Colors: Orange Color

 

Prima parte

La mia esperienza lavorativa ultratrentennale nella cura delle dipendenze e la mia passione per le arti da sempre hanno stimolato in me la voglia di trovare linee di contatto tra questi due mondi che apparentemente appaiono distanti tra di loro. Questo è un viaggio “schizofrenico” alla ricerca di curiosità, di fatti insospettabili, di fotogrammi di vite legati ad un tempo ed uno spazio ben preciso che solo apparentemente pensavamo di conoscere a fondo. La pittura, la letteratura, la musica sono questi gli ambiti che andremo a trovare con una lente d’osservazione diversa dal solito muovendoci con assoluto rispetto ed in punta di piedi. Analizzeremo queste tre arti separatamente anche se come spesso accade nella vita le cose, specie quelle umane si toccano si fondano tra loro divenendo inseparabili, ecco che scopriremo come Eugenio Finardi prende ispirazione per la sua “Scimmia” dal libro di William Burrougs, “La scimmia sulla schiena” o come la folle arte di Andy Warhol disegnerà alcune tra le copertine dei dischi più famose della storia come quella di Sticky Fingers dei Rolling Stones o la famosa banana sexy del primo album dei Velvet Underground di Lou Reed. Quelli che ho scelto in questo articolo sono naturalmente solo una piccolissima parte dei punti che avremo potuto analizzare sull’argomento, spero servano da stimolo a solleticare la nostra curiosità perché come spesso accade nelle cose della vita non tutto è in realtà come sembra apparire.
È convinzione di molti che tra arte e droga esista un forte connubio. L’artista, secondo un luogo comune, accoglie in sé il binomio “genio e sregolatezza”. Ovviamente, ciò non significa che chiunque si occupi di arte faccia spasmodico e generalizzato uso di droghe o stupefacenti, tuttavia è risaputo che l’uso di droghe nella produzione artistica di ogni tipo, arte visiva, musica, letteratura, pittura, ecc. non è un qualcosa di insolito né irrilevante specialmente in alcuni contesti.
Secondo taluni esperti, l’assunzione di droga, nel mondo artistico, trova la sua “giustificazione” nella possibilità di trarre particolari vantaggi, seppure innaturali, quali ad esempio il potenziamento della capacità percettiva (mentale) e l’amplificazione delle capacità sensitive (sensoriali), confluendo il tutto, nel prodotto artistico.

Allentare i freni inibitori, liberare la creatività dalle trappole del razionalismo

L’uso delle droghe nel campo artistico è mutato molto spesso in base al periodo storico rincorrendo, rispondendo o rifiutando la società del momento.
Alla fine dell’‘800, in epoca romantica, la droga più diffusa tra gli artisti era l’assenzio. Di essa facevano uso, in particolare, gli artisti romantici, incompresi dalla società e oppositori dei valori borghesi, è la droga degli impressionisti, di Manet, Monet, Renoir, Degas, Gauguin, Van Gogh, Picasso ecc. Nel 1915, dopo avere assunto le caratteristiche di una vera e propria piaga sociale, l’assenzio viene proibito per legge. Negli anni ’20, invece, nella Louisiana e in particolare nella New Orleans nera, era molto diffusa la marijuana, diffusione che coincide con la nascita della musica jazz.
Come non citare negli anni 50 gli artisti dell’espressionismo astratto e poco dopo quelli della beat generation legati all’uso degli allucinogeni per arrivare a cavallo degli anni 70 /80 dove il rock, padre di tanti sottogeneri musicali, si caratterizzò con l’uso spesso devastante dell’eroina.

ARTI GRAFICHE E PITTURA

Tra le diverse correnti di pensiero, l’impressionismo, secondo taluni, è quello con il quale maggiormente è possibile riscontrare un sistematico connubio con la droga. Il movimento impressionista si sviluppò a Parigi intorno al 1860. Caratterizzato dal rifiuto dei soggetti storici e religiosi e l’interesse a cogliere gli aspetti della realtà circostante. Paesaggi naturali popolati da gente comune ritratta nella propria attività quotidiana, semplici immagini senza filtri di ciò che accadeva a Parigi in quegli anni.
Bisognava evadere dalle regole dell’arte ufficiale e dalle scuole d’arte, la prospettiva era usata in modo assai diverso. Molti pittori del tempo non lavoravano in uno studio ma all’aperto con l’intento di rappresentare la realtà così come la vedevano, cogliendone solo l’impressione generale. Non si soffermavano sui dettagli e non aggiungevano le proprie emozioni e le proprie considerazioni. Le pennellate rapide davano un senso di istantaneità, quasi fosse una foto viva, rapidi tocchi di colore, studio della luce, creavano delle vibrazioni che davano l’impressione di un movimento.
Gli artisti di questo movimento si riunivano spesso presso dei caffè, per parlare discutere e “pensare” le loro opere, era spesso qui che si consumava il rituale dell’assunzione dell’assenzio. L’assenzio è un arbusto alpino, di colore verde argentato/olivastro, usato in erboristeria per le sue proprietà toniche, antisettiche e vermifughe. L’artemisia absinthium veniva distillato spesso insieme a finocchio o melissa per lenire il suo forte sapore amaro.
Sono davvero tanti i pittori di quel periodo che hanno abusato di questa sostanza e a cui hanno dedicato una o più opere. Il rituale tutto particolare con cui si assumeva questa sostanza era così diffuso nei locali del tempo che praticamente faceva parte della vita di tutti i giorni e quindi andava immortalato nella sua naturalezza.


