di Monica Vendrame
BARI - A volte, dietro un concorso pubblico si nasconde una trama degna di un thriller politico. È il caso di Carmela Fiorella, 38 anni, ex dirigente di Aeroporti di Puglia, il cui nome è oggi al centro di un groviglio di falsi, omissioni e legami sospetti. La storia inizia con un dettaglio apparentemente banale: una pergamena di laurea in Economia e marketing, presentata per partecipare al concorso da HR manager, che si è rivelata un abile fotomontaggio. Peccato che l’Università di Bari abbia smentito ogni collegamento con la presunta laurea della donna, laureata invece in Scienze dell’amministrazione. Un titolo “scomodo”, perché non sufficiente per accedere alla posizione, mentre quello in Economia apriva porte altrimenti sbarrate.
Quel falso, però, nascondeva un altro indizio: la pergamena era priva del QR-code, quel quadratino digitale che dal 2018 l’Università applica sui titoli per evitarne la contraffazione. Un dettaglio invisibile ai membri della commissione d’esame, che hanno così “regalato” a Fiorella un contratto da 80mila euro l’anno. Il 17 aprile, l’ateneo ha confermato l’amara verità: la laurea in Economia non esiste. Quella vera, in Scienze dell’amministrazione, non le avrebbe mai permesso di vincere il concorso.
A chiudere un occhio (anzi due) furono professionisti di indiscutibile esperienza: Giuseppe Pirlo, docente esperto di sicurezza informatica, l’avvocato Raffaele Garofalo – che nel 2024 ha incassato 42mila euro da Aeroporti di Puglia per cause legali – e Nicola Robles, consulente della società. Pur avendo qualche dubbio sul curriculum di Fiorella, nessuno si è chiesto come mai la seduta di laurea fosse a settembre, quando ad Economia si discute da ottobre. O perché mancasse quel maledetto QR-code.
Fiorella, però, non era alla prima esperienza. Nel 2017, spinta dal marito Filippo Caracciolo – consigliere regionale PD, oggi sotto processo per corruzione in un appalto da 6 milioni per una scuola a Corato – era entrata nel Cda di Acquedotto Pugliese con lo stesso titolo fasullo. Durante quel periodo, passò a un imprenditore una lista di appalti imminenti: quelli interessanti erano segnati con una “X”. Un gioco che potrebbe essersi ripetuto: Caracciolo, intanto, ha piazzato un suo uomo fidato nel Cda di Aeroporti, mentre il bando per HR manager veniva “ritoccato” su misura.
Dopo le dimissioni, Fiorella è apparsa con un mea culpa da manuale: «Sono stata accecata dall’ambizione, è solo colpa mia», scusandosi con il marito «totalmente ignaro». Peccato che la Procura di Bari stia indagando non solo sul falso, ma anche su chi avrebbe dovuto controllare e non l’ha fatto. Aeroporti, intanto, si prepara a chiedere i danni.
La morale (amara)
Dietro ogni scandalo c’è un meccanismo che si autoalimenta: bandi opachi, controlli assenti, carriere che decollano grazie a chi dovrebbe vigilare. Carmela Fiorella è solo l’ultimo passeggero di un aereo guidato da logiche vecchie, dove il merito è un optional e le relazioni il carburante.
La speranza? Che lo scandalo non finisca in un hangar dimenticato, ma diventi la scintilla per riaccendere i motori della trasparenza. Perché un sistema che non si corregge, prima o poi, rischia di cadere in picchiata.