di Adelaide Baldi
Oggi, 16 maggio, si celebra l’Ascensione del Signore. La solennità dell’ Ascensione cade di giovedì, quaranta giorni dopo Pasqua, ma è posticipata alla domenica. Per la religione cristiana è il giorno dell’ascesa di Gesù in cielo, dopo la resurrezione. È il momento del “distacco” dalla terra, detto anche “dello svezzamento”.
In alcuni paesi dell’entroterra del Cilento, dell’Irpinia, ma anche dell’antica Lucania, della Calabria e della Puglia in questo giorno è d’uso portare in tavola i tagliolini col latte. La ricetta è molto semplice e richiede pochi ingredienti: tagliolini, latte, zucchero, cannella. Basta cuocere i tagliolini, preferibilmente fatti in casa, nel latte di capra con l'aggiunta di zucchero, cannella e un pizzichino di sale. Devono stare un po' a riposo prima di servirli. Consumati il giorno dopo questi tagliolini sono ancora più saporiti. L’usanza di cucinare questa pietanza il giorno dell’Ascensione nasce nell’antichità. In questo giorno solenne i pastori regalavano il latte delle capre. Si credeva che vendere o lavorare il latte sarebbe stato nefasto: il latte non si sarebbe cagliato per farne del formaggio e gli animalI sarebbero diventati sterili.
In realtà regalare il latte sta ad indicare il distacco da un bene materiale particolarmente prezioso per i pastori. E poi c’è la convinzione che questo gesto di generosità ponga sotto la protezione divina il raccolto.
Leggiamo come descrive questa usanza un autore lucano: «La festa dell’Ascensione agli ovili è un susseguirsi di Buongiorno perché c’è un andirivieni di amici e conoscenti che vengono a prendere il latte per il pasto della festa, appunto dell’Ascensione che è festa grande da queste parti. Si ritiene, infatti, che per l’Ascensione, neppure gli uccelli covano nei nidi. Si mangiano, in genere, tagliolini fatti in casa, ma alla bisogna è buono qualsiasi tipo di pasta alimentare che si riscalda, a parte si fa bollire il latte, quindi si mescolano e dopo una certa bollitura, conditi a zucchero o a sale pronti per la mensa. Per tradizione il latte, in quel giorno, non si nega a nessuno. Si racconta, infatti, e così l’evento è giunto fino a noi, che un viandante si avvicinò ad uno stazzo nel giorno dell’Ascensione e chiese ad un pastore un po’ di latte . Ma questi che aveva, già da lontano, adocchiato lo sconosciuto, seduto sulla secchia, rispose di non averne neppure una stizza (goccia). Il viandante avrebbe profondamente guardato negli occhi il pastore sentenziando: per tanti secoli farai lu cucchù (il cuculo), per quante stizze (gocce) di latte hai nella secchia. Nella lettura locale quel viandante è un personaggio sacrale, e lu cucchù ogni primavera, soprattutto in maggio, torna in zona a far sentire il suo verso, scompare per tutto il resto dell’anno».
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