L’ASSENZIO DI EDGAR DEGAS
In questa opera del famoso pittore dal titolo proprio “L’assenzio” lei è una povera prostituta, abbigliata in modo pateticamente lussuoso mentre lui è un corpulento barbone parigino. I personaggi sembrano lontanissimi fra loro, con lo sguardo perso nel vuoto, annebbiato dalla moltitudine di tristi pensieri che si affollano nelle loro menti.

IL BEVITORE DI ASSENZIO
DI EDOUARD MANET

La solitudine del bevitore, allora come adesso


LA BEVITRICE D’ASSENZIO
PABLO PICASSO

 

Anche Picasso alcuni anni dopo dedicò una sua opera a questa sostanza, la sofferenza e la solitudine ritornano anche in questa immagine.


VIKTOR OLIVA, “Il bevitore di assenzio”. È uno dei quadri più emblematici, l’uomo rimasto da solo, i tavolini ormai vuoti, il solo cameriere ad attendere la chiusura, l’uomo messo davanti ai suoi fantasmi da quella sostanza che ai tempi veniva proprio chiamata la “fata verde” in quella accezione illusoria di un qualcosa di positivo come accade per ogni sostanza ai primi usi.


VINCENT VAN GOGH

 

Donna al Café Le Tambourin

 

Tavolino di caffé
con assenzio


Sembra ormai certo che Vincent abusasse dell’assenzio che agendo sulla percezione provocava in lui allucinazioni, attacchi epilettici ed un disturbo che va sotto il nome di xantopia, ovvero la ‘visione gialla’ degli oggetti, in particolare di quelli chiari. Da questo disturbo sembra derivare il fatto che negli ultimi suoi anni dipingesse le sue opere usando molto il colore giallo in tutte le sue varie sfumature.

 


Passando al ‘900 non si può non soffermarsi sul genio maledetto per antonomasia, Jackson Pollock. L’artista condusse tutta la sua vita sulla strada della autodistruzione, caratterizzata da eccessi di alcool e psicofarmaci, quella vita finita proprio in un terribile incidente d'auto a soli 44 anni mentre guidava sotto effetto dell’alcol. L’opera di Jackson Pollock fu influenzata dai Nativi americani, proprio per questo venne definito l’artista sciamano. Come i nativi usavano il cactus di San Pedro per entrare in una sorta di mondo parallelo in collegamento con spiriti ed inconscio lui usava alcol e psicofarmaci. Pollock è il più grande esponente della action painter, una modalità di creare arte particolare vivendo direttamente nel quadro stesso, dove spesso il colore viene fatto colare dall’alto in forma più liquida del normale, viene continuamente sovrapposto fino a creare un qualcosa di cromaticamente soddisfacente per l’artista.


“Quando sono dentro i miei quadri non sono pienamente consapevole di quello che sto facendo. Solo dopo un momento di "presa di coscienza" mi rendo conto di quello che ho realizzato. Non ho paura di fare cambiamenti, di rovinare l'immagine e così via, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco di farla uscire. “


Altro personaggio che per molti versi ci ricorda Pollock sia per la sua follia artistica che per la sua mente spesso “in viaggio” in luoghi difficilmente comprensibile è Andy Warhol. Nel loft newyorchese al quinto piano del 231 sulla 47esima Est, si consumavano sesso, droga e rock n'roll. Le vite bruciavano in quello spazio rivestito di stagnola e di vernice d'argento, tra il divano rosso raccattato per strada, i carrelli e le scale appese alle pareti, ci si poteva imbattere in drag queen, spacciatori e superstar. In quello studio conosciuto da tutti come la “Farm” si faceva a gara per essere invitati. Si camminava in coma lisergico e trance etiliche ma le sostanze psicotrope e le orge non toglievano spazio alla creatività e alla produzione di quella macchina infernale chiamata POP ART. Di qui passarono personaggi del calibro di Mick Jagger, Salvador Dalì, Allen Ginsberg e Nico, Lou Reed, Bob Dylan, Jim Morrison solo per citarne alcuni. Qui nacquero le copertine di Sticky Fingers e di The Velvet Underground & Nico sicuramente una delle copertine più irriverenti della storia rappresentata da un’iconica banana gialla che poteva essere pelata, rivelando una 'sorpresa‘.

 

Worrol muore nel 1987, è stato un personaggio controverso, la sua arte visionaria trovò la maggiore realizzazione nella pittura e nella grafica ma nella sua vita fu anche scultore, sceneggiatore, produttore televisivo e cinematografico, regista, direttore della fotografia ed attore a dimostrazione della sua incredibile versatilità.


