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Pochi periodi resteranno nella memoria collettiva ad uso esclusivo delle future generazioni come l’ultimo anno trascorso alle dipendenze di un nemico subdolo e nascosto. Il cambiamento radicale delle nostre abitudini, lo stravolgimento di uno stile di vita a cui eravamo ormai avvezzi e gli effetti psicologici derivanti dal distanziamento sociale hanno trasformato il ritmo delle  nostre esistenze al punto da render necessario in taluni casi un sostegno psicologico. La ricerca subito attivatasi nei confronti di un vaccino salvavita e la conseguente sperimentazione hanno precorso i tempi standard dietro la pressione costante delle vite appese a un filo da salvare ed una economia persa nei meandri delle chiusure forzate. 

L’illusione di cambiamento post Corona virus, tanto vagheggiato nei primi mesi di quarantena, si è dovuta ben presto scontrare con gli interessi economici che alitavano dietro la produzione del farmaco da parte delle varie case farmaceutiche mentre la necessità di confidare nel vaccino come unica via d’uscita dall’emergenza pandemica monopolizzava l’attenzione dei media. Uno slogan martellante e convincente nei confronti della scienza e del suo ruolo salvifico richiedeva infine una risposta immediata, quasi un atto di fede. In conclusione vaccinarsi finiva per essere un dovere nei confronti degli altri oltre che un diritto personale.

Possiamo ancora confidare nella scienza? E’ lecito affidarsi al lavoro attento e  minuzioso dei nostri ricercatori che hanno dovuto accelerare sui tempi spronati e pressati dai governi e dall’opinione pubblica? Ho deciso di chiederlo alla prof.ssa Caterina Ferro, docente di latino, greco e materie letterarie del Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Palermo. La categoria dei docenti oltre a non essere stata inclusa tra le “priorità” della campagna vaccinale si trova adesso come color che son sospesi, tra la prima e la seconda dose, a causa del ritiro “precauzionale e temporaneo” del vaccino Astrazeneca.

Ci può dire qual è stata la reazione dei suoi colleghi alla notizia del blocco “Astrazeneca”?

Caterina Ferro: La notizia della sospensione del vaccino Astrazeneca ci ha lasciati quanto meno sconcertati. Personalmente non sono né una fanatica del vaccino né una novax, semplicemente mi sono fidata del governo e degli scienziati italiani e da insegnante ho voluto dare il mio contributo alla campagna vaccinale sottoponendomi al vaccino appena ne ho avuto l'opportunità. Sapevamo che la sperimentazione era stata condotta in tempi record ma ci siamo fidati delle informazioni che ci sono state fornite e in base alle quali abbiamo firmato un consenso informato, consapevoli dei rischi di effetti collaterali che la somministrazione di qualunque farmaco comporta. Perciò le prime notizie sugli eventi avversi verificatisi anche nella nostra regione non ci hanno spaventato più di tanto: abbiamo continuato a credere ai nostri scienziati che ci dicevano che i numeri erano irrilevanti sul piano statistico. Ora l'Aifa, pur non affermando il contrario, sospende il vaccino.

L’Istituto Superiore di Sanità ha fornito una propria interpretazione. Qual è la vostra opinione?

Caterina Ferro: La spiegazione di nuovi ulteriori controlli non è plausibile, se è vero che quei numeri restano statisticamente irrilevanti. Le implicazioni politiche a livello internazionale, tra Europa, “Brexit”, accordi collaterali con gli Stati Uniti e pressioni della Russia non credo sfuggano a nessuno.

Che decisione avrebbero dovuto prendere allora i Governi di molti paesi?

Caterina Ferro: Preferiremmo che ci si dicesse che il problema riguarda le forniture, i contratti, in una parola la guerra tra le case farmaceutiche alla quale i governi europei non sanno rispondere se non esponendo la popolazione a continui stimoli che la disorientano  o ad azioni che ne mettono a rischio la salute e proponendo come unica soluzione di contrasto alla pandemia il lockdown. Se Astrazeneca sarà definitivamente ritirato senza che ne sia dimostrata la pericolosità (la campagna vaccinale in atto nel Regno Unito sembra dimostrarlo) credo che dovremmo rivalerci con una class action contro lo Stato italiano e i suoi organi di controllo sul farmaco, perché non si possono prendere decisioni così contraddittorie senza dare adeguate spiegazioni e prospettare soluzioni.

Lei personalmente cosa pensa succederà adesso?

Caterina Ferro: Credo che noi, che abbiamo ricevuto in piena coscienza ma anche in piena fiducia dalle nostre istituzioni, la prima dose di questo vaccino, non possiamo essere lasciati in balia di questa gestione irresponsabile e schizofrenica.

Rimane da chiedersi, quindi, cosa ne sarà degli oltre un milione di italiani a cui è già stata somministrata la prima dose su 2.196.000 consegnate? In attesa che l’EMA si pronunci il cittadino attende la fine di uno scontro di cui rimane vittima inconsapevole, proprio come quelle guerre che si combattevano una volta con delle armi vere e in bella vista.

Lucia Lo Bianco 

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Info Autore
Lucia Lo Bianco
Author: Lucia Lo Bianco
Biografia:
Sono una docente di Lingua e Letteratura Inglese in un Liceo Classico di Palermo. Oltre all’insegnamento sono impegnata in tante attività, professionali e personali. Da tre anni collaboro con Eurosofia, un ente coinvolto nella formazione professionale docenti e ho tenuto diversi webinar di aggiornamento e di preparazione per i concorsi a cattedra. Sul piano personale, oltre ad essere una runner, scrivo poesie, racconti e articoli e sto lavorando alla stesura del mio primo romanzo.
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