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Questo è un libro che mi ha trovato chiamandomi attraverso gli occhi di una donna, che dalla copertina, sembravano guardarmi senza il coraggio di osare uno sguardo diretto.
Non conoscevo questo libro, non ne avevo mai sentito parlare.
Criptico anche il titolo: "Che tu sia per me il coltello".
Eppure, attratta da quegli occhi e da quel titolo, l'ho acquistato.
Ed è stato un immergermi in un mondo di parole fluide, intime, profonde, che si sono fatte strada scavando come quel coltello citato.
Yair vede un giorno Miriam restandone immediatamente colpito per il suo modo impercettibile di isolarsi dalle persone che la circondano.
Colto dal desiderio di toccare con pienezza l'anima di quell'affascinante creatura, le propone una corrispondenza epistolare biunivoca, libera, in uno spazio solo loro dove il tempo è scandito dalla reciproca attesa della lettera successiva.
Raccontando e raccontandosi, protetti da quella distanza che permette loro di esprimersi senza pudori, diverranno l'uno lo strumento dell'altro per scavare dentro sé stessi.
"Vorrei solo poter restare qui tutta la notte e continuare a scrivere. Scrivere mi fa bene. Lo sento. Anche quando scrivo cose tristi, qualcosa in me si tranquillizza, sento di avere uno scopo... Potrei rimanere qui seduta per giorni e notti a descrivere ogni stelo d'erba, ogni fiore, i sassi del muretto, le pigne. Solo dopo, quando mi sentirò pronta, passerò a scrivere di me. Del mio corpo, per esempio. Comincerò da lui, da ciò che è tangibile. Ma anche con lui partirò da lontano, dalle dita dei piedi, per avvicinarmi piano piano. Descriverò ogni sua parte, ne annoterò le sensazioni, quelle di un tempo e quelle attuali. I ricordi della caviglia, per esempio, o della guancia, o del collo. Perché no?
Attraverso le carezze, i baci e le cicatrici. Mantenermi viva con la scrittura. Ci vorrà un sacco di tempo ma ne ho molto a mia disposizione. La vita è lunga e voglio raccontare di me stessa,
raccontare quello che probabilmente nessuno mi racconterà mai. La mia storia. Senza aggiunte, ma anche senza detrazioni. Scrivere senza pretendere nulla. Da nessuno.
Scrivere solo la mia voce"
Lettera dopo lettera, affiora impetuosa una profonda sensualità, perché in ogni pensiero condiviso è palpabile il desiderio tra i due che cresce nutrendosi delle loro parole.
"Di certo ti chiederai cosa voglio da te, tutt'a un tratto. Perché faccio impazzire entrambi in questo modo. Non lo so. So solo che ora ti desidero disperatamente. Ma sono anche sicuro che ci è proibito persino osare di porre un piede nella realtà. Tutto si scioglierebbe, perderebbe vigore, ricadrebbe nei soliti cliché. I mille fili sottili e trasparenti con cui abbiamo ricamato noi stessi - di colpo quest'astratta bellezza si materializzerebbe nella carne e andrebbe perduta in un istante".
Un incontro d'anime che diviene Amore, e in questo Romanzo David Grossman, che ne è l'autore, lo lascia fluire libero tra due sconosciuti che attraverso la scrittura si immergono l'uno nell'animo dell'altro protetti da una distanza che diventa unione.
"E non mi pento di averti convinto a non incontrarti faccia a faccia e ashes to ashes. Perché non ho dubbi che, se ci fossimo incontrati di persona, non saremmo riusciti a conoscerci nel modo in cui ci conosciamo".
Questo è un libro struggente, intimo, che non lascia indifferenti... e quando lo incontrerai lo potrai fuggire o amare.
Io l'ho amato e ne consiglio la lettura.
"Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso".

 

Un nuovo viaggio, una mèta ambiziosa: il dialogo creativo tra prosa e poesia, tra cinema e poesia.
Il volume, pubblicato nel mese di Novembre 2020 da Luigi Pellegrini Editore, rappresenta la terza tappa di un percorso di scrittura in chiave antropologico-esistenziale, percorso poetico che parte dalla ricerca identitaria, dall’incontro tra un IO e TU (“Prendimi per mano. Per volare verso nuovi gradi di libertà”, Aletti Editore) fino ad arrivare all’accoglienza del mondo che ci circonda (“C’è tutto un mondo intorno. Così lontano, così vicino”, Aletti Editore), in un cammino verso il divenire Persona capace di amarsi, amare nella libertà e nella verità, per un progetto di Bellezza personale e corale.
La scrittura è approdo sicuro nel mare in tempesta, compagna fedele, specie in questi tempi di solitudine forzata - in cui il nostro esistere è connesso anche a piccoli gesti quotidiani ( “/..../E in questo tempo di poche certezze,/ nelle carezze delle nostre mani/, Esistiamo” (SVivona, Stelle di Orione)) - e di perdita di punti di riferimento, materiali e spirituali.

Lo sguardo poetico si rivolge alla complessità del vivere cercando le parole per decifrare “/.../un mondo ostaggio di se stesso/ vestito di vecchie, usate, paure.” (SVivona, La poesia (si) è nascosta).

Le poesie del volume dialogano con le trame dei film che vengono narrati secondo le chiavi interpretative dell’Antropologia Personalistica nel loro significato manifesto e in quello latente su temi universali quali ad esempio: il rapporto padre-figlie, il potere della scrittura per tornare nei luoghi della memoria, la violenza al femminile, il coraggio di cambiare...

