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di Gianfranco Bonofiglio

Ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera, l'Associazione Libera celebra la “Giornata della memoria e dell'impegno” in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. E nell'occasione di questa giornata è giusto ricordare la storia dei tanti giornalisti che per amore della verità vennero uccisi dalle mafie.
La storia di coloro i quali, credendo fermamente nel ruolo del giornalismo nella lotta alla criminalità, nella lotta alle mafie, hanno immolato la propria vita. Nove i giornalisti caduti sotto il piombo della mafia. Nove storie diverse ma accomunate da un comune tragico destino e dalla comune esigenza di verità.
Dal primo omicidio che risale al lontano 5 maggio 1960 di Cosimo Cristina, collaboratore con "L'Ora" di Palermo all'omicidio di Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano di Catania "La Sicilia" avvenuto l'8 maggio 1993.
Il cadavere di Cosimo Cristina venne trovato in una galleria ferroviaria ed archiviato quale "suicidio". Solo dopo alcuni anni il vicequestore Angelo Mangano, divenuto in seguito famoso per l'arresto di Luciano Liggio, volle indagare richiedendo l'esumazione del cadavere per supportare la tesi che non fosse suicidio ma omicidio: Un mistero fra i tanti misteri non risolti della Madonne di Sicilia. Pochi giorni prima di morire Cristina pubblicò un articolo su un periodico autoprodotto "Prospettive Siciliane" nel quale ricostruì un delitto di mafia avvenuto a Termini Imerese.
Il 16 settembre 1970 viene prelevato sotto casa a Palermo Mauro De Mauro. Da allora scomparve nel nulla. Cronista di razza, per conto del quotidiano del pomeriggio, "L'Ora" di Palermo, venne eliminato molto probabilmente perché aveva scoperto la verità sulla morte di Enrico Mattei, il presidente dell'Eni schiantatosi nel 1962 con il suo aereo nelle campagne di Bescapè, con una dinamica dai mille misteri. Aveva appena pubblicato una interessante inchiesta sui rapporti fra mafia e gruppi eversivi. Alcuni pentiti di 'ndrangheta affermarono che il corpo del giornalista era stato seppellito sull'Aspromonte, ma non è stato possibile a tanti anni di distanza, verificarne l'attendibilità.
Giovanni Spampinato, giornalista de "L'Ora" e "L'Unità" ad appena ventidue anni è stato ucciso il 27 ottobre 1972 mentre era impegnato a far conoscere con le sue brillanti inchieste l'intreccio di affari, trame neofasciste e malavita nella città di Ragusa. Per il suo omicidio venne condannato Roberto Cambria , figlio di un alto magistrato, allora Presidente del Tribunale di Ragusa.
Il 9 maggio 1978, nello stesso giorno in cui venne ritrovato il cadavere di Aldo Moro, venne rinvenuto il corpo, dilaniato da un'esplosione, di Peppino Impastato, che, pur non essendo iscritto all'albo dei giornalisti, iscrizione che gli venne tributata alla sua memoria, venne ucciso dalla mafia anche per la sua attività di denuncia condotta con "Radio Out".
Mario Francese, cronista giudiziario de "Il Giornale di Sicilia", venne freddato la sera del 26 gennaio 1979. Fu il primo giornalista a denunciare la pericolosità dei corleonesi di Totò Riina. Dopo ben 22 anni, nel 2001, sono stati condannati i componenti della cupola che decisero l'eliminazione dello scomodo giornalista. Riina, Madonna, Cagarella, Calò, Geraci, Farinella e Greco, l'intero vertice di Cosa Nostra.
Giuseppe Fava, giornalista, venne assassinato il 5 gennaio 1984 nei pressi del Teatro Bellini di Catania. Aveva fondato "I Siciliani", un giornale aggressivo che attaccò frontalmente i grandi gestori degli appalti di Catania, in odor di mafia.
Il 25 settembre 1985 viene eliminato dai sicari della Camorra, Giancarlo Siani a soli ventisei anni. Corrispondente de "Il Mattino" di Napoli aveva denunciato alcuni traffici di Torre Annunziata. Per la sua morte sono stati condannati quali mandanti i boss Valentino Gionta e Angelo Nuvoletta.
Il 26 settembre 1988 nelle campagne di Lenz, frazione di Valderice in provincia di Trapani, viene freddato Mauro Rostagno. Molte le ipotesi che hanno accompagnato i vari filoni di indagine anche per la complessa personalità di Rostagno, ma, alla fine si è indagato sulla responsabilità di personaggi di mafia come Vincenzo Virga e Mariano Agate, infastiditi per le denunce che Mauro Rostagno diffondeva con la conduzione di una trasmissione televisiva in onda su un'emittente privata trapanese.
L'8 gennaio 1993 cadeva sull'altare della lotta contro i poteri mafiosi Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano"La Sicilia" da Barcellona Porto di Gozzo, un popoloso comune del parco dei Nebrodi in provincia di Messina. Ebbe il coraggio di pubblicare i lati oscuri dei grandi appalti pubblici dell'asse Messina-Palermo. Nove vite spezzate nel nome della verità. Nove storie da non dimenticare. Contro chi vuole un giornalismo imbavagliato ed ossequioso al potere. Nove icone per un mondo migliore. Un mondo possibile. Contro l'oblio e l'indifferenza. 

