Nasce “Per una primavera della Calabria”: un laboratorio politico, progressista, ecologista, femminista, europeista, per la rinascita del Sud e del paese.
Vaccini agli insegnanti, a macchia di leopardo in provincia di Cosenza
di Massimiliano Oriolo
In piena terza ondata pandemica, dove il Covid 19 sembra non perdere la sua forza insinuandosi prepotentemente nel corpo di milioni di cittadini, in Calabria ancora si attende il “vaccino salvatore” in particolare nella provincia di Cosenza. Non tutti i comuni o meglio i distretti sanitari, pare abbiano cominciato a somministrare il tanto agognato vaccino anti Covid.
L'Agesci sta con l'Associazione Libera contro le mafie
Torano Castello (Cosenza) - Il Gruppo Agesci Sartano 1° sta con l'Associazione Libera.
Anche il Gruppo AGESCI Sartano 1°, nella ricorrenza della "Giornata della memoria e dell'impegno", sta con l'Associazione Libera e celebra, nel suo piccolo, insieme al parroco, don Rocco Balsano, della parrocchia di San Domenico di Sartano un tributo in ricordo di tutte le vittime innocenti morte a causa della mafia.
Frazione Bagnaia di Viterbo, un esempio da imitare!
di Roberta Mezzabarba
C’era una volta una piccola frazione della città di Viterbo, di nome Bagnaia: un piccolo borgo laziale dove cittadini volenterosi combattono a spada levata (anzi forse sarebbe più corretto dire con ramazze, pennelli e quant’altro!) contro il torpore e il lassismo di questo nostro tempo.
Giornata nazionale in memoria delle vittime della mafia, la storia dei giornalisti uccisi per il coraggio della verità
di Gianfranco Bonofiglio
Ogni anno il 21 marzo, primo giorno di primavera, l'Associazione Libera celebra la “Giornata della memoria e dell'impegno” in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. E nell'occasione di questa giornata è giusto ricordare la storia dei tanti giornalisti che per amore della verità vennero uccisi dalle mafie.
La storia di coloro i quali, credendo fermamente nel ruolo del giornalismo nella lotta alla criminalità, nella lotta alle mafie, hanno immolato la propria vita. Nove i giornalisti caduti sotto il piombo della mafia. Nove storie diverse ma accomunate da un comune tragico destino e dalla comune esigenza di verità.
Dal primo omicidio che risale al lontano 5 maggio 1960 di Cosimo Cristina, collaboratore con "L'Ora" di Palermo all'omicidio di Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano di Catania "La Sicilia" avvenuto l'8 maggio 1993.
Il cadavere di Cosimo Cristina venne trovato in una galleria ferroviaria ed archiviato quale "suicidio". Solo dopo alcuni anni il vicequestore Angelo Mangano, divenuto in seguito famoso per l'arresto di Luciano Liggio, volle indagare richiedendo l'esumazione del cadavere per supportare la tesi che non fosse suicidio ma omicidio: Un mistero fra i tanti misteri non risolti della Madonne di Sicilia. Pochi giorni prima di morire Cristina pubblicò un articolo su un periodico autoprodotto "Prospettive Siciliane" nel quale ricostruì un delitto di mafia avvenuto a Termini Imerese.
Il 16 settembre 1970 viene prelevato sotto casa a Palermo Mauro De Mauro. Da allora scomparve nel nulla. Cronista di razza, per conto del quotidiano del pomeriggio, "L'Ora" di Palermo, venne eliminato molto probabilmente perché aveva scoperto la verità sulla morte di Enrico Mattei, il presidente dell'Eni schiantatosi nel 1962 con il suo aereo nelle campagne di Bescapè, con una dinamica dai mille misteri. Aveva appena pubblicato una interessante inchiesta sui rapporti fra mafia e gruppi eversivi. Alcuni pentiti di 'ndrangheta affermarono che il corpo del giornalista era stato seppellito sull'Aspromonte, ma non è stato possibile a tanti anni di distanza, verificarne l'attendibilità.
Giovanni Spampinato, giornalista de "L'Ora" e "L'Unità" ad appena ventidue anni è stato ucciso il 27 ottobre 1972 mentre era impegnato a far conoscere con le sue brillanti inchieste l'intreccio di affari, trame neofasciste e malavita nella città di Ragusa. Per il suo omicidio venne condannato Roberto Cambria , figlio di un alto magistrato, allora Presidente del Tribunale di Ragusa.
Il 9 maggio 1978, nello stesso giorno in cui venne ritrovato il cadavere di Aldo Moro, venne rinvenuto il corpo, dilaniato da un'esplosione, di Peppino Impastato, che, pur non essendo iscritto all'albo dei giornalisti, iscrizione che gli venne tributata alla sua memoria, venne ucciso dalla mafia anche per la sua attività di denuncia condotta con "Radio Out".
Mario Francese, cronista giudiziario de "Il Giornale di Sicilia", venne freddato la sera del 26 gennaio 1979. Fu il primo giornalista a denunciare la pericolosità dei corleonesi di Totò Riina. Dopo ben 22 anni, nel 2001, sono stati condannati i componenti della cupola che decisero l'eliminazione dello scomodo giornalista. Riina, Madonna, Cagarella, Calò, Geraci, Farinella e Greco, l'intero vertice di Cosa Nostra.
