di Massimo Reina
Melilli. Un nome che suona come un sussurro antico, quasi un eco perduto nei Monti Iblei. Lo chiamano la “Terrazza degli Iblei”, e non serve un Piero Angela per capirne il motivo: affacciarsi da questo borgo è come sfogliare un libro di storia egeografia allo stesso tempo. Da qui, lo sguardo spazia fino al mare, attraversa ulivi e agrumeti, e si perde in un orizzonte che pare uscito da un dipinto barocco, dal mare di Siracusa e Augusta, fino alle cime dell’Etna.
Un nome che sa di miele e leggende
Prima di tutto, il nome: Melilli. Per alcuni storiografi deriverebbe proprio da "Miele", "melo", "dolcezza". Un tempo, questo borgo era famoso per l’apicoltura, e ancora oggi il miele ibleo è un simbolo della tradizione locale, grazie agli allevamenti di api. Ci sono versioni per tutti i gusti, ma il filo conduttore è sempre quello: una terra legata alla natura, alle api e a quel nettare dorato che qui è quasi una religione. Perfino il legame con gli Iblei, quel massiccio che sembra vegliare su tutta la Sicilia sud-orientale, passa dal miele. Non è un caso se il poeta greco Virgilio, nei suoi versi, parlava del “miele degli Iblei” come uno dei migliori dell’antichità.
Passeggiare per Melilli è come entrare in un museo a cielo aperto. La Chiesa Madre di San Nicolò, già menzionata nella sua forma primordiale in una bolla di papa Alessandro III del 1169, con la sua facciata imponente e gli interni riccamente decorati, è un gioiello del barocco siciliano che meriterebbe un capitolo a sé nei libri di storia dell’arte. E poi c’è il settecentesco Convento dei Frati Cappuccini, un luogo che trasuda spiritualità e pace, immerso in un’atmosfera che sembra sospesa nel tempo. E che dire dell’imponente Basilica di San Sebastiano, altra opera d’arte del barocco siciliano (la basilica attuale è del 1695), con al suo interno opere di pittori celebri come Sozzi e Formosa, per molti critici allievo del maestro napoletano De Mura?
Basilica di San Sebastiano
La terrazza degli Iblei
Ma Melilli non è solo chiese. È fatta anche di palazzi storici come quelli dei Vinci, dei conti Cammarata e dei Moncada, di viuzze acciottolate, balconate e mensole in pietra, scorci che paiono cartoline d’altri tempi. Qui ogni pietra ha una storia da raccontare, e ogni storia porta con sé il sapore della Sicilia più autentica. Come la Pirrera Sant' Antonio - Cava del Barocco, con i suoi soffitti alti trenta metri e le maestose colonne naturali larghe diversi metri, da cui fu estratta la pietra bianca utilizzata per la costruzione di molti palazzi nobiliari e degli edifici legati al Barocco Siciliano, non solo nella provincia di Siracusa.
Pirrera Sant' Antonio - Cava del Barocco
Questo legame tra Melilli e il suo territorio non si limita però all’architettura: il borgo ha dato i natali a figure illustri come l’archeologo Giulio Emanuele Rizzo, il poeta Giuseppe Aurelio Costanzo e l’avvocato Giambattista Rizzo che tra le tante cose fu tra i fondatori del quotidiano “La Sicilia”, collaborò con Croce ed Einaudi e fu uno dei componenti delle due commissioni per le riforme dell’Amministrazione e la riorganizzazione dello Stato dopo la caduta del fascismo. E ancora, risalendo fino ai giorni nostri, dell'artista Pino Valenti, scenografo, regista e pittore italiano, tra i pionieri, nonché figura chiave, delle prime produzioni della RAI realizzate nello storico garage di Pizzo Falcone a Napoli (insonorizzato per favorire le esecuzioni delle orchestre Anepeta e Scarlatti), dove ha firmato le scenografie di numerosi sceneggiati e commedie, che segnarono l’epoca dell’esordio storico delle produzioni della televisione di Stato.
Tra passato e futuro
E poi c’è il panorama. Da Melilli, lo sguardo spazia sulle campagne circostanti, fino ad abbracciare il blu del mare Ionio. Non serve essere poeti per rimanere incantati: basta affacciarsi dal centro storico o da una delle tante “terrazze naturali” del borgo e lasciarsi conquistare da un tramonto che sembra dipinto con le mani di Dio e un pizzico di zolfo etneo. Non per niente, il poeta locale Giuseppe Blandini scrisse: “Qui il vento porta il canto delle api e il respiro del mare. Qui, ogni angolo è un racconto di luce.”
Ma non facciamo l’errore di considerare Melilli un borgo “fermo nel passato”. Certo, qui le tradizioni sono vive, ma c’è anche una voglia di futuro, di crescita, di riscatto. Perché dietro questo paese ci sono persone, storie e un patrimonio solido come le pietre di un vecchio, solido, muretto a secco. Melilli, con la sua storia, i suoi artigiani, il suo miele e il suo panorama mozzafiato, è un piccolo miracolo siciliano che merita di essere conosciuto e preservato. Un luogo dove passato e presente si incontrano, dove ogni angolo racconta una storia e ogni tramonto ti lascia senza parole. Insomma, se non ci siete mai stati, fate un salto: non ve ne pentirete. E se ci siete già stati, sapete di cosa sto parlando.