27 gennaio, Giornata della memoria: per non dimenticare il più grande crimine contro l’umanità della storia
La data commemorativa istituita dal 2005 dall’Assemblea delle nazioni Unite
di Gabriella Paci
I due termini più comuni per indicare lo sterminio di massa perpetrato ai danni degli ebrei sono Shoah o olocausto. Si tratta per entrambi i termini di posizioni ideologiche, politiche, religiose che manifestano ostilità e pregiudizi nei confronti degli ebrei. Il termine shoah fu inventato nel 1879 da Wilhelm Marr, un pubblicista tedesco, quasi sempre riferito ai soli ebrei, e non agli arabi, a rigore anche loro appartenenti al ceppo semitico.
Olocausto invece indica il sacrificio fatto anticamente ad una divinità di un agnello o altro animale che veniva poi bruciato.
Il 27 gennaio di ogni anno ricorre la “giornata della memoria, a ricordo del sacrifico appunto di 5/6 milioni di ebrei ad opera del regime nazista nell’ambito della seconda guerra mondiale: giorno del 1945 in cui le truppe sovietiche, impegnate nell’operazione Vistola_Oder verso la Gemania, entrarono ad Auschwitz e liberarono i pochi sopravvissuti.
La persecuzione contro gli ebrei, ritenuti responsabili del fallimento della prima guerra mondiale da parte della Germania ed odiati per l’ideologia di base del nazismo, durò dal 1933 fino al 1945. Quanto accadde in quegli anni è ormai dominio pubblico ma vale la pena di ricordare che si trattò di un genocidio perpetrato con i più crudeli e sanguinari mezzi di eliminazione di una stirpe che mente umana abbia mai concepito.
Inizialmente i tedeschi-ebrei vennero distinti dai tedeschi ariani - . Si trattò di un insieme di norme che gli storici denominano “persecuzione dei diritti”. Al dunque, essa costituì una fondamentale premessa tecnica della “persecuzione delle vite”, sviluppatasi cinque anni dopo e caratterizzata appunto dalla deportazione e dallo sterminio. Vennero infatti istituiti i campi di concentramento dove masse di ebrei, donne e uomini di ogni età e condizione sociale e bambini, vennero deportati per trovarvi la morte. Attraverso lavori massacranti e incessanti, sevizie di ogni genere, torture aberranti senza cibo, abiti idonei e riparo, i “più fortunati” potevano sperare di sopravvivere sempre che non ci fosse una decisione improvvisa per la loro eliminazione: gli altri, i più fragili o anziani, vennero direttamente eliminati. Poi, dato che l’eliminazione procedeva troppo a rilento, vennero istituite le camere della morte: camere dove al posto degli erogatori d’acqua per le docce,veniva fatto uscire del gas tossico. Ammassati nelle camere venivano poi messi, talvolta ancora vivi, nei forni crematori affinchè anche il loro corpo venisse eliminato più rapidamente possibile.
I nazisti si erano resi conto che i decessi “naturali” o per fucilazione erano troppo lenti o costosi ed erano alla ricerca di mezzi di sterminio più rapidi e meno costosi: gli esperimenti con lo Zyklon B (usato prima nei camion chiusi ermeticamente con lo scarico all’interno) poteva essere una soluzione: utilizzato nel 1941 per uccidere 600 soldati sovietici prigionieri e 250 malati divenne la risposta. Esposti all’aria i granuli di Zyclon diventavano un gas letale che permetteva di uccidere, come accadde ad Auschwitz, anche 6.000 ebrei al giorno.
Nel suo articolarsi la Shoah degli ebrei ha avuto in Italia tratti e sviluppi originali, svolgendosi in due fasi distinte. Il periodo tra il settembre 1938 e il 25 luglio 1943 fu il periodo in cui in Italia si attuò la “persecuzione dei diritti degli ebrei” (e di altre minoranze etniche) sotto il regime fascista, cui seguì la “persecuzione delle vite degli ebrei”, dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, sotto l’occupazione tedesca e la Repubblica sociale italiana. Circa 7.500 ebrei italiani persero la vita. Dopo i primi rastrellamenti ad opera dell'esercito tedesco, a partire dal 30 novembre 1943 la responsabilità primaria degli arresti e delle deportazioni ricade sulla polizia repubblicana italiana, che perseguì questo scopo attraverso controlli di identità e delazioni remunerate.
Tuttavia in Italia ci furono moltissimi che si prestarono per nascondere ebrei o per depistare la polizia e anche se c’erano i campi di concentramento di Fossoli, per il transito verso Auschwitz, la Risiera di San Sabba e di Afragola.