IL COMMENTO – Festival di Sanremo 2025: con Olly vince una canzone senza infamia e senza lode
di Stefano Dentice
Purtroppo non c’è mai limite al peggio. Anche quest’anno, nella 75esima edizione del Festival di Sanremo, vince un brano che sta alla vera essenza della canzone italiana come un bradipo sta alla velocità: è Balorda nostalgia (Olly – Jvli – Pierfrancesco Pasini), cantata da Olly, a trionfare nella kermesse sanremese targata Carlo Conti. Prima della proclamazione del vincitore, l’assegnazione dei vari premi speciali: Premio della Critica “Mia Martini” consegnato a Lucio Corsi per la canzone intitolata Volevo essere un duro (Lucio Corsi – Tommaso Ottomano), pezzo in cui il cantautore di Grosseto, animato da un brillante spirito immaginativo, racconta di come la società odierna vorrebbe che l’essere umano fosse perfetto, senza tener conto delle sue fragilità.
Poi il Premio della Sala Stampa “Lucio Dalla” e il Premio “Giancarlo Bigazzi” per la Miglior Composizione Musicale conferiti a Simone Cristicchi per Quando sarai piccola (Simone Cristicchi – Enrico Brunialti – Amara), canzone che descrive con garbo e toccante trasporto emotivo il processo della vita, attraverso cui nel corso del tempo si diventa genitori dei propri genitori, cercando di ricambiare appieno tutto l’amore che è stato donato appunto da loro.
Il Premio “Sergio Bardotti” per il Miglior Testo va a Brunori Sas per L’albero delle noci (Brunori Sas), pezzo firmato da un cantautore raffinato, di sicuro talento, ma dallo stile degregoriano, troppo di degregoriana memoria.
Giorgia, invece, interprete della canzone La cura per me (Blanco – Giorgia – Michelangelo) vince il Premio Tim, ma non figura ingiustamente nella cinquina di finalisti comprendente Fedez con Battito (Fedez – Federica Abbate – Alessandro La Cava – Cripo), brano musicalmente più che discutibile ma con un testo quantomeno degno di tale definizione, Simone Cristicchi, Brunori Sas, Lucio Corsi e Olly. Per Giorgia, che presenta una canzone ampiamente sopra la sufficienza, c’è però una nota di demerito non di poco conto: parte dell’inciso somiglia troppo a La sera dei miracoli dell’immenso Lucio Dalla.
Per il resto, sempre e solo la solita solfa. Un mare magnum di canzoni tristemente banali, alcune davvero di infimo livello sotto l’aspetto melodico, armonico, ritmico e del testo. E Balorda nostalgia di Olly rappresenta la sintesi perfetta della banalità più totale, del nulla cosmico. Ma non c’è da sorprendersi più di tanto. Ormai, purtroppo, il trend è questo: visualizzazioni su YouTube, ascolti su Spotify e streaming, in generale, dettano la linea e orientano le pessime scelte dei vari direttori artistici, Conti compreso. Certo, rispetto alla scorsa edizione c’è stato un lieve miglioramento in termini di proposta musicale, ma nulla di trascendentale; sia chiaro. Intanto, Olly (senza “h”) si gode la sua immeritata vittoria. Ma poi, dove vuole andare a «parare» con questa canzone? Ah, no! Quello era Benji!