di Stefano Dentice
Affettuoso, generoso, sensibile, simpatico, ironico. Giovanni Sanguineti, brillante bassista, contrabbassista jazz e raffinato compositore, era questo. E molto di più. Purtroppo è venuto a mancare troppo presto.
Nel corso della sua carriera ha condiviso palco e studio di registrazione al fianco di numerosi jazzisti di statura nazionale e mondiale come Ed Thigpen, David Hazeltine, Grant Stewart, Jesse Davis, Bobby Durham, Garrison Fewell, Shawnn Monteiro, Javier Girotto, Renato Sellani, Gianni Basso, Riccardo Zegna, Alessio Menconi, solo per menzionarne alcuni. Oltre a essere profondamente legato alla tradizione jazzistica, in particolare al bebop e all’hard bop, era un musicista curioso, incline a esplorare territori stilistici diversi. Da sideman era sempre pronto a mettersi al servizio dei suoi partner musicali proprio per il bene della musica, accompagnandoli con garbo, eleganza, umiltà e immenso rispetto. Da compositore, invece, i suoi brani sono intrisi di cantabilità, senso melodico, finezza armonica, sostanza comunicativa.
Giovanni Sanguineti se n’è andato in punta di piedi, come nel suo stile, senza far rumore, senza clamore, come quando calcava i palchi per affiancare tantissimi giganti del jazz. Di lui mancherà soprattutto l’umanità, quell’umanità che trasmetteva in note attraverso le quattro corde del suo contrabbasso; inseparabile compagno di vita. Strumento con cui si è raccontato e descritto per oltre vent’anni in Italia e all’estero. Con candore, gioia, con quella sua anima soulful che brillava di autenticità.
Buon viaggio verso l’Alto, Giovanni.