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Ciao Irene. Cosa significa per te essere infermiera?

"Essere infermiera, per me, significa prendersi cura degli altri quando, a volte, risulta essere difficile prendersi cura anche di se stessi. La nostra la definirei più una missione che una professione. Quando ti trovi ad affrontare la malattia, il disagio e la sofferenza delle persone, dei bambini nel mio caso, ti metti in gioco nella speranza di dare sollievo sia al bimbo in questione che all’eventuale caregiver. Significa essere gentile, paziente, premurosa, mettere sempre l’altro al primo posto, significa notti a vegliare sul riposo di un bimbo, significa sorridere sempre, sacrificare, a volte, anche la famiglia lavorando le domeniche e il giorno di Natale, cercando di far stare bene i bambini quando vorremmo magari trascorrerlo in famiglia. Significa indossare una divisa importante, intrisa di valori, di conoscenze; “assistere”, quindi stare accanto, prendersi cura della persona e di tutta la rete che lo circonda". 

 

Ricordi un episodio importante del tuo lavoro?

"Francamente starei ore a parlare di episodi importanti nel mio lavoro; mi limito a citare questi. Sto montando il turno della notte e un bimbo scalzo, col suo pigiamino di Winnie De Pooh mi corre incontro abbracciandomi e dicendomi: “buonanotte dottoressa”, stampandomi un bacio umidiccio sulle guance. Ecco, mi dico: ora sì che non mi pesa più rimanere sveglia fino a domani mattina! Oppure, quando la notte di Capodanno una ragazzina più grande mi dice: “siediti qui vicino a me, ti ho preparato il bicchiere col succo di frutta per festeggiare”.

 

 

Quali sono le problematiche che ti trovi più spesso ad affrontare?

"Lavorando in un istituto specializzato nel processo di diagnosi, ricerca e cura di pazienti minori, dove il ruolo della famiglia gioca una parte essenziale al fine di raggiungere un piccolo ma grande obiettivo, mi trovo spesso ad affrontare il genitore che riceve una diagnosi infausta ed inaspettata, quindi accogliere il loro dolore e cercare, con parole confortevoli, di essere il più vicini possibile alla loro situazione.  Significa guardare un bimbo che non parla e cercare di insegnarglielo quando i loro occhi ti vorrebbero parlare ma il linguaggio non esce. Fortunatamente, oggi, sono diversi i metodi innovativi che si utilizzano. Significa saper affrontare e gestire la crisi di agitazione psicomotoria di un bimbo autistico, di osservare il loro comportamento al fine di affiancare i medici nello sviluppare una diagnosi".

 

Qual è la tua esperienza relativa al coronavirus?

"Per fortuna, nel reparto dove lavoro non abbiamo dovuto prenderci cura di pazienti con questo problema, ma affrontare tutto ciò che è la parte preventiva. Mi spiego meglio: ogni giorno facciamo tamponi sia ai genitori sia ai bimbi che accedono alla struttura, prepariamo la documentazione necessaria, ci “vestiamo” utilizzando ogni D.P.I. (dispositivi di protezione individuale) a disposizione per proteggerci dall’eventuale contagio. Eseguiamo la manovra e ci occupiamo di fare arrivare a destinazione il materiale biologico prelevato. All’ingresso dell’istituto ci sono varie posizioni TRIAGE dove si rileva la temperatura e si fa un breve colloquio per accertare le condizioni fisiche di ogni afferente. Stiamo lavorando con tutte le precauzioni necessarie, di distanza e di sicurezza al fine di evitare il contagio. Indossiamo sempre una mascherina chirurgica, o una FFP2 nel caso di manovre invasive, e chiediamo a genitori e pazienti di indossarla".

 

 

Come vedi l’infermiere del terzo millennio?

"Oggi la professione infermieristica ha fatto passi da gigante rispetto al passato, dove si vedeva la figura solo a supporto del medico. Ora, invece, è una professione vera e propria con tanto di Albo al quale è obbligatoria l’iscrizione. L’infermiera del terzo millennio integrerà competenze multidisciplinari in un modello organizzativo non più verticale, ma orizzontale, dove le capacità acquisite durante la formazione verranno messe a disposizione del singolo paziente in modo sempre più approfondito ed accurato. Oggi, oltre al percorso base di laurea, sono stati introdotti dei master dove le competenze sono sempre più mirate alla cura ed all’assistenza più specifica".

 

 

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Info Autore
Silvia Giampà
Author: Silvia Giampà
Biografia:
Dopo la maturità scientifica, si laurea, con lode, in Giurisprudenza, discutendo una tesi in diritto processuale penale. Avvocato, collabora con le scuole nella realizzazione di progetti inerenti alla conoscenza e all'approfondimento della Costituzione italiana e dei diritti umani. Partecipa, in qualità di istruttore, ai corsi promossi dalla Scuola “Studenti con le stellette” (studenticonlestellette.weebly.com). Coopera con A.G.eD. (Associazione Giustizia e Democrazia) di Como, che si occupa della promozione ed organizzazione di eventi sui temi dei diritti, della giustizia e della legalità. Ha già ricoperto cariche pubbliche. E' socia di Atlantide – Centro studi nazionale per le arti e la letteratura.
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