Tra le righe del volume, la ricerca incessante del senso dell’esistere, tra parti luminose e parti oscure.

Un viaggio verso l’autenticità, lasciando, man mano, cadere le maschere esistenziali e relazionali, tornando nei luoghi delle proprie radici per ritrovare la propria strada.

(...)Terra intrecciata
ai fili della memoria
a diaspore familiari
e promesse di nuova vita.

Calligrafia incerta
di una lingua antica
in lettere attese
intrise di nostalgia,
cariche di baci e abbracci
di sconosciute radici (...)
( SV, Radici- La mia Argentina)

Un libro che accoglie e nello stesso tempo interroga, stimola a non fermarsi alla superficie delle cose, verso la ricerca di nuovi sensi e significati del vivere.

Una narrazione frutto di laboratori esperienziali di gruppo realizzati in Calabria, con il Progetto Penelope, guidati dall’Antropologa Sophianalista Ombretta Ciapini.

Nel libro la narrazione poetica parte dal viaggio di Waris Dirie, Fiore del Deserto - storia vera della donna che per prima ha denunciato, con la propria testimonianza di vita, la violenza dell’infibulazione genitale femminile nel mondo - per arrivare al potere della scrittura per superare il dolore della perdita e costruire un nuovo progetto esistenziale (Julieta, P. Almodovar), celebrando scrittura e poesia, linguaggio ad alta condensazione emotiva, che coinvolge, interroga, prende per mano, aiuta a guardare oltre “/.../cercando,/tra le increspature della vita,/ le fessure dell'anima” (SV, Più in là, oltre).

Buona lettura,
Buon viaggio!

Fare Arte significa creare un mondo nuovo. Ogni dipinto, scultura ...è un mondo nuovo.
Il tempo con l’arte non esiste, si esce dalla zavorra del mestiere di vivere abbracciandoci all’Arte... come ad un salvagente che ci porta in salvo alla riva.
Amo l’arte incondizionatamente, come amo la poesia, ed ognuna di queste due attitudini ha un mistero in se’, un’essenza che trasporta in un “oltre” sognato, desiderato... in una dimensione di immaginario fantastico.

Pordenone è prima classificata per la qualità della vita 2020 secondo “Italia Oggi”, in collaborazione con l’Università della Sapienza di Roma, che ha stilato la graduatoria delle città più vivibili del nostro Paese. Vero è che questa cittadina del Friuli-Venezia Giulia si contraddistingue anche per la sua vivacità culturale: un territorio “intriso d’arte”, ricco di storia e sede di rilevanti eventi culturali, in primis la Festa del libro con gli autori “pordenonelegge.it”, che quest’anno è giunta alla sua XXI edizione. Così, da più di un ventennio, la città, a settembre, si tinge di giallo, il colore emblema della manifestazione. Le vie, i palazzi antichi, il teatro, le piazze si animano e ospitano decine e decine di autori, i maggiori del panorama editoriale e letterario del momento e non solo. Nomi di importanza nazionale e internazionale si avvicendano di evento in evento, a contatto con gli spettatori oramai provenienti dai più svariati luoghi d’Italia e del mondo, che gremiscono le vie cittadine. E sta proprio nel contatto stretto e diretto degli autori con la gente e nel sodalizio che si crea la peculiarità di questo festival letterario. Si tratta di una festa per Pordenone e per tutti coloro che giungono qui per vivere tale evento: si respira emozione, entusiasmo e ci si immerge nel profumo dei libri, in tante storie incredibili e accattivanti; ci si lascia avvincere dal fascino della letteratura.


“Pordenonelegge.it” ha saputo anche vincere la sfida più ardua: la pandemia. L’edizione di quest’anno, pur restando “fisica” nel rigoroso rispetto delle regole anti-covid, si è aperta al virtuale, superando i due milioni di visualizzazioni dei contenuti registrati in presenza e contando più di un milione di spettatori, digitali e dal vivo. Inoltre “pordenonelegge.it” ha, tra gli altri, l’indubbio merito di aver ridato ossigeno al mondo della poesia, troppo spesso dimenticato o lasciato in secondo piano. Basta entrare in una qualsiasi libreria e osservare i pochi scaffali destinati a essa. I curatori di questo festival, invece, dedicano ampio spazio alla poesia. Del resto, il direttore artistico, Gian Mario Villalta, è poeta di rilievo nel panorama attuale, oltre che scrittore di romanzi e saggi, e, grazie alla Festa con gli autori, dà un significativo contributo a una fruizione più consapevole e alla diffusione di questa forma letteraria, che, attraverso poche significative parole, è in grado di suggerire al lettore nuove prospettive per un’interpretazione del reale. Ricordiamoci che la poesia non è avulsa dalla realtà, anzi, è in profonda relazione con essa. Potrei spingermi oltre e affermare che, forse, è la vita vera. Ad ogni modo è giusto cominciare a riaffermare la funzione che il poeta ha in quanto testimone del suo tempo. Davvero importante, dunque, il ruolo di “pordenonelegge.it” non solo come promotore della cultura del libro in generale, ma anche della poesia in particolare.
Ricordiamo allora Pordenone non solo come città vivibile per eccellenza, ma anche come città della poesia.

Il dibattito pubblico di quest’ultimo scorcio del 2020 è particolarmente incentrato sul "Natale che sarà", in questo Annus horribilis dominato, come purtroppo sappiamo bene, dalla pandemia da Covid-19 e dalle tante restrizioni che ne sono derivate rispetto al "normale" e abituale modo di vivere le relazioni sociali e familiari.

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