Colors: Green Color

 

di  Massimo Reina 

 

Melilli. Un nome che suona come un sussurro antico, quasi un eco perduto nei Monti Iblei. Lo chiamano la “Terrazza degli Iblei”, e non serve un Piero Angela per capirne il motivo: affacciarsi da questo borgo è come sfogliare un libro di storia egeografia allo stesso tempo. Da qui, lo sguardo spazia fino al mare, attraversa ulivi e agrumeti, e si perde in un orizzonte che pare uscito da un dipinto barocco, dal mare di Siracusa e Augusta, fino alle cime dell’Etna.

 

di  Giuseppe Caruso

 

La domenica del villaggio. Le domeniche, invece, gli orari cambiano. Non per tutti. Una volta chiesi alla mia amica Pina che ha un'azienda avicola e di domenica non veniva mai con noi: "Pina, ma perché ci dici sempre di no la domenica?". Lei mi rispose: "Giuseppe, le galline fanno le uova anche la domenica". Una risposta così semplice che in effetti potevo evitare di farle la domanda. Ma non ci avevo pensato. Chi lavora con gli animali, lavora anche di domenica.

 

 

di  Giuseppe Caruso

 

Erano piccole le case di una volta. Ne ho viste tante. I colori erano forti. Il verde, il rosa, l'arancione, l'azzurro. Colori pastello. Pochi mobili dentro. Non appena attraversavi la porta c'era il tavolo al centro della stanza, un camino, un piccolo balcone.

 

di  Guendalina Middei

 

Se siete tristi, se vi sentite giù di di morale, andate al cimitero!

No, non è uno scherzo. E neanche una battuta di spirito. Oggi voglio parlarvi di uno dei miei posti preferiti di Roma: non è famosa come il Colosseo o come il Pantheon o come la Cappella Sistina, pochi turisti si spingono fin qui, ma se amate come me quelle atmosfere semplici, romantiche, lontane dagli occhi di tutti, allora amerete anche voi la Via Appia.

 

di  Omar Falvo

 

Non è una fiaba creata dalla penna raffinata dei fratelli Grimm, e nemmeno un episodio natalizio della serie “La Signora del West”, nata dalla penna di Beth Sullivan. Quello che stiamo per raccontare è un vero e proprio miracolo, una goccia di speranza sbocciata a Polinago, borgo alle pendici del monte Cimone, in provincia di Modena.

 

di  Omar Falvo

Esiste un anello di congiunzione fortemente marcato tra l’Abruzzo e la Calabria. Territori distanti, probabilmente un tempo collegati da un filo conduttore importante: riaffiorato dopo analisi storiche incrociate e minuziose. Una delle chiavi di lettura, per questa teoria, è rafforzata attraverso l’uso e la ricerca della toponomastica: con un approccio scientifico dei meandri nascosti di un determinato luogo. Esiste, infatti, nel cuore della valle del Savuto, in Calabria, il borgo di Marzi, e la popolazione dei marzesi, nell’attuale provincia di Cosenza. Il termine “Marzi” richiama fortemente a quello dei “Marsi”: lembi di territori dell’attuale entroterra abruzzese, o meglio -per identificarli con più tangibilità- della Marsica, colonizzati da questa fetta di popolazione, appunto quella dei “Marsi”, verosimilmente intorno all’anno mille a.C.

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