La voce ai lettori / Le meraviglie della natura: "I fiori di ghiaccio"
Questi fiori rappresentano un vero e proprio incanto della natura, si sviluppano nel Mar Glaciale Artico a temperatura molto rigide
Atrani, piccolo comune, grande storia
di Imma Pontecorvo
Nella provincia di Salerno, nella bellissima e suggestiva Costiera Amalfitana, a due passi da Amalfi e Ravello, si trova Atrani, il più piccolo comune italiano per superficie, con una popolazione che non arriva a ottocento abitanti.
La Giornata della Memoria, solo tanto silenzio...
di Monica Vendrame
Il 27 gennaio di ogni anno si celebra la giornata in ricordo della Shoah e del sacrificio di oltre un milione di persone, vittime innocenti di uno dei genocidi più grandi e terribili della storia.
Si può soltanto lontanamente immaginare l’immane sofferenza che ha dovuto subire il popolo ebraico.
Lily Rickman, sopravvissuto al campo di sterminio, racconta: “Esistevano tre modi per morire: c’era la morte naturale che ci dava il Padre Eterno; quella di fare una rincorsa sui fili spinati e farla finita, tanto era inutile continuare a vivere; oppure quella di presentarti all’ambulatorio. Non esisteva una cura per un malato ebreo. Un solo foglio di via: le camere a gas”.
Tutti coloro che venivano deportati dentro il campo di concentramento erano per la maggior parte ebrei. I nazisti li percepivano come una razza “pidocchio”, un cancro della società che doveva essere sterminato. Il loro destino, all’interno di Auschwitz, era la morte, tranne per quelli che erano abili al lavoro. Quest’ultimi erano selezionati per fare dei lavori pesantissimi anche se, poi, andavano comunque incontro al trapasso, sia per la fatica che per la malnutrizione. Come se non bastasse, ulteriori decessi erano provocati dalle numerose epidemie e pestilenze che scoppiavano spesso all’interno dell’area, provocate dallo sporco e dal fatto che i prigionieri potevano farsi la doccia solo una volta al mese.
Ancora oggi, all’interno del blocco 4, c’è una stanza che contiene ben 32 tonnellate di capelli umani che venivano tagliati dai nazisti alle persone che morivano dentro le camere a gas. E’ impressionante vedere anche le montagne di scarpe e di oggetti accatastati, tutti effetti personali che sembrano raccontare tante storie di un’innocenza perduta, una tragica testimonianza dell’irreparabile (occhiali, valigie, stampelle, protesi, pentole ecc.).
Parlare della Shoah provoca sempre un senso di oppressione molto forte, una tristezza infinita da descrivere E’ un viaggio intimo straziante ma necessario affinchè non si dimentichino mai le atrocità commesse, impossibili da accettare e da capire.
Belvedere Marittimo: la storia della "Fiera di mare"
Il San Carlo, il teatro dei record che non invecchia mai
C’è un teatro unico al mondo, un posto magico dove da oltre due secoli vanno in scena opere, balletti e concerti, un luogo di incontro, pieno di classe e storia, che non si stanca mai di attirare e affascinare il pubblico italiano e internazionale.
Avetrana: il suo partigiano fucilato e la memoria storica locale
di Sergio Melchiorre
Pietro Mazzei, nato ad Avetrana in provincia di Taranto il 22 luglio 1910, assunto nel 1943 come portalettere nell’ufficio postale di Forlimpopoli, dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943, aderì alla 9a Brigata «Santa Justa», una formazione partigiana autoctona e stanziale, che operò sull'Appennino a sud ovest di Bologna.
La piccola Brigata, composta da circa 400 effettivi e comandata da Giuseppe Nucci, compì numerosi sabotaggi nelle retrovie tedesche, seminando chiodi a tre punte sulle strade percorse dai camion militari, danneggiando la linea ferroviaria Porrettana e, soprattutto, incendiando depositi di carburante.
(9a Brigata Partigiana «Santa Justa»)
Nella notte tra il 14 e il 15 novembre 1944, durante un rastrellamento delle S.S. a Manzolino, una frazione di Castelfranco Emilia, dove il Mazzei risiedeva, il Partigiano avetranese venne catturato e, successivamente, fucilato. Il suo corpo venne ritrovato casualmente due anni dopo a Mongardino (frazione di Sasso Marconi, dove all’epoca dei fatti si trovava il comando tedesco) quando, durante alcuni scavi eseguiti per la costruzione di una casa, venne scoperta una fossa comune con sei cadaveri. Il cadavere di Mazzei fu riconosciuto dalla moglie Licia grazie agli abiti che il marito indossava. I resti del Partigiano avetranese furono etichettati con il numero tre.
Mazzei inizialmente trovò degna sepoltura a Mongardino ma successivamente la moglie e il padre chiesero di poter trasferire la salma.
Presso il comune di Sasso Marconi però non esiste nessuna documentazione che certifichi il luogo in cui fu tumulata la salma di Mazzei; possiamo solo supporre che, presumibilmente, le spoglie si possano trovare a Roma, dove nel frattempo si era trasferita la moglie, oppure in provincia di Lecce, dove viveva il padre.