 

Dopo una pianificazione ed un’organizzazione scrupolose, in un sabato di primavera, prende il via l’avventura di Treviso parkrun. Una corsa/camminata cronometrata di 5 Km (una distanza non molto lunga ed accessibile a tutti) che nulla ha a che fare con lo spirito competitivo delle gare. Volontari, corridori, spettatori si sono presentati all'evento # 1. Tre categorie di persone con emozioni diverse; nate da cause ed aspettative differenti che, tuttavia, sono coesistite nella stessa mattinata. E tale coesistenza ha trasmesso un’atmosfera intensa e positiva.

 

Gli scienziati stanno progettando un viaggio su Marte, ma il viaggio che nessuno potrà mai compiere è al centro della Terra. Le condizioni esistenti 6 mila chilometri sotto i nostri piedi possono essere soltanto stimate; ma si tratta di condizioni tremende: 6 mila gradi di temperatura e 3 milioni e 250 mila atmosfere di pressione. In sostanza un’enorme bomba compressa che ogni tanto manda qualche notifica a noi che abitiamo sulla superficie.
Il pianeta Terra ha una storia lunga 4 miliardi e 600 milioni di anni e periodicamente ci ricorda di non essere affatto un’entità dormiente ma un protagonista dotato di bioritmi estremamente attivi.
Alcuni di questi bioritmi sono continui ma lentissimi, come la celebre “deriva dei continenti” (in sostanza la navigazione superficiale delle grandi placche continentali), altri sono improvvisi, ricorrenti e dirompenti, come le eruzioni e i terremoti.
Malgrado questo, eruzioni e terremoti ci colgono sempre impreparati.
Il giorno dell’Epifania del 1944 era ancora in corso la seconda guerra mondiale e mentre milioni di uomini ignari si stavano ammazzando, nessuno immaginava che un denso magma di roccia fusa stava ribollendo pochi chilometri sotto Napoli. Le prime avvisaglie dell’eruzione comparvero proprio in quel giorno.


Due mesi di stasi quando, dal pomeriggio del 18 marzo, il gigante esplose eruttando lapilli, ceneri e lava; lava che in poche ore semi-distrusse i centri di Massa di Somma e San Sebastiano. I danni non derivarono soltanto dalle colate laviche ma anche da una forte attività sismica e dal lancio di materiali piroclastici; le vittime furono 26, perlopiù decedute sotto i crolli determinati dalle gigantesche ricadute di ceneri e materiali eruttivi. Le città più colpite furono Pompei, Nocera superiore e inferiore, Pagani, Cava e Poggiomarino. Gli abitanti di Cercola, Massa di Somma e San Sebastiano furono evacuati. Per una fortunata combinazione di forti correnti d’aria in alta quota Napoli fu risparmiata dalle micidiali ricadute del vulcano.
L’eruzione causò danni notevoli anche all’esercito anglo-americano ma a marzo la linea del fronte era salita più a nord; questo permise ai numerosi operatori militari presenti di filmare molte fasi dell’eruzione e questi sono gli unici documenti filmati di un’eruzione del Vesuvio.
Da allora le attività eruttive si sono fermate ma i vulcanologi sanno perfettamente che il gigante è tutt’altro che spento; attualmente il Vesuvio è probabilmente il vulcano più monitorato al mondo. A vigilare è l’INGV (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), una grande e storica eccellenza italiana.

 

 

Forse la festa più longeva da quando è nato il mondo, forse ancor di più se dovessimo pensare a DIO come padre celeste di ognuno di noi . Forse la festa di chi si sente figlio, quindi anche la tua, forse la festa di chi lo era e quindi lo è ancora di più, perché quando perdiamo ciò che abbiamo ci rendiamo conto di averla avuta.
Forse la festa del biologico, non degli alimenti ma del seme riproduttivo del maschio, forse la festa di chi non potendo comunque dona amore, casa e rispetto chiamato adottivo.
Forse anche la festa di chi si sente creduto tale ma non lo è chiamato putativo, ma veste comunque il cuore d'amore e vita .
Forse è anche la festa tua che ora leggi e cerchi tra le righe il nesso tra principi e tempi usati nel testo, forse è anche la festa dl chi ha capito d'esser padre anche della propria vita.
(Fabio De Cuia)

Il Presidente della Liguria Giovanni Toti ha annunciato, in serata, che all’Ospedale San Martino di Genova è stato trattato il primo paziente con anticorpi monoclonali. Visibilmente raggiante, ha così commentato: «Concludiamo questa lunga giornata con una bella notizia: oggi nel nostro nosocomio di Genova il primo paziente è stato trattato con anticorpi monoclonali.

