La Calabria ormai da mesi è in uno stato di totale incertezza sia politica che istituzionale ed era nell’aria che per i cittadini calabresi dovesse arrivare l’ora di alzarsi e fare da soli in una prospettiva progressista e di sinistra che tenti di rimettere il sud al centro dell’agenda nazionale.
Accogliendo un appello dell’ avvocato Anna Falcone dell' 8 marzo di quest’anno nasce “Per una primavera in Calabria” presentato online dalla pagina del movimento ieri 21 marzo a cui hanno aderito associazioni e personalità del vasto campo culturale calabrese, ognuno con il proprio bagaglio di competenze ma accumunati dallo stesso desiderio di cambiamento.
Il nuovo progetto viene lanciato, non a caso nel primo giorno di primavera magistralmente moderato da Raffaella Rinaldis, con un evento che ha visto numerosi interventi da cui si evince che non dobbiamo confondere la denominazione primavera con il termine rinascita perché la Calabria non è mai morta, ma certamente dobbiamo auspicare una ripresa, il più veloce ed efficiente possibile, nella convinzione che solo un’ azione diretta e precisa possa liberare il futuro dell'Italia.
Particolarmente significativo ed efficace l’ intervento del prof. di diritto pubblico Walter Nocito dell’Unical che ci riporta a una parola chiave che è rigenerazione, del territorio, della politica ma soprattutto dell’ ambiente.
Ricordiamo le parole di Anna Falcone che nell’appello dell’ 8 Marzo, nella limpidezza che la contraddistingue, ha risvegliato coscienze sopite:
“Tante donne, tanti uomini, tantissimi giovani sono già uniti su un orizzonte politico fondato sui temi della giustizia sociale, della lotta alle diseguaglianze, della transizione ecologica, dei nuovi diritti, della parità di genere, del diritto al futuro delle giovani generazioni, mentre certa Sinistra resta inchiodata al passato e a classi dirigenti lontane mille miglia dalla rappresentanza democratica di questo popolo sovrano.. solo a parole! Di questo orizzonte, di questo “diritto al futuro e alla felicità” abbiamo fame.
Ma per perseguirli abbiamo bisogno di un progetto politico nuovo, di nuovi strumenti di partecipazione e di una classe dirigente capace di pensarlo, costruirlo, realizzarlo. Serve, cioè, una vera e propria rivoluzione copernicana. Una di quelle rivoluzioni di cui sono capaci solo gli ultimi, quelli che non hanno più niente da perdere, o che non tollerano più di dover sempre perdere tutto, anche quando gli spetterebbe di diritto. Come i calabresi. Diaspora di eccellenza nel mondo, zavorra dimenticata nel proprio Paese.
Sarebbe bello, e giusto, e rivoluzionario, per la nostra storia democratica e di tutto il Centro-Sinistra, se proprio dalla Calabria – ultima regione d’Italia e d’Europa – partisse una scintilla, un laboratorio politico, un movimento di donne e giovani in primis, capace di tagliare definitivamente con il passato e costruire questo orizzonte futuro.
Perché è solo su questo orizzonte nuovo che sarà possibile ritrovare una vera unità, una feconda convergenza delle tante energie che danno corpo, gambe e anima alla “Sinistra che non c’è ancora”. Di più, a quell’ “Umanesimo sociale” che – ben oltre noi stessi e i nostri recinti ideologici – è il destino che la nostra generazione è chiamata a compiere. Per il Sud, per l’Italia, per l’Europa, per il mondo nuovo che vogliamo costruire insieme.”