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di  Monica Vendrame

La mattina del lunedì di Pasquetta, mentre il cielo di Roma si tinge di un’alba silenziosa, migliaia di cuori si fermano all’annuncio che nessuno vuole ascoltare: Papa Francesco, il Pontefice degli ultimi, del sorriso disarmante e delle mani tese, sempre pronte a sostenere chi soffre, torna alla casa del Padre. Alle 7:35, nell’intimità della sua residenza si spegne serenamente, mentre fuori il mondo inizia a svegliarsi, inconsapevole di aver perso un faro.

 

di  Monica Vendrame

BARI - A volte, dietro un concorso pubblico si nasconde una trama degna di un thriller politico. È il caso di Carmela Fiorella, 38 anni, ex dirigente di Aeroporti di Puglia, il cui nome è oggi al centro di un groviglio di falsi, omissioni e legami sospetti. La storia inizia con un dettaglio apparentemente banale: una pergamena di laurea in Economia e marketing, presentata per partecipare al concorso da HR manager, che si è rivelata un abile fotomontaggio. Peccato che l’Università di Bari abbia smentito ogni collegamento con la presunta laurea della donna, laureata invece in Scienze dell’amministrazione. Un titolo “scomodo”, perché non sufficiente per accedere alla posizione, mentre quello in Economia apriva porte altrimenti sbarrate.

 

di  Massimo Reina

“Non possiamo voltare le spalle”, tuona Sergio Mattarella dal Colle più alto, ricordando i migranti morti nel Canale di Sicilia nel 2015. Parole nobili, profonde, scolpite nel marmo della coscienza repubblicana. Un inno all’umanità, alla memoria, alla civiltà. Così nobile da commuovere anche un tornello arrugginito della metro.

 

L’oro, il petrolio e la NATO: le email segrete di Clinton smascherano il crimine coloniale del XXI secolo contro la Libia

 

di Massimo Reina

La chiamavano “intervento umanitario”. L’ennesima bugia con l’odore del napalm. Nel 2011, mentre Sarkozy bombardava la Libia e Hillary Clinton rideva in diretta alla notizia della morte di Gheddafi (“We came, we saw, he died” – ridete, prego), l’Occidente si spacciava per liberatore. In realtà, era l’ennesimo ladro con la maschera del soccorritore.

 

di Massimo Reina

Gli israeliani hanno giustiziato a sangue freddo 14 soccorritori palestinesi e un operatore ONU. Sparati alla testa, uno dopo l’altro, come si faceva nei campi di sterminio nazisti. Non nel 1943. Ma il 23 marzo 2025. A Rafah, una lingua di disperazione piantata come una ferita nella Striscia di Gaza. Nell’indifferenza generale.

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