Avvicinandosi ai giorni nostri meritano sicuramente la citazione due artisti contemporanei, Bryan Lewis Sanders e Brian Pollet conosciuto con lo pseudonimo di Pixel Pusha. Non saranno ricordati sicuramente per le loro capacità artistiche ma per la loro follia che li ha spinti a rendersi protagonisti di un singolare quanto folle esperimento. Il primo è un artista contemporaneo di Washington che ha voluto associare all’opera pittorica, fatta di autoritratti, l’assunzione di una droga o comunque di una sostanza psicotropa. In pratica Bryan ha assunto una sostanza diversa ogni volta facendo passare alcuni giorni tra una e l’altra in modo da non inquinare l’effetto e ogni volta, sotto l’effetto della sostanza, ha eseguito un autoritratto. Il risultato è stato sorprendente, la percezione di se stesso è stata completamente diversa a riprova di quanto le sostanze influiscano sulle sensazioni e sulla percezione del mondo che ci circonda. Ha usato ogni sorta di sostanza, oltre venti, dalla cocaina all’eroina, dalle anfetamine al metadone, dalla cannabis agli ansiolitici, dagli allucinogeni ai funghi, dallo xanax agli antidepressivi.
Pixel Pusha si è sottoposto ad un esperimento molto simile, spingendosi, se fosse possibile, anche oltre. Il Graphic designer di San Francisco, infatti, ha usato una sostanza diversa al giorno per venti giorni di seguito mettendosi poi a creare al suo pc.

 

 

 

 

Saranno primule a crescere nei campi

dove tracciavo la via tra le viole

quelle leggere, spazzate via dal vento.

E svolazzavano i pensieri più insidiosi

mentre un bel manto di fragili papaveri

già colorava il buio delle mie notti.

(da “Saranno primule a crescere nei campi”, Lucia Lo Bianco – Diritti d’Autore Riservati)

 

Prova a dirlo con un fiore

Forse sarà il profumo dei fiori che inebria a trasportarci in un’atmosfera di speranza nei confronti dell’annunciato vaccino contro il coronavirus, la “primula”. Si tratta di un fiore comune in Italia ma si schiude tra i primi dopo l’inverno e la sua immagine infonde fiducia in una pronta ripresa.

Il contesto in cui viviamo al momento è tra i più difficili dal dopoguerra. Pesa il numero dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva. Grava come un macigno il bilancio dei decessi. Buona parte della popolazione  non riesce più a reggere le limitazioni imposte o le zone che cambiano colore secondo le ordinanze regionali o i dettami del DPCM lasciandosi andare a comportamenti discutibili e talvolta offensivi nei confronti di chi è al contrario coinvolto di persona nella quotidiana lotta contro il virus.

Può quindi l’immagine di un fiore regalare brevi attimi di leggerezza a menti colpite da una emergenza senza precedenti? Si tratta di una scelta sicuramente oculata con riferimenti che scavano lontano nell’immaginario collettivo e che può restituire una qualche prospettiva verso il futuro. Il linguaggio dei fiori ci accompagna durante la vita e riempie le nostre fantasie di bambini e adolescenti mentre abbondano i riferimenti nei confronti di periodi storici e movimenti culturali e di costume in cui i fiori hanno rappresentato libertà ed evasione dagli schemi.

Parlare di un vaccino come un fiore di rinascita, una primula appunto, potrebbe allora servire lo scopo di chi sta faticosamente cercando una via d’uscita ad una crisi sanitaria ed economica di portata epocale. Una “primula” come allegoria potente di  risveglio delle coscienze oltre che come soluzione ad una malattia difficile da fronteggiare e curare. La campagna vaccinale contro il coronavirus è stata già avviata nelle prime settimane del nuovo anno ma non coinvolge ancora tutta la popolazione. Intanto le menti possono cominciare a sognare cercando di concretizzare un possibile ritorno alla normalità fatta di piccole cose che ci manca da mesi, ormai, come l’aria che si respira.

Aria: un’altra parola che continua ad accompagnarci in questo duro periodo, proprio come la mancanza d’ossigeno dei tanti malati di Covid in costante apnea. Oppure si tratta dell’aria pura che in un mondo inquinato da troppo tempo non respiriamo quasi più e che spesso ricerchiamo in quei pochi squarci di ambienti naturali che ancora il mondo ci offre. O infine dell’aria che sprigiona da un semplice e profumato fiore di campo che coinvolge tutti i sensi e libera la fantasia e l’immaginazione.

Crescono ancora le primule nei campi, in un contorno di lotta quotidiana contro la malattia e la morte, proprio come cresce la speranza che esista una via d’uscita in fondo ad un periodo così buio. Sarà allora il linguaggio dei fiori che, con un colpo di bacchetta magica, farà scoccare il rinnovamento riportandoci lentamente sulla strada di una ritrovata normalità

Lucia lo Bianco

 

 

 

 

 

“Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, sarebbe cambiata l’intera faccia della terra” (Blaise Pascal).
Quindi è stata la bellezza di Cleopatra e non la sua intelligenza, la sua audacia e il suo acume politico a decidere e condizionare le sorti di due grandi imperi per più di venti anni! E fu sempre la sua bellezza e non il suo coraggio nel darsi la morte piuttosto che essere trascinata sul carro del vincitore a fare di lei, da personaggio storico, un mito. E’ da presumere quindi che sia la bellezza il trionfo e la maledizione della donna così come è stato per Elena, Salomè, Nefertari, Nefertiti, nessuno infatti che abbia creduto alla forza del loro amore e se pure qualcuno lo ha fatto è stato solo per considerarle vittime della loro stessa follia.
Tanti sono ancora i pregiudizi sulle donne e anche se molto è stato fatto sia pure pagando un prezzo altissimo sul piano personale, tanto resta ancora da fare e la cronaca quotidiana ce lo conferma. Questo perché la storia ha sempre dato della donna un’immagine distorta, negativa, originata da una concezione tendenzialmente subdola e generalizzata, intrisa di false credenze e ancestrali pregiudizi. Basti pensare al vecchio Testamento ed alla convinzione che dalla donna viene l’inizio del peccato e a causa sua tutti moriamo. Ed è stata questa interpretazione della storia biblica di Adamo ed Eva con la sua sottile generalizzazione da Eva alla “donna” che ha sempre influenzato la letteratura e l’immaginario collettivo di generazioni di credenti consegnando alla storia una donna colpevole, arrogante e ribelle.
Sarà poi l’interpretazione antropologica e la visione simbolica del peccato originale a dare una chiave di lettura diversa del peccato di Eva. Se infatti, per la Chiesa l’atto è, e resta nella sua essenza peccato e origine di ogni sofferenza per l’umanità in genere, l’atto, sotto il profilo antropologico, rappresenta invece l’inizio della libertà umana. La colpa imputata ad Eva è di aver fatto quello che andava fatto. Erich Fromm (La disobbedienza ed altri saggi) afferma ….. “L’uomo ha dovuto abbandonare il Paradiso Terrestre per imparare a dipendere dalle proprie forze e diventare pienamente umano”. Per Fromm, infatti, tutta la Storia umana si è evoluta proprio attraverso atti di disobbedienza (Prometeo - Antigone – Galileo). Ed ecco che la prospettiva ora cambia, Eva non è più la donna che ci ha fatto perdere il paradiso ma la donna che ha dato vita al presente. Possiamo dire che Eva è la storia dell’umanità che porta in sé il disegno divino. Anche Margherita Hack in merito ha affermato……”Eva rappresenta la curiosità della Scienza contro la passiva accettazione della Fede. Infatti la figura umana che cerca la Sapienza è la donna e non a caso Eva significa Madre di tutti i viventi”.
La concezione che la donna sia una creatura senza meriti e intellettualmente inferiore all’uomo non è solo della letteratura ebraica e cristiana ma era ed è ancora radicata in molte culture esistenti. Già nell’antica Grecia, infatti,la donna non ebbe mai personalità giuridica ed era priva di gran parte dei diritti riconosciuti ai cittadini adulti e liberi. La vita delle donne greche si svolgeva principalmente nella parte interna della casa e passavano direttamente dalla casa di nascita a quella del marito,unico signore e padrone.

Persino nel Diritto Romano i giuristi spiegavano le limitazioni alla capacità giuridica attribuendo alla donna romana qualità negative come:

• Ignorantia Iuris (ignoranza della legge)
• Imbecillibus mentis (inferiorità naturale)
• Levitatem animi (legerezza d’animo)
• Infirmitas sexus (debolezza sessuale)

Le donne romane non avevano diritto al nome proprio . Eva Cantarella, una delle massime studiose del mondo antico (in “Passato Prossimo – Donne Romane da Tacita a Sulpicia pagg. 133-146”) afferma che a differenza delle donne greche la condizione della donna romana rimase essenzialmente immutata fino all’Ellenismo.
Solo il messaggio cristiano del Nuovo Testamento giunge, di fatto,ad equiparare uomo e donna. La figura femminile nel Vangelo assume un ruolo di crescita e consapevolezza. L’atteggiamento che Gesù assume nei confronti delle donne è innovativo, liberatorio di una condizione intrisa di pregiudizievoli limitazioni.
Il nuovo vento conservatore comunque era già all’orizzonte e il riscatto delle donne è, e resta, un’attesa che non trova tempo. E’ lungo il cammino della donna per liberarsi di ogni accezione negativa e se pure, soprattutto in occidente, molti diritti sono stati dolorosamente conquistati, l’uguaglianza formale e sostanziale tra la donna e l’uomo appare ancora lontana, oggi più che mai.
La donna non è l’immaginario collettivo che ci ha accompagnato nella storia,la donna è figlia di se stessa , è profondamente umana, con un corpo, un’anima, una mente,una forza che la porta oltre perché, come afferma mirabilmente Rita Levi Montalcini…..”le donne hanno sempre dovuto combattere doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”.
Il respiro di una donna è un universo che si allarga all’infinito in quanto creatura dotata di un unico grande sentimento: l’amore!
Restituiamo alla donna ciò che essa merita, il suo posto se lo è guadagnato!

 

 

Caro amico ti scrivo perché voglio sfogarmi un po', perché malgrado le scuole, lo scranno in Parlamento, siam caduti in mano a gente, che ha fatto dell' Italia, un grande scialle che tutto copre!
E non solo! Hai visto mai la mammella di una mucca quando è piena?
Alla sera, al mattino, ognuno va, si siede sullo scranno e spreme, spreme fino all'ultima goccia già pregustando il giro di ritorno!
Perché devi sapere, amico mio, che son sempre gli stessi, che fanno anche questi, il giochino: “Lasciami qualcosa da spolpare, che poi te la lascio io, da leccare!".
Uno dice che è fratello di quell'Italietta che han ridotta a zero, l'altro risponde che è per l'Italia viva dove lui attinge a piene mani!
Poi c'è l'altro che invoca: "Forza Italia, sto arrivando, resisti ancora un po', che quando c'ero io ho lasciato un bel po'!".
Ma io mi chiedo: "Questi lo sanno che cosa è l'Italia?"


