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di Laura Vargiu

 

(Ingresso Porto Flavia - foto di Laura Vargiu)

 Sarà forse per il contesto naturale in cui si trova o per la storia che racconta, ma è certo che tra i siti minerari sardi, e in particolare quelli del sud-ovest dell’isola, Porto Flavia presso Masua (frazione di Iglesias) continua a conservare un fascino unico.

Del resto, l’unicità del luogo rispetto alle altre gallerie si intuisce già dal nome: Porto Flavia non è una miniera in senso proprio e la denominazione svela tanto di questa imponente struttura.

In mano alla società IGEA a partire dal 2001 e ora gestito dal Comune, il sito rappresenta un’importantissima occasione di sviluppo economico per la zona, rinomata per la straordinaria bellezza del mare e della natura circostante. Gli appassionati del mondo minerario e i semplici turisti curiosi non smettono di affollare Porto Flavia, la cui storia iniziò un secolo fa: erano infatti i primi anni Venti quando l’ingegnere veneto Cesare Vecelli (1881-1947) progettò l’opera per conto della società belga Vieille Montagne.

Sin dall’Ottocento la fame di materie prime del vecchio continente, sulla spinta della rivoluzione industriale, aveva fatto sì che quell’angolo di Sardegna non fosse affatto sconosciuto alle più importanti compagnie europee del settore; piombo e zinco erano le principali risorse estratte dalle miniere disseminate tra Nebida e Masua, ma all’epoca l’isola era priva di infrastrutture e il trasporto costituiva un serio problema. Fino agli anni Venti del Novecento il materiale veniva spostato con i carri sino ai magazzini sulla spiaggia e da lì caricato sui barconi a vela (bilancelle) che salpavano alla volta di Carloforte, sull’Isola di San Pietro, dove poi sarebbero arrivate a prelevarlo le grandi navi dirette verso le varie destinazioni europee.

L’intenzione dell’ingegner Vecelli era quella di costruire un porto al fine di trovare una soluzione al problema rappresentato da un simile trasporto, particolarmente costoso sia in termini di denaro che di tempo. Occorreva un punto lungo la costa che fosse però riparato dal vento di maestrale: quel punto venne trovato proprio di fronte allo scoglio roccioso del Pan di Zucchero; l’unico inconveniente era il fatto che la parete si trovasse a picco sul mare.


 (Fonte immagine: Wikipedia)

 Si risolse scavando la montagna per circa seicento metri e costruendovi un’ingegnosa struttura costituita da due gallerie sovrapposte affacciate entrambe sul mare e nove grandi silos in cui si scaricava il materiale proveniente dalla miniera. La galleria superiore, a oltre trentasette metri s.l.m., era quella di carico, mentre la galleria inferiore, a sedici metri s.l.m., era dotata di nastri trasportatori che andavano a finire sopra la nave, scaricandovi direttamente dentro i minerali grazie a una sorta di tubo mobile denominato “buttadentro”.

Dopo due anni di lavori che videro impegnati circa ottanta minatori, il porto, battezzato con il nome della figlia primogenita dell’ingegnere, iniziò a essere operativo nel 1924; venti persone o poco meno erano sufficienti a gestire il sito e i costi furono recuperati nel giro di breve tempo. Mentre in precedenza una nave veniva riempita a fatica in due mesi, grazie all’opera del Vecelli la si poteva agevolmente caricare soltanto in due giorni!

A Porto Flavia, struttura unica al mondo, vero gioiello di tecnologia per l’epoca in cui fu progettata, l’attività lavorativa proseguì per quattro decenni; poi negli anni Sessanta sopraggiunse il declino e la fermata definitiva dell’impianto: si preferì trasferire il trasporto del materiale sulle strade, delle quali nel frattempo la Sardegna s’era dotata.

Nella visita guidata, della durata di più di un’ora, rientra non solo il percorso a piedi all’interno delle vecchie gallerie, ma anche il meraviglioso panorama di cui si gode una volta giunti all’aperto: il colpo d’occhio lungo quel tratto di costa sud-occidentale lascia senza fiato, così come la visione ravvicinata della sagoma brillante al sole del faraglione Pan di Zucchero; quest’ultimo, anch’esso ferito in profondità dall’attività estrattiva, si erge dalle acque limpide di quel mare dove, in passato, chissà quanti minatori gettarono uno sguardo tra le fatiche quotidiane del loro lavoro.

 

(Pan di Zucchero visto da Porto Flavia - foto di Laura Vargiu)

 

Consultando il sito web  http://www.visitiglesias.comune.iglesias.ca.it è possibile conoscere giorni e orari di visita e tariffe relative a Porto Flavia, nonché acquistare i biglietti on line.

 

(Pan di Zucchero visto da Porto Flavia - foto di Laura Vargiu)

 

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Info Autore
Laura Vargiu
Author: Laura Vargiu
Biografia:
Laura Vargiu è nata a Iglesias, in Sardegna, nel 1976. Laureata in Scienze Politiche, con indirizzo politico-internazionale, presso l’Università degli Studi di Cagliari, è presente con poesie e racconti in diverse raccolte antologiche nazionali. Vincitrice, per la sezione poesia singola, del Premio Letterario “La Mole” di Torino nel 2013 e del Concorso Internazionale “Invito alla poesia” di Trieste nel 2020, ha all’attivo alcune pubblicazioni di poesia e prosa. Fa parte della redazione della rivista di poesia e critica letteraria “Euterpe” (rubrica di recensioni) e della giuria di alcuni concorsi letterari. Attualmente, si divide tra la provincia di Cagliari e quella di di Pavia.
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