di Massimo Reina
Gli israeliani hanno giustiziato a sangue freddo 14 soccorritori palestinesi e un operatore ONU. Sparati alla testa, uno dopo l’altro, come si faceva nei campi di sterminio nazisti. Non nel 1943. Ma il 23 marzo 2025. A Rafah, una lingua di disperazione piantata come una ferita nella Striscia di Gaza. Nell’indifferenza generale.
Sì, avete capito bene. Assassinati. Esecutati. Massacrati. Medici, paramedici, infermieri, Stavano scendendo dai mezzi della Mezzaluna Rossa e della Protezione Civile per prestare soccorso. I soldati dell’Israel Defense Forces li hanno fatti avvicinare, gli hanno sparato al petto e in fronte. Come bersagli. Come animali. Erano disarmati, in uniforme medica. Stavano salvando vite. E per questo sono stati ammazzati.
E sapete chi ce lo racconta? Non Al Jazeera, non Russia Today, non qualche oscuro blog cospirazionista. Il New York Times. Quello dei Pulitzer. Quello che quando scrive su Gaza viene citato anche dai più euro-atlantisti tra noi. L’ha fatto consultando le autopsie ufficiali. Quelle che confermano che non è stato un errore, un danno collaterale, un “purtroppo è la guerra”: è stata un’esecuzione. Scientifica. Millimetrica. Voluta.
Di fatto la denuncia lanciata da noi di Giornalisti Senza Frontiere, assieme ai colleghi freelance americani, francesi e spagnoli, era fondata, documentata, coraggiosa. E non, come è stata dipinta mesi fa, “complottista, esagerata, inverosimile”, con tanto di censura e boicottaggio dai media main stream si nostri servizi.
Chi è il vero terrorista?
E allora, ci domandiamo: che differenza c’è tra un terrorista che si fa esplodere in un mercato e un soldato israeliano che fredda alla testa un paramedico disarmato? Solo la divisa? Solo il passaporto? Solo il fatto che uno lo chiami “nemico” e l’altro “alleato”?
Dov’è finita la morale? Dov’è finita l’umanità? O le vite hanno colore, cittadinanza, sponsor e peso geopolitico?
Perché a piangere i 14 soccorritori ammazzati non c’è nessuno. Non un Presidente della Repubblica, non un Ministro degli Esteri, non un Parlamento in ginocchio.
L’Italia, l’Unione Europea, gli Stati Uniti stanno zitti. Tacciono. Anzi: giustificano. Difendono. Riforniscono di armi e munizioni quelli che dovrebbero finire davanti a un tribunale internazionale.
E allora no, non c’è nessuna civiltà da difendere, se questa è la civiltà.
Non c’è alcun Occidente da salvare, se l’Occidente guarda, sa, e se ne frega.
E la vergogna non è solo dei governi occidentali. È anche di quei Paesi arabi, che tra una coppa di petrolio e un assegno a sei zeri hanno venduto la loro anima a chi li ha sfruttati, invasi, bombardati per secoli. Che ora assistono muti, mentre il popolo palestinese viene massacrato. Non muore: viene ucciso. Ogni giorno. Con metodo. Con licenza. Con silenzio complice.
VERGOGNA!
La verità è una sola: il crimine non è uccidere civili. Il crimine è uccidere civili palestinesi.
E allora tutto è permesso: il crimine è geopolitico, non morale.
Le ambulanze non valgono nulla, se portano i feriti "sbagliati". I soccorritori non contano, se non vestono la divisa giusta.
Vergogna. A chi ha sparato. A chi ha ordinato. A chi ha taciuto. A chi, mentre i cadaveri si allineavano nel deserto, parlava di “diritto a difendersi”.
Difendersi da chi? Dai paramedici?
La Storia non dimentica. E un giorno, quando questi orrori non potranno più essere insabbiati, tutti quelli che oggi tacciono saranno giudicati. Non dalla Corte dell’Aja. Ma dai figli delle vittime. Dai popoli che avete tradito. Dai vostri stessi cittadini, che scopriranno di aver vissuto in un mondo in cui la verità valeva meno di un’alleanza.