L'Italia è la gente che fa la fila, l'Italia è la gente che ha fame, l'Italia è la gente che muore di malattia o di vergogna, perché per campare deve chiedere da mangiare!
E non è solo questo, l'Italia è il bimbo chiuso in casa, l'Italia è il ragazzo senza scuola, ma è anche il vecchio che gira nei bidoni, la donna che muore per la strada!
Ma quale Italia conoscono questi! Si toccano con la mano il portafogli, si accertano, sorridono, la loro Italia c'è!

 

 

Decisamente i tempi che stiamo vivendo, sono radicalmente cambiati rispetto solamente ad una trentina di anni fa e non sempre (ahinoi) per il meglio. Non mi riferisco solamente allo strano virus che ci sta decimando tutti e che, a mio parere, ha un origine che nulla ha di naturale (consiglio di sbirciare in Internet il progetto "Great Reset" ideato da Bill e Melinda Gates con altri "potenti" di questa miserabile sfera e di trarre le proprie personali conclusioni). Il mostruoso progresso tecnologico raggiunto dall'uomo ci ha catturato imprigionando il nostro modo di vivere.
Invece di servirci degli utili mezzi a disposizione , ci facciamo usare dagli stessi e così , forti del progresso tecnologico ,non ci rendiamo conto di subire anche un deprimente regresso sociale . Per l'appunto solo trentanni fa , dove la gente ancora usava salutarsi per strada scambiando le famose quattro chiacchere , prevaleva il detto: "L'unione fa la forza". Specialmente nei paesini o piccole cittadine ci si dava spesso una mano l'un l'altro in caso di necessità o comune bisogno, mentre al giorno d'oggi mi sembra che imperi il detto : "Ognun per sè e Dio per tutti" , o peggio , il cinico: "Mors tua , vita mea" , dove ognuno sembra vivere nella propria "bolla-cellula" con lo sguardo fisso nel cellulare incurante di tutto ciò che non gli riguardi attorno. So bene che qualcuno mi potrebbe bollare di paranoico pessimista , dandomi il benvenuto nel 2020, ma purtoppo penso invece di eccedere in realismo quando più e più volte mi trovo a ripetermi che si stava meglio quando si stava peggio. Certo , anch'io uso il cellulare e navigo in internet, ma ripeto "uso", senza subire la sorte di dipendenza di molti ... Troppi ... Sono vissuto quarant'anni servendomi delle cabine telefoniche e se avessi previsto un tale non rispetto sociale (dove addirittura per non rinunciare a scrivere i messaggini guidando, si invade il senso opposto di marcia rischiando scontri frontali) ne farei volentieri a meno per altri cinquanta (Quia Deus voluit)!
Ma per carità intendiamoci ! Mi considero uomo del mio tempo e cerco di starci al passo, solamente mi delude vedere il mio simile idolatrare questi feticci tecnologici innalzandoli ad icone simbolo di capriccioso ed esibizionistico benessere ... E' stupido e
degradante ... Ciò che invece non accetterò mai e che purtroppo mi vede impotente ed inerme, sono disegni e progetti mal celati da parte di potenti megalomani semidei , impostici a priori senza discussioni, anzi taciuti nel segreto dei propri sporchi affari a danno di intere generazioni ! L'inquinamento elettromagnetico per esempio, di antenne sempre più potenti, che già sconvolgono insetti ed animali in certi casi fino alla morte, sembra essere innocuo all'essere umano al quale basta accoccolarsi felice ad un Internet più veloce e capace, senza chiedersi il perchè dell'incremento improvviso di casi di leucemie , tumori e vari strani disturbi psico-neurologici che continuamente minano e corrodono la pacifica e comune vita di un tempo espandendosi a macchia d'olio sull'intero globo terrestre vestendosi di "normalità" all'opinione pubblica. No, non è normale , come non è normale il surriscaldamento terrestre che causa lo scioglimento dei ghiacciai , il conseguente innalzamento delle acque oceaniche ed estremi eventi metereologici fuori controllo che fanno gridare all'Apocalisse .
Mentre Dio (che non c'entra per niente avendoci resi indipendenti nel libero arbitrio) se ne starà pentito con la faccia fra le mani e si cercherà una giustificazione pensando fra sè : "L'avevo detto che mai più avrei mandato un diluvio sulla Terra , che tanto quella bestia presuntuosa ci avrebbe pensato da sola alla propria fine !" Noi , con la testa sempre nei nostri affari , non siamo più abituati neanche a guardare il cielo , altrimenti ci saremmo accorti che da circa vent'anni strani aerei sempre più spesso camminano sopra le nostre teste rilasciando lunghe scie fumose che permangono giorni interi diradandosi ed estendendosi fino a formare compatti annuvolamenti ... A volte il cielo sembra una griglia formata dall'intersecazione di queste scie e , badate bene , NON SONO comuni scie di condensa aerea che un tempo , come traccie di tante lumache , si riducevano con il normale proseguire della rotta del velivolo . Le notizie a tal proposito sono molto confuse e non per niente precise. Ciò che anni fa è stato divulgato è che si tratta di un progetto segreto militare ma subito affiancato da un'altra notizia , vestita di perbenismo , che professava un benigno controllo climatico atto a preservare il surriscaldamento terrestre ... Quello che invece si sa di certo , dopo aver analizzato le precipitazioni dalle insolite nubi , è che in quelle acque si sono trovate tracce consistenti di Bario, Titanio, Alluminio, Ossido di Zinco e altri componenti chimici che ora non ricordo (ma basta come sempre documentarsi in Internet digitando semplicemente "scie chimiche"visto che volenti o nolenti lo abbiamo al nostro servizio) ma che per certo sono causa di perdita di memoria , alterazione alle reazioni dello stato d'umore , epicondiliti, disturbi alle giunture ossee e nei casi più estremi tumori cerebrali ... Che dire poi del cielo notturno?
Dove , per via di esclusione di tutto ciò che è conosciuto volare in cielo , si deduce che strane luci (a volte persino in formazione) sono veri e propri UFO (dando il giusto significato all'acronimo inglese UFO unidentified flying object e cioè oggetto volante non identificato e non aprioristicamente astronave aliena). Cos'altro ci stanno "regalando"di nuovo a nostra insaputa nascondendosi dietro al perbenismo delle parole "progresso e civiltà"? Credo che purtroppo a questa domanda non sia conveniente per "qualcuno" la risposta che , son sicuro , neanche un vero alieno capitato da noi per sicuro errore saprebbe spiegarne la logica ... Anzi , posso immaginare nella mia fantasia ciò che potrebbe ammonirci : " Ma voi , che vi professate ad immagine del vostro Creatore e posti al dominio del vostro pianeta , ma quanto imbecili siete ? Davvero noi , con tutto il nostro bagaglio di sapere scientifico , non riusciamo a comprendere tanta stupidità !".

