...quando prepararsi alla guerra (?) sembra una gita scolastica!
di Guendalima Middei
Al peggio non c’è mai fine? Ormai ne parlano tutti ed è diventato virale il video che ci invita a preparare una «borsa della resilienza» con 10 oggetti per sopravvivere 72 ore. Non so se lo avete visto con i vostri occhi, ma io ho fatto fatica a credere che fosse reale.
Ecco, sono rimasta scioccata dalla faccia sorridente e spensierata di Hadja Lahbib, la commissaria europea per la Gestione delle crisi, che mostra il contenuto della sua borsa come se si preparasse a una scampagnata. E, poi, illustra, neanche fosse una televendita, gli "accessori indispensabili": «Ecco il mio amico speciale: il coltello svizzero con 18 funzioni (per aprire la scatoletta di tonno mentre fuori cadono i razzi, chiaro), non puoi non averlo». Il tutto condito da risatine preregistrate e la perla: «Una bottiglia d’acqua è vita», declamata con l’entusiasmo di uno spot.
Sono rimasta scioccata dal livello di superficialità con cui si è dipinto uno scenario da brividi. Dal tono da maestra d’asilo che spiega come fare un lavoretto. Soprattutto, dal fatto che qualcuno abbia potuto scriverlo e altri abbiano pensato: «Sì, pubblichiamolo!».
Vi ho parlato di continuo del potere delle parole. Dell’importanza delle parole. Di come le parole non siano mai soltanto parole ma strumenti di potere. Vi ho parlato di continuo di quella cosa che si chiama «manipolazione» verbale, e di quell’altra cosa che si chiama «prendere le parole, storpiarle, deformarle» per farne ciò che si vuole. Perché dare a questa schifezza il nome di «borsa della resilienza» significa far passare il messaggio che affrontare una catastrofe umanitaria o un attacco imminente sia qualcosa di «positivo», una prova da affrontare, una sfida da superare. E più vedevo questa signora ridere, più a me veniva da piangere!