di Guendalina Middei
Se siete tristi, se vi sentite giù di di morale, andate al cimitero!
No, non è uno scherzo. E neanche una battuta di spirito. Oggi voglio parlarvi di uno dei miei posti preferiti di Roma: non è famosa come il Colosseo o come il Pantheon o come la Cappella Sistina, pochi turisti si spingono fin qui, ma se amate come me quelle atmosfere semplici, romantiche, lontane dagli occhi di tutti, allora amerete anche voi la Via Appia.
Pensate che questa un tempo era la strada più bella e importante di Roma. La regina delle strade la chiamavano. Se amate il silenzio, la quiete, la natura, non c’è posto più bello di questo. Ma provate ad immaginare come doveva essere allora: immaginatevi i mercanti con i loro carri colorati che trasportavano sete, gioielli e altre merci verso Brindisi o immaginate il rumore di migliaia di piedi dei soldati che andavano in guerra, percorrendo questa strada.
C’è però un altro motivo per cui la Via Appia è speciale. Qui ci sono tantissimi monumenti funebri. Ad alcuni di voi potrà sembrare un po’ macabro, ma visitare queste tombe, ve lo assicuro, ti da un senso di pace. «Mi ha rapito il Sole,» recita un’iscrizione. «Tu che leggerai queste parole, che tu possa amare ed essere amato fino a quando verrà la tua ora,» recita un’altra. E allora incominci a pensare. Alla vita, ai suoi perché. E sì, ogni tanto pensare alla morte fa bene all’anima.
Io venivo sempre a passeggiare qui mentre scrivevo Clodio. Guardavo questi alberi immensi, toccavo la terra e l’erba e quando mi fermavo accanto a un albero, pensavo: «magari sotto quest’albero, proprio sotto quest’albero, Cesare si è fermato a riposare. O Catullo ha scritto qui una delle sue poesie». E rabbrividivo, pensando a tutti i viaggiatori, che nel corso dei secoli, sono passati di qui e hanno visto questo stesso cielo d’un azzurro turchino.
Ecco cosa vi auguro: di poter visitare questo luogo un giorno, di vederlo con i vostri occhi.