 

L’hi-tech e la digitalizzazione a passo spedito caratterizzano il terzo millennio, viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni, il progresso in questo ambito presenta accelerazioni che non lasciano neppure il tempo di realizzare che un prodotto, già altamente avanzato in termini di prestazioni, dopo poche settimane è già obsoleto, superato.

 Ormai non c’è spazio per stupirci delle sensazionali conquistedel progresso: dietro la continua ricerca e perfezionamento c’è l’essere umano che sfida sestesso e i propri limiti, con un’implacabile sete d’innovazione.Non c’è tempo per fermarsi, il processo di digitalizzazione è inarrestabile.

 Siamo destinati a correre verso l’ignoto, a sollevare, velo dopo velo, le ombre di una vita sempre più sofisticata, ad affinare le armi della scienza e della tecnologia più all’avanguardia. Non c’è tempo per pensare, forse neppure per capire dove ci stiamo dirigendo. Privilegio o dannazione? Non c’è una risposta, potrebbe essere celata nel mistero che ancora avvolge la catena genetica, ma la verità è che conosciamo ancora approssimativamente la nostra natura, e per nulla il Genio che ci ha creato.

 I figli di questo millennio nascono già con i recettori esatti per interagire con il mondo  digitalizzato: un bambino a due anni è in grado di muovere il mouse del pc, di recepire i messaggi della tecnologia di cui è circondato. Si rischia di finire in retorica mettendo l’accento sui  millennialsche hanno una mente duttile e recettiva.Proprio durante l’anno in corso, con la cosiddetta ‘dad’, ossia la didattica a distanza, imposta dall’emergenza sanitaria, non hanno manifestato particolari disagi, perché ormai sono avvezzi  confrontarsi con gli ‘strumenti’ della comunicazione mobile, che copre anche enormi distanze.

 Ci avviamo dunque verso un mondo sempre più digitalizzato, questa è la sfida del futuro, che renderà la comunicazione e l’informazione più rapida e fruibile in ogni settore della vita sociale. E’ una rivoluzione continua.

 Attraverso qualche click con uno smartphone, è possibile viaggiare a velocità impressionanti sul web in ogni parte del mondo, acquistare un prodotto in qualsiasi continente, comunicare con gli angoli più sperduti del pianeta.

 Ma la digitalizzazione non è solo questo, nasce dall’idea di semplificare le molteplici attività umane, il suo vivere dinamico, rendendoli in primo luogo meno stressanti sul piano fisico e mentale. Non si può più fare a meno dell’informatizzazione e digitalizzazione; una semplice officina meccanica si avvale di sistemi di controllo elettronici e informatici affidati ai computer.

 Le fasi del lavoro in ogni settore dell’economia hanno scansioni diverse rispetto a pochi decenni fa, sono strettamente dipendenti dalle tecnologie più moderne, che peraltro devono sottostare ad implacabili aggiornamenti.

 Ci ritroviamo davanti alla sterminata frontiera della tecnologia che apre porte sempre nuove in ogni campo, sostituisce la mano dell’uomo, e basta pensare alla cabina di pilotaggio di un aereo, o i boeing che seguono rotte intercontinentali; sono solo esempi.

 La robotizzazione nelle industrie ha ridotto di gran lunga l’esigenza della manualità, con risvolti positivi e negativi, naturalmente. Non abbiamo neppure il tempo di trarre conclusioni, a volte nemmeno di capire, è una realtà che sfugge al nostro stesso controllo.Il progresso del resto è qualcosa che rientra nel più sofisticato sistema biologico della mente umana, quello genetico, che fin dall’Origine trasmette impulsi rivolti verso l’innovazione, con le sue dinamiche.

