di Alessandra Rissotto
Cè anche un reportage della Rai, realizzato per la trasmissione TgrMediterraneo, nello speciale che l’Associazione Kiwanis International prepara per il Giorno della Memoria.
Nel filmato, il racconto di un campo di prigionia costruito dai genieri dell’Esercito sulle alture liguri, a Coreglia sopra a Chiavari. Una storia poco conosciuta, quella del Campo 52 così come poco nota è anche la storia del campo di Tarsia a Ferramonti in Calabria. Sul filo di queste memorie si dipana lo speciale curato da Emmanuele Saccà, docente, scrittore e ideatore del concorso: “Pensieri, poesie, disegni sulla Shoah “. “Io insegno in Calabria – dice Emmanuele Saccà- e nella prima edizione di questo concorso mi sono reso conto che la presenza di un campo di prigionia a Ferramonti era sconosciuta e che in molti casi il significato della parola Shoah era misterioso. Mi è sembrato doveroso come insegnante occuparmene”.
Ha percorso tutta la Calabria interrogando bambini delle quinte elementari e ragazzini delle medie su cosa si intende per shoah. Emmanuele Saccà, docente e scrittore, di Cosenza, è l’autore di un libro molto interessante che ha per titolo “Pensieri, poesie, disegni sulla shoah” edito da Santelli. “Si scopre attraverso gli elaborati di questi ragazzi – dice Saccà – che circa l’ottanta per cento di loro conosce i fatti ma ritiene che tutti i soprusi, le violenze, i crimini siano stati commessi in paesi ben distanti dall’Italia, ben pochi accennano al coinvolgimento del regime fascista, anche se proprio vicino a Cosenza fu costruito un grande campo di concentramento, quello di Ferramonti “. Ed è proprio partendo da questa constatazione e dai risultati di una ricerca pubblicata a gennaio 2020 dal Corriere della Sera – il 15,6 per cento degli italiani ritiene che la shoah non sia esistita – che Saccà ha preparato e organizzato per l’associazione Kiwanis, un convegno sul valore della Memoria e sulla necessità di scavare ancora per far emergere altre storie di quel periodo buio.
Il Campo di concentramento di Ferramonti, nel comune di Tarsia in provincia di Cosenza, in origine conosciuto anche come campo di concentramento Media Valle di Crati è stato- assicurano gli storici di quell’epoca- il più grande dei 15 campi di internamento costruiti nell'estate del 1940 da Benito Mussolini e anche il principale, in termini di consistenza numerica, tra i numerosi luoghi di internamento per ebrei, apolidi, stranieri nemici e slavi all'indomani dell'entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale. Il campo fu poi liberato dagli inglesi nel settembre del 1943, ma molti ex-internati rimasero a Ferramonti anche negli anni successivi e il campo di Ferramonti fu ufficialmente chiuso l'11 dicembre 1945. Per gli storici, dunque, dal punto di vista cronologico degli eventi della Seconda guerra mondiale, Ferramonti di Tarsia ha già un suo peculiare primato: “Fu in assoluto il primo campo di concentramento per ebrei ad essere liberato e anche l'ultimo ad essere formalmente chiuso”.
Puro recupero della memoria, o meglio ancora, forse, la memoria da cristallizzare una volta per sempre nel cuore dei popoli. Un progetto ambizioso che ha trovato grande rispondenza nel neogovernatore di Kiwanis - distretto Italia, San Marino- Angela Catalano che ribadisce “non possiamo pensare al futuro, senza dare uno sguardo al passato, senza fare un approfondito esame di quanto è successo per evitare che possa ripetersi"
Lo speciale andrà in onda online sul canale youtube di Kiwanis, venerdi 28 dicembre alle 10.
È da seguire perché, tra gli ospiti ci saranno molte testimonianze coinvolgenti come quella di Gioia Bartali, nipote del grande Gino Bartali che racconterà come suo nonno, uomo schivo e riservato diventò una pedina preziosa per la resistenza in Toscana. Nascosti nella sua bicicletta, trasportò falsi documenti e certificati che salvarono la vita a molti ebrei. Per questo Gino Bartali è tra i Giusti allo Yad Vashem di Gerusalemme.
E poi ancora da Trieste, il dottor Nathan Israel ricorderà come una parte della sua famiglia fu messa in salvo da una "famiglia di Firenze che viveva in campagna e che rischiò la vita per cercare di salvare sconosciuti in fuga dalla persecuzione".
Luci che riuscirono ad accendersi nelle tenebre del regime nazifascista.
“Una storia da non ripetere” è il sottotitolo dello speciale ma, come dice nell’intervista, lo storico Giacomo Moscati, in questi ultimi anni si stanno allungando le ombre del fascismo, dell’antisemitismo, del razzismo ed è per questo che è sempre più importante trasmettere la memoria. Oggi sono sempre meno i superstiti di allora, tocca a tutti noi - dice il Governatore Kiwanis Angela Catalano - raccogliere il testimone e diffonderlo fra i più piccoli, fin dai primi anni di scuola.