Sono venuto a conoscenza di questi fatti grazie a Rino Giangrande, Presidente Onorario della Sezione ANPI di Avetrana «Pietro Mazzei» e membro del Direttivo Provinciale della stessa Associazione.
(Rino Giangrande)
Giangrande riferisce che la ricerca su Pietro Mazzei è iniziata nel 2012, dopo la presentazione del libro di Pati Luceri “Partigiani e antifascisti di terra d'Otranto (Lecce, Brindisi, Taranto)”, dove veniva già citato il nostro Partigiano fucilato. Da allora l’ANPI locale e provinciale, stanno cercando di far riconoscere e onorare il sacrificio di Pietro Mazzei sia a livello militare che istituzionale. Tuttavia, mentre il Ministero della Difesa ha già inserito il suo nome tra i caduti in guerra, come si evince dalla consultazione della Banca Dati dei Caduti e Dispersi della 2ª guerra Mondiale, inspiegabilmente le Amministrazioni comunali e alcune associazioni locali non stanno dando ancora nessuna risposta.
(Estratto dalla documentazione della Banca Dati dei Caduti e Dispersi 2ª guerra Mondiale
del Ministero della Difesa; documentazione a cui tutti possono accedere
tramite l’home page del sito “ONORCADUTI”)
Proprio grazie alla presenza di questo prezioso documento l’ANPI ha anche cercato di far inserire il nome del Partigiano fucilato in coda ai nomi dei militari morti durante la Seconda Guerra Mondiale ma ha trovato, da parte dell’ A.N.C.R. una strenua e incomprensibile resistenza, tanto che il nome aggiunto su un pezzo di carta in coda all’elenco dei caduti è stato prima oscurato e poi completamente tolto.
(Foto in possesso dell’ANPI di Avetrana)
Come ANPI, afferma Giangrande, abbiamo cercato di coinvolgere ben tre Amministrazioni Comunali, compresa quella attuale, ma nessuno ci ha mai spiegato il perché di questo ostracismo nei confronti di Pietro Mazzei.
La lotta che stiamo portando avanti da anni riguarda in primis il Partigiano fucilato ma anche gli altri 10 Partigiani e i 54 Deportati avetranesi, di cui tre morti nel naufragio del piroscafo «Oria»; eroi, militari, vittime, che hanno difeso anche con la loro vita i loro ideali ma purtroppo il loro sacrificio resta ancora sconosciuto alla maggior parte della popolazione locale. Per questo si sta cercando di costruire nel paese un percorso della memoria individuando le abitazioni dove sono nati o cresciuti i nostri resistenti per poter collocare una targa commemorativa che possa tenere sempre vivo il loro ricordo nelle generazioni future.
(Una delle targhe che è stata già esposta)
Nell’aprile del 2018 alla presenza di varie autorità civili, militari e religiose fu collocato nei pressi del monumento ai caduti un «Cippo» dell’ANPI dedicato ai partigiani e deportati, caduti e non di Avetrana, e in ricordo delle tante vittime della violenza nazifascista.
Tuttavia l’ANCR e alcuni ex Amministratori locali consideravano il Monumento come una proprietà privata, pertanto, proprio in seguito ai pareri discordi, mentre l’Amministrazione e la sezione Avetranese dell’ANPI stavano cercando una collocazione più idonea che potesse mettere d’accordo tutte le parti in causa, alcuni ignoti decisero di spostare il «Cippo», senza applicare le norme minime di sicurezza. Ovviamente il Presidente Giangrande ritiene quest’atto avventato e pericoloso, anche perché, ribadisce, il «Cippo» era stato già inaugurato, in un altro luogo idoneo e sicuro, alla presenza del Sindaco dell’epoca e di varie autorità.
(L’ex sindaco di Avetrana Antonio Minò e le autorità intervenute all’inaugurazione del «Cippo»)
Giangrande è anche in possesso di un busto realizzato, sotto la guida del Professore Beppe Guida , dagli studenti del Liceo Artistico di Manduria «Vincenzo Calò». L’opera è stata realizzata grazie all’unica foto di Mazzei in possesso dei suoi parenti. Il busto di Mazzei, in attesa di una collocazione più idonea, al momento è custodito nella sede dell’ANPI.
(Rino Giangrande vicino al busto di Pietro Mazzei)
Inizialmente il Presidente dell’ANPI avrebbe desiderato collocare il busto nell’ufficio Postale di Avetrana, visto il passato di postino del Mazzei, ciò non è stato possibile per motivi di sicurezza, quindi al momento si è ancora in attesa di trovare una sistemazione ideale che valorizzi adeguatamente l’opera. Contemporaneamente, visto il riconoscimento già avvenuto da parte del Ministero della Difesa, si è ancora in attesa di vedere finalmente il nome del Partigiano Pietro Mazzei inciso sulla lapide dei caduti della Seconda Guerra Mondiale avetranesi.
In copertina, foto restaurata da Luciano Troilo
C’era una volta …. VILLA GRANDINETTI in Calabria a Nocera Terinese (CZ)
di Carmensita Furlano
“C’è un posto nel mondo dove il cuore batte forte, dove rimani senza fiato per quanta emozione provi; dove il tempo si ferma e non hai più l’età”
Alda Merini
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