 Se per ipotesi si fossero prospettati i traguardi della scienza e della tecnologia di oggi alle società più civili e avanzate di qualche secolo fa, non avrebbero mai creduto possibili certe conquiste, che invece ora sono una realtà.Avrebbero ribattuto che un simile livello della conoscenza ‘è da visionari, da fantascienza’. Eppure..

 Perfino un Genio universale qual è stato Leonardo, avrebbe sorriso, lui che azzardava e osava le invenzioni più intraprendenti, per il suo tempo quasi impossibili da realizzare, ci avrebbe suggerito prudenza.

 Solo il tempo può farsi arbitro dei grandi traguardi raggiunti attraverso le ripide scalate del progresso, che in relazione ad esso si presenta come una struttura portante sopra l’altra, l’una non può sussistere senza la precedente. I salti di qualità dell’ingegno umano, l’intelligenza, appunto.

 Intelligenza che clona se stessa, il sapere e la conoscenza si possono  interpretare con l’allegoria di una serie di mani (menti-cervelli), che s’incrociano in una catena senza fine, tra percorsi di codici binari già superati da altri finissimi sistemi informatici. Possiamo forse fare a meno di questa rete impressionante di vie telematiche che il progresso ci offre in un vassoio d’oro? Possiamo fare a meno del cellulare, del computer, e di ogni altro oggetto che ci attrae nelle vetrine più dei dolci di una fornita pasticceria?

 I fatti ci dicono che non possiamo fare a meno della tecnologia nel campo dell’hi tech, né di cambiare gli oggetti quotidiani che un anno prima ci sembravano il massimo al quale si poteva aspirare.Nel volgere di brevi periodi di tempo invece ci si ritrova quasi irrisi da modelli molto più funzionali, che ci fanno sentire perfino dei primitivi, se persistiamo nell’intento di non ‘rottamare’ e sostituire quelli ormai superati.

 Hi-tech..ossia l’abbreviazione del termine inglese ‘high technology’, usato per la prima volta negli anni cinquanta in America (e dove altrimenti?), in un quotidiano che parlava di alta tecnologia in ambito atomico. Adesso tutti gli oggetti che ci semplificano la vita, hanno questa definizione.

 E il progresso ha aggiornato e cambiato tutte le nostre regole del vivere sociale, nel campo dell’istruzione, per esempio, obbligandoci ad uniformarci ai nuovi parametri della scienza e della tecnica, in ogni campo. Senza tanto rumore, guida il nostro stile di vita, ci apre una moltitudine di strade, e la riempie di segnali, di semafori, non sempre verdi, questo lo sappiamo bene.

 Le facoltà universitarie devono per ovvie ragioni corrispondere al livello di progresso raggiunto, usare i mezzi che esso ci offre per raggiungere gli obiettivi e i risultati in linea con la continua ricerca, e i conseguenti nuovi assetti della società del nostro tempo.

 Siamo già avviati verso la totale digitalizzazione.I data base degli Enti locali, di qualsiasi organo dello Stato, corrono sui circuiti digitali e analogici dei ‘cervelloni’.Esiste un Codice Digitale – disciplinato dal D. Lgs del marzo 2005 –che prevede l’applicazione delle conoscenze tecnologiche e digitali nei rapporti tra Stato e cittadino sul piano amministrativo, nonché la comunicazione tra Stato e impresa attraverso i più moderni sistemi che il progresso in questo settore mette a disposizione.

 Per non parlare delle banche, delle transazioni in denaro, la rivoluzione delle carte di credito e bancomat, ma ovviamente questo è solo un altro aspetto del fenomeno, peraltro ampiamente usato negli ultimi decenni del Novecento. Oggi possiamo acquistare un’opera letteraria e leggerla attraverso un e-book, anche se non tutti accettano che l’arte, in questo caso un libro,  si converta in un asettico dispositivo digitale, che certamente permette un notevole risparmio di carta, ma il fatto  è che il contatto con un libro vero da altre emozioni.

 La digitalizzazione ha reso le vie del cielo più accessibili per viaggiare in ogni continente, abbattendo frontiere difficili da superare, avvicinando a noi civiltà che credevamo lontanissime. Il commercio, tramite l’eCommerce, viaggia nei mercati internazionali a velocità supersonica, per via del fatto che non occorre andare in India o in qualsiasi altro stato del pianeta, per acquistare un oggetto.Ora tutto sembra scontato, ma lo è?

 Questi rivolgimenti sono davanti a noi e non ci hanno dato neppure il tempo di riflettere.Dopo un avvio già significativo a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. Idee eintelligenze sono in continuo inarrestabile movimento. Possiamo considerarci più fortunati rispetto ai secoli che ci hanno preceduto?

Dipenderà dal senso e dall’uso che l’uomo del terzo millennio farà delle conquiste più ardite, il modo in cui saprà mettersi al servizio della società e delle sue esigenze, preservando l’etica di un disegno di vita che deve prevedere il rispetto della natura, e dunque dell’uomo stesso.

 E’ un mondo globalizzato, ‘multi etnico’, le Culture che rendevano belle le diversità, sembrano in via di estinzione; stiamo diventando un’unica società, dispersiva e chiassosa, perdiamo l’orgoglio dell’origine e dell’appartenenza. Ci sediamo a tavola ma la porta è sempre socchiusa, perdiamo i valori legati alle varie Civiltà, quelle che per secoli sono state le nostre referenze più certe, ma quel che ci pare peggio, rischiamo di perdere l’individualità.