 

FACT CHECKING SU EFFETTI COLLATERALI E PROTEZIONE

Niente panico: nonostante quello che molti giornalisti stanno scrivendo in questo momento il vaccino Astrazeneca è efficace e sicuro.
Basta saper leggere… i numeri!

L'Ema, ha già fatto notare come il numero dei casi di trombosi tra i vaccinati è in linea con i casi di trombosi avvenuti nello stesso periodo di tempo nella popolazione non vaccinata. perché anche mentre sto scrivendo questo articolo c'è qualcuno che sta morendo di trombosi in Italia, anche senza essere vaccinato;

Addirittura alcuni casi di trombosi si sono verificati 10-12 giorni dopo l'inoculazione del vaccino, e quindi è praticamente impossibile che sia stato il vaccino a causarli.

In Europa si sono verificati alcuni casi di trombosi (30 fino al 13 marzo) dopo il vaccino, sui 5 milioni e passa di inoculazioni, ma questo non vuole dire che siano stati causati dal vaccino.

DOPO non vuol dire A CAUSA DI.
L’Aifa (l’Agenzia Italiana del Farmaco) purtroppo però, ne ha vietato l’uso «in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell'Ema» (l’Agenzia per le Medicine Europea)

Scrivo purtroppo perché una decisione del genere può tranquillamente affossare la campagna vaccinale. Anche perché per i vaccini, siamo in pieno periodo di farmacovigilanza, e quindi, secondo le giuste regole, ogni evento sospetto che si manifesti dopo la somministrazione del vaccino in osservazione deve essere segnalato alle autorità competenti.

Nella lista degli eventi "avversi" segnalati in passato ci sono eventi come: "gravidanza", "morso di ragno", "suicidio", ecc. che difficilmente sono stati causati dal vaccino, ma vanno tenuti sott'occhio per estrema cautela.

Però, nonostante questo, in regime di farmacovigilanza vige il criterio della massima cautela, e anche per rassicurare la popolazione si controlla meglio
perché non si sa mai.

Germania, Francia e, come avrete capito, anche l'Italia, hanno deciso di sospendere l'utilizzo del vaccino AstraZeneca contro il Covid-19 perché sono stati segnalati casi sospetti di eventi avversi, quali morti e trombosi, dopo la sua inoculazione.

Marco Cavaleri, responsabile per la strategia vaccinale dell'Ema, in audizione all'Europarlamento ha subito risposto, dicendo che: «Stiamo esaminando i dati e
gli eventi letali riportati”, anche se finora, ha aggiunto, non vi sono prove che "dimostrino un rischio emergente che influenzi il rapporto benefici/rischi».

La prima cosa che urge dire è che ben venga il corretto monitoraggio e l’auto sorveglianza in tema vaccini.

Con la stessa fermezza però, dobbiamo affermare come sospendere la somministrazione di un vaccino, in una pandemia globale, durante una campagna vaccinale che finalmente sembra spiccare il volo, SENZA ALCUNA
base scientifica, è un passo falso comunicativo e operativo.

Ancor di più se questa sospensione è figlia di settimane di “bombardamenti” mediatici da parte di tutta la stampa italiana (fatta eccezione per pochi).

Negli ultimi giorni infatti, alcuni giornali italiani hanno titolato “AstraZeneca, paura in Europa”. “ll vaccino Astrazeneca è pericoloso, provoca la trombosi”, “alcuni Paesi l’hanno ritirato dal commercio” dicono.

In realtà, l’Ema (l’Agenzia per le Medicine Europea) e numerosi altri esperti hanno spiegato che finora non ci sono prove per ritenere che le trombosi sono state causate dal vaccino.

Un dato paradossale: nel Regno Unito sono stati somministrati oltre 11 milioni di dosi di Astrazeneca, e tra i vaccinati sono stati rilevati 45 casi di trombosi. Sono stati somministrati anche 11 milioni di dosi del vaccino di Pfizer, e sapete quanti sono i casi di trombosi rilevati? 48,3 in più!

Come è possibile allora che quello pericoloso tra i due è il vaccino Astrazaeneca? Domandatelo ai giornalisti dei titoli allarmistici…

Mancava solo questo insomma, per aumentare il caos nella opinione pubblica ed alimentare le varie correnti No-vax!

