di Paolo Di Mizio
Fatima Hassouna era una fotogiornalista palestinese che avrebbe compiuto 25 anni tra un mese. Mercoledì 16 aprile, un missile israeliano ha centrato di notte la casa in cui dormiva a Gaza, uccidendo lei e altri 10 membri della sua famiglia.
Nel 2024, sempre in un attacco israeliano, altri 11 suoi familiari erano stati uccisi. Con le sue fotografie, Fatima Hassouna documentava ogni giorno l’olocausto del suo popolo. Con lei, sono 209 i giornalisti uccisi a Gaza dall’inizio del massacro israeliano del 7 ottobre 2023: tutti gazawi o palestinesi, perché non è concesso ad alcun giornalista di entrare nella Striscia.
«Fatima è stata uccisa di proposito: non è vero che le bombe fossero mirate a un combattente di Hamas, come dice ora l’esercito israeliano», dichiara la regista persiana Sepideh Farsi, che aveva realizzato un documentario su di lei. Il documentario sarà presentato a Cannes a maggio. In un’intervista per quella produzione, Fatima diceva: «Se muoio, voglio una morte rumorosa, si deve sentire in tutto il mondo... Ciò che conta per me è ciò che faccio. Qual è l’impatto del mio lavoro? Il mio lavoro sopravviverà? Voglio che le mie foto vivano per sempre. Perché voglio che il mondo sappia che, se anche nessuno sarà al nostro fianco, saremo in grado di cavarcela da soli».