 Come sempre, ci si dovrebbe fermare a pensare, chiamare in causa il buon senso, ma il tempo non sembra prerogativa del singolo individuo, è un mercenario al servizio di qualcosa che ci sfugge, è un oltre sul quale non abbiamo autorità.

 La conoscenza e la tecnologia sono due vasi comunicanti.Ci ritroviamo immersi in una serie di parole che sono estranee al nostro idioma, ma anche quest’ultimo è diventato un concetto relativo, dato che dobbiamo ancora sottostare alle regole del cambiamento in atto, che ha spalancato le porte al fenomeno della globalizzazione, e pertanto è necessario capirci di più e meglio tra esseri umani, destinati a diventare una grande unica famiglia, anche attraverso la comunicazione, l’uso della stessa lingua.

 E così imperversa la lingua franca internazionale, l’inglese, che ci piaccia o no, fin dalla scuola materna dobbiamo imparare a convivere con questo fenomeno, perché la digitalizzazione di ogni sistema, prevede l’uso di una terminologia che non è più la nostra. Il semplice uso di un pc comporta la conoscenza di termini che vengono dai paesi anglosassoni, i quali  hanno in definitiva fatto piazza pulita perfino dei termini scientifici un tempo retaggio e gloria della lingua Latina.

 Rivolgimenti, o forse stravolgimenti, non sappiamo ancora bene cosa ne sarà della cultura e civiltà dei popoli, che stanno ormai diventando ‘endemismi’ nella tendenza a uniformare tutto, a fondere il mondo in un unico amalgama culturale. Da questa moltitudine di ibridi, dalle voci multicolori del nostro pianeta, sta emergendo un’unica lingua, che deve rendere ragione alla semplicità della comunicazione e dell’informazione.

 Termini ai quali siamo ormai avvezzi, come account, ADSL, che corrisponde alle iniziali di Asymmetric Digital Subscriber line – tutti sappiamo più o meno che questo accessorio permette i collegamenti internet- Broadband, o banda larga, ossia la velocità di navigazione su internet – e poi backup, che rimanda al salvataggio di dati in altri supporti legati all’uso del pc- I cookie, che sono come i cioccolatini che possiamo portarci nel pc da diversi siti web.

 Le fibre ottiche – ci permettono di fare viaggiare dati e informazioni attraverso impulsi luminosi – Il numero IP, che bene identifica ogni pc quando si collega con i sistemi internet, ed è unico per ognuno.

E potremmo parlare di hard disk, di software, di hardware, di URL o Uniform Resource Locator, che ha la funzione di identificare un ‘luogo’ del web, ossia un indirizzo ben preciso. E si parla di directory, associato a sistemi di file o elenchi, di background, riferito all’attività autonoma di un’applicazione, come per esempio l’antivirus. L’elenco è lunghissimo, e si fatica davvero ad assimilarli, e perfino ad esprimerli in modo agevole.

 Per il momento ci sentiamo disorientati, seguiamo il flusso della marea, ora alta talaltra meno, e non ci poniamo tante domande, del resto a che cosa servirebbe. Perfino le domande diventerebbero obsolete nel giro di pochissimo tempo. Noi che abbiamo un rapporto complicato spazio-tempo.

 Siamo protagonisti e spettatori della scena che cambia con la complicità del tempo, sempre in sintonia con i processi evolutivi della mente umana, che ha poteri non facilmente definibili,  un destino fatto di privilegi e realtà ineluttabili, che viaggiano a velocità supersonica, e sono inarrestabili.

 Qui sta il mistero, qui la stessa intelligenza dell’essere umano si arrende, perché la verità ultima si ferma altrove.Per chi è credente, in un Ente che tutto governa, mentre regge i fili di un essere vivente che crede di amministrare il suo arbitrio, ma è guidato invece da un’altra Intelligenza, la più sofisticata, inaccessibile e misteriosa.

 

 

Paura , rinuncia, timore sono le vie della rassegnazione, le vie semplici della normalità quelle che ti portano accanto al passeggio del mondo, parallele alla sua costante mai negli imprevisti della vita sempre sotto la sua follia, quasi a non chiedere ma a subire le sue scelte e renderle tue dopo averle ricevute! Eppure ci siamo, siamo lì ad un passo dalla verità, ad un passo dalla volontà, ad un passo dall' esser parte di un tempo che porta al gioco del mondo dove il coraggio del rischio e la voglia di vincere ti dona la magia del suo miracolo! Eccoci a lei ... la vita, con i soli occhi della verità che possono guardare di stupore il mondo perché di bocca tacciono baci e parole chiuse nelle maschere del momento che di colori, di fantasia o neutre rendono uniforme il volto alla corte del re!
Somatico traspare senza volto ai tratti del mondo, povero di corte eppur si fregia il capo del suo privo sfondo come quando silente vive sul fiato del mezzo , come quando di superba veste di fato il tempo! Asintomatica resta l'arma del vile (virus) al comando delle reclute, come attacco la difesa resta per la massa (popolo) lesa, impari desta di verità il guadagno alla vita come ibrida follia da non sentirla ORA ancora mia. Coraggio dunque, uomo del tempo, rendi alla storia OGGI il miracolo della vita, lascia che essa sia solo "una Corona senza re!

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