Giuseppe Fava, giornalista, venne assassinato il 5 gennaio 1984 nei pressi del Teatro Bellini di Catania. Aveva fondato "I Siciliani", un giornale aggressivo che attaccò frontalmente i grandi gestori degli appalti di Catania, in odor di mafia.
Il 25 settembre 1985 viene eliminato dai sicari della Camorra, Giancarlo Siani a soli ventisei anni. Corrispondente de "Il Mattino" di Napoli aveva denunciato alcuni traffici di Torre Annunziata. Per la sua morte sono stati condannati quali mandanti i boss Valentino Gionta e Angelo Nuvoletta.
Il 26 settembre 1988 nelle campagne di Lenz, frazione di Valderice in provincia di Trapani, viene freddato Mauro Rostagno. Molte le ipotesi che hanno accompagnato i vari filoni di indagine anche per la complessa personalità di Rostagno, ma, alla fine si è indagato sulla responsabilità di personaggi di mafia come Vincenzo Virga e Mariano Agate, infastiditi per le denunce che Mauro Rostagno diffondeva con la conduzione di una trasmissione televisiva in onda su un'emittente privata trapanese.
L'8 gennaio 1993 cadeva sull'altare della lotta contro i poteri mafiosi Beppe Alfano, corrispondente del quotidiano"La Sicilia" da Barcellona Porto di Gozzo, un popoloso comune del parco dei Nebrodi in provincia di Messina. Ebbe il coraggio di pubblicare i lati oscuri dei grandi appalti pubblici dell'asse Messina-Palermo. Nove vite spezzate nel nome della verità. Nove storie da non dimenticare. Contro chi vuole un giornalismo imbavagliato ed ossequioso al potere. Nove icone per un mondo migliore. Un mondo possibile. Contro l'oblio e l'indifferenza.
Il 25 marzo 2017, grazie alla volontà di Giulia Teso e Matteo Mares, nasce "Treviso parkrun"
Dopo una pianificazione ed un’organizzazione scrupolose, in un sabato di primavera, prende il via l’avventura di Treviso parkrun. Una corsa/camminata cronometrata di 5 Km (una distanza non molto lunga ed accessibile a tutti) che nulla ha a che fare con lo spirito competitivo delle gare. Volontari, corridori, spettatori si sono presentati all'evento # 1. Tre categorie di persone con emozioni diverse; nate da cause ed aspettative differenti che, tuttavia, sono coesistite nella stessa mattinata. E tale coesistenza ha trasmesso un’atmosfera intensa e positiva.
Marzo 1944: l'eruzione del gigante Vesuvio
Gli scienziati stanno progettando un viaggio su Marte, ma il viaggio che nessuno potrà mai compiere è al centro della Terra. Le condizioni esistenti 6 mila chilometri sotto i nostri piedi possono essere soltanto stimate; ma si tratta di condizioni tremende: 6 mila gradi di temperatura e 3 milioni e 250 mila atmosfere di pressione. In sostanza un’enorme bomba compressa che ogni tanto manda qualche notifica a noi che abitiamo sulla superficie.
Il pianeta Terra ha una storia lunga 4 miliardi e 600 milioni di anni e periodicamente ci ricorda di non essere affatto un’entità dormiente ma un protagonista dotato di bioritmi estremamente attivi.
Alcuni di questi bioritmi sono continui ma lentissimi, come la celebre “deriva dei continenti” (in sostanza la navigazione superficiale delle grandi placche continentali), altri sono improvvisi, ricorrenti e dirompenti, come le eruzioni e i terremoti.
Malgrado questo, eruzioni e terremoti ci colgono sempre impreparati.
Il giorno dell’Epifania del 1944 era ancora in corso la seconda guerra mondiale e mentre milioni di uomini ignari si stavano ammazzando, nessuno immaginava che un denso magma di roccia fusa stava ribollendo pochi chilometri sotto Napoli. Le prime avvisaglie dell’eruzione comparvero proprio in quel giorno.
Due mesi di stasi quando, dal pomeriggio del 18 marzo, il gigante esplose eruttando lapilli, ceneri e lava; lava che in poche ore semi-distrusse i centri di Massa di Somma e San Sebastiano. I danni non derivarono soltanto dalle colate laviche ma anche da una forte attività sismica e dal lancio di materiali piroclastici; le vittime furono 26, perlopiù decedute sotto i crolli determinati dalle gigantesche ricadute di ceneri e materiali eruttivi. Le città più colpite furono Pompei, Nocera superiore e inferiore, Pagani, Cava e Poggiomarino. Gli abitanti di Cercola, Massa di Somma e San Sebastiano furono evacuati. Per una fortunata combinazione di forti correnti d’aria in alta quota Napoli fu risparmiata dalle micidiali ricadute del vulcano.
L’eruzione causò danni notevoli anche all’esercito anglo-americano ma a marzo la linea del fronte era salita più a nord; questo permise ai numerosi operatori militari presenti di filmare molte fasi dell’eruzione e questi sono gli unici documenti filmati di un’eruzione del Vesuvio.
Da allora le attività eruttive si sono fermate ma i vulcanologi sanno perfettamente che il gigante è tutt’altro che spento; attualmente il Vesuvio è probabilmente il vulcano più monitorato al mondo. A vigilare è l’INGV (istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), una grande e storica eccellenza italiana.