continuato senza mai fermarmi trovando nello scrivere la mia “catarsi”. Affrontando temi sociali. Elaborando favole, romanzi horror, d’amore e polizieschi. Non disdegnando la poesia in lingua italiana e siciliana, e completando il tutto con l’hobby della fotografia. Al momento ho 12 pubblicazioni con varie case editrici.
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