di Omar Falvo
Esiste un anello di congiunzione fortemente marcato tra l’Abruzzo e la Calabria. Territori distanti, probabilmente un tempo collegati da un filo conduttore importante: riaffiorato dopo analisi storiche incrociate e minuziose. Una delle chiavi di lettura, per questa teoria, è rafforzata attraverso l’uso e la ricerca della toponomastica: con un approccio scientifico dei meandri nascosti di un determinato luogo. Esiste, infatti, nel cuore della valle del Savuto, in Calabria, il borgo di Marzi, e la popolazione dei marzesi, nell’attuale provincia di Cosenza. Il termine “Marzi” richiama fortemente a quello dei “Marsi”: lembi di territori dell’attuale entroterra abruzzese, o meglio -per identificarli con più tangibilità- della Marsica, colonizzati da questa fetta di popolazione, appunto quella dei “Marsi”, verosimilmente intorno all’anno mille a.C.
Una massiccia migrazione, una vera e propria “transumanza” di popoli, presumibilmente alla ricerca di nuovi orizzonti dediti alla pastorizia, lungo la dorsale appenninica, sarebbe alla base di un nuovo assetto territoriale. Un sentiero, tra i boschi rigogliosi e selvaggi, crocevia, dall’Abruzzo alla Calabria, dei popoli oltreché della fauna. E’ sicuramente il caso dell’orso marsicano, un plantigrade dalla rara bellezza, attualmente, con una popolazione stanziata in Abruzzo e nelle aree strettamente circostanti. Questa creatura, ragionevolmente, regnava nei territori della valle del Savuto, tra le alture ricche di castagneti, querceti, faggi e scolpiti dalle acque cristalline dei fiume Savuto, corso d’acqua conosciuto anche in epoca romana. E’ sempre la toponomastica a schematizzare questa ricerca storica.
Persiste al tempo, incastonato in questa valle fiabesca, il borgo di Orsara. Proprio il termine “Orsara” potrebbe far convergere delle similitudini, attraverso l’etimologia e l’evoluzione fonetica, con quello di “Ara dell’orso”. Dal latino il termine ursus (orso) muta, nel corso dei secoli, con l’aggiunta del vocabolo “Ara”: estremità territoriali popolate dai plantigradi. Il dialetto, a corredo di quanto scritto, tramanda- in più- il termine “Ursara”, proprio per indicare il borgo di Orsara. Questa striscia, inesplorata e selvaggia di terra, avrebbe potuto ospitare tranquillamente, tenendo conto della consistenza dei boschi, una minuta popolazione di orsi bruni: presumibilmente un paio di femmine con cuccioli al seguito, in maniera costante, e maschi in continuo movimento. Sentinelle di questi luoghi resistono al tempo piccole insenature, caverne, rifugi naturali, e ancora, anfratti indispensabili alla sopravvivenza, per i periodi invernali, proprio per l’orso. Peculiarità di un paradiso terrestre verosimilmente confortevole per l’orso bruno. Ciliegina sulla torta, per stabilizzare quanto affermato, la disseminata presenza fino al 1500 di alveari nei boschi del Savuto. Un vero e proprio cuscinetto naturale con particolari caratteristiche ambientali simili alla marsica. Frutti selvatici, bacche, larve, miele, cervi, caprioli, garantivano un giusto approvvigionamento per l’orso bruno marsicano. Ricordiamo che alla base dell’alimentazione dell’orso marsicano troviamo proprio il miele, ricco di proteine indispensabili per la vita di questa creatura affascinante. Non solo la valle del Savuto, anche ai piedi della Sila, a pochi chilometri lineari, rintracciamo delle località bizzarre. “La cava dell’orso”, “La fuga dell’orso”, “Il crinale dell’orso”, sono solo alcune delle tante località. Una toponomastica, insomma, che narra le vicissitudini, da ogni anfratto possibile e da ogni chiave di lettura, degli orsi. Dalla notte dei tempi ritorniamo al presente, con i piedi per terra, o meglio dire sull’Appennino! Quasi sicuramente l’orso marsicano ha abbandonato questi territori calabresi nel 1600 circa, in questa risalita per la sua sopravvivenza che lo inquadra e lo confina nuovamente in Abruzzo. Il suo ritorno? Probabilmente per una drastica diminuzione, nei territori della valle del Savuto, del suo alimento preferito: il miele! E’ proprio il caso di dirlo: a spasso sull’Appennino, il viaggio continua! Visitate queste due regioni sorprendenti, ricche di storia, natura, e tanta tante leggende.