Si perché sul vaccino Astrazeneca si erano già avuti i primi “misunderstanding” quando, negli ultimi tempi, sono apparsi in Tv illustri virologi e virologhe che
sottolineavano come il vaccino Astrazeneca fosse “scarso” perché ha un’efficacia del 60 per cento circa.

In parole povere che su 100 vaccinati 60 sono coperti e 40 no.

Peccato che l'efficacia del vaccino non misura quanti tra gli individui vaccinati sono “protetti” perché hanno sviluppato gli anticorpi (che sarebbe un dato facile da misurare in maniera più accurata: si fa l'esame del sangue ai vaccinati e si vede quanti hanno sviluppato gli anticorpi protettivi).

Per capire che non è così, basta leggere l’articolo pubblicato su Lancet (1) nel quale gli scienziati di Astrazeneca hanno descritto la loro sperimentazione sul
vaccino.

Sono 11.636 gli individui che Astrazeneca ha arruolato: a circa metà dei soggetti hanno inoculato un vaccino falso (placebo), e all’altra metà dei soggetti hanno
inoculato il vaccino vero.

Fatto ciò hanno seguito gli sviluppi dei successivi 6 mesi.

Questi i numeri del gruppo del vaccino falso (placebo) su 5829 individui:
112 individui si sono infettati con il coronavirus e si sono ammalati di Covid-19, cioè hanno sviluppato i sintomi;
5 erano gravissimi;
1 è morto;

Questi i numeri del gruppo che aveva ricevuto il vaccino vero (su 5.807 individui):
37 persone si sono ammalate di Covid-19 e hanno sviluppato i sintomi.

Tutti sintomi lievissimi, in pratica un raffreddore o poco più.

Adesso, da buoni “nerd”, calcoliamo il rischio di infezione.

Esso è il rapporto tra il numero di casi di Covid riscontrati e il numero totale di individui di ogni gruppo:

nel gruppo placebo ci sono stati 112 malati su 5.829, cioè 112/5829, pari a un rischio di infezione del 1,9%;
nel gruppo vaccino ci sono stati 37 malati lievi su 5.807, cioè 37/5807, pari a un rischio di infezione dello 0,6%.

Adesso che abbiamo analizzato i rischi di infezione calcoliamo l’efficacia del vaccino, che è il rapporto tra la diminuzione del rischio di infezione e il rischio di
riferimento nella popolazione non vaccinata.

Si, esatto, sto diventando un professore di statistica per scrivere questo articolo ma, se proprio dobbiamo dirla tutta, questi sono i calcoli che ognuno di noi dovrebbe fare per rendersi conto se ciò che legge è vero oppure no.

Per prima cosa dobbiamo calcolare la differenza fra il rischio di infezione nei due gruppi (1,9-0,6= 1,3), quindi si calcola il rapporto tra la differenza del rischio di
infezione tra gruppo placebo e gruppo dei vaccinati, (1,3), e il rischio di infezione del gruppo placebo, che è il valore di rischio di riferimento nella popolazione non
vaccinata, che è 1,9, e si ottiene 0,68.

Cioè: 1,9-0,6/1,9= 0,68, che sarebbe 68%.

Questo 68% rappresenta l’efficacia del vaccino Astrazeneca verso la malattia del Covid-19.

Questo 68 per cento sarebbe il famoso 60 per cento circa di cui molti virologi parlano.

Ma, leggete bene: 37 persone su circa 6.000 vaccinate non erano protette e si sono ammalate di Covid in maniera lievissima.

37 su 6.000, e non 40 su 100!

Quindi il vaccino Astrazeneca è efficace e come se lo è!

Per dare un termine di paragone: tutti i vaccini influenzali attualmente in commercio hanno una efficacia del 50 per cento circa: da qui si capisce bene
che la protezione non è affatto di 1 su 2!

Per fortuna non è così, perché l'efficacia del vaccino non descrive il suo grado di copertura, cioè quante persone esso immunizzi, ma indica quanto il vaccino fa
diminuire il rischio di ammalarsi della malattia in una determinata popolazione in un determinato periodo di tempo.

Che poi, col vaccino Astrazeneca anche se ti ammali di Covid ti prende una malattia lievissima, e l'efficacia potrebbe anche variare a seconda del parametro considerato: rispetto al Covid grave, l'efficacia del vaccino Astrazeneca è del 100 per cento.

Questi citati sopra sono i motivi per cui, ad oggi, non c’è nulla di cui preoccuparsi in relazione al vaccino Astrazeneca.

Ricapitolando, due cose sono sicure al momento:

Il vaccino Astrazeneca;

Il fatto che molti giornalisti italiani preferiscano creare titoli allarmistici e favorire il
clickbait, piuttosto che fare dell’informazione vera e onesta. 

Egidio Bruno

 

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