Colors: Blue Color

di Arianna Di Presa

Sergio Riviera vive e lavora a Suzzara in provincia di Mantova. È noto a livelli internazionali come il pittore dell’anima, in quanto riesce ad una velocità sublime a rendere partecipi i suoi fruitori all’interno di prati verdi, cascate e fiumi che inorgogliscono al profumo di delicati fiori.

Il maestro Riviera è conosciuto e ampiamente apprezzato dai critici d’arte più influenti, tra i quali Vittorio Sgarbi e Paolo Levi. Il vasto infinito perpetrato dal pittore è un vivo segnale di un’anima che non approda lungo nessun fondale, riuscendo ad affrontare con temperanza, ogni sconfitta oceanica, al fine di giungere verso il saluto al sole, un tramonto collettivo di eterna gratitudine che albeggia agli inizi di un luminoso giorno.

La luce si configura dunque, come la linea sottile che accarezza egregiamente ogni cromatismo dettagliato e perfetto, nel sinuoso ritmo sinfonico, preannunciando candide note d’intensa interiorità. Anima e Vita nella loro teatralità materica donano un’incommensurabile richiamo tra le radici dell’immenso, all’interno di praterie soffuse dall’incanto notturno accompagnato dal brusio delle lucciole e l’inserto pazzesco di un cielo che miscela il viola al blu etereo, come un’andatura angelica per la beatitudine terrena. Suoni e silenzi dentro anafore cromatiche rendono esplicito ogni istante intimo ed essenziale nella sua linfa vitale. Tutto tace e accade. Nulla avviene per caso. L’immensità si avverte inevitabile nelle urla mute del cielo, quando l’Universo diviene un pittore e un narratore, il portavoce fondamentale per ricercare la pienezza esistenziale a partire dall’ennesimo filo d’erba, solitario, tra le gocce di rugiada fino alla maestosità di ruscelli che scorrono nelle vene emotive.

 

M’inchino al sovente infinito come una goccia d’acqua

che trova ristoro nel barlume del sole.

Estasi e Beatitudine asciugano l’etereo sguardo di luminose lacrime.

 

di Rita Scelfo

Se attraversassimo l’Italia da Nord a Sud, isole comprese, scopriremmo bellezze artistiche e perle nascoste; c’è un patrimonio culturale da custodire e da valorizzare come ad esempio in Sicilia “Il Parco Letterario Salvatore Quasimodo” nei pressi di Roccalumera, tra Messina e Taormina. A Roccalumera ha vissuto Quasimodo, Premio Nobel per la Letteratura (1959); nato a Modica, vi si trasferì ad appena cinque giorni dalla nascita e a soli 14 anni scrisse la sua prima poesia sulla spiaggia del paesino. Il Parco, sorto in onore del poeta, è attivo dal 1998 quando la Comunità Europea ne firmò il riconoscimento ufficiale in seguito al Concorso “Sovvenzione Globale Parchi Letterari” risultando fra i 16 vincitori; da allora si è operato al fine di portare avanti un efficace incontro tra Letteratura e Territorio. 

 

di Arianna Di Presa

Enzo Monterosso vive e lavora a Milano. I quattro elementi naturali, Aria Acqua, Terra e Fuoco sono gli indici primordiali per visionare anche da lontano l'ampiezza lineare e prospettica di ogni opera. Il blu è molto spesso il cromatismo più ricorrente utilizzato dal Maestro per navigare irrimediabilmente lungo i fondali marini e sfiorando la voce trasparente dell'acqua, nella sua accentuata catarsi. Monterosso si configura a livelli esponenziali, per il suo eclettismo e cosmopolitismo due qualità fuorvianti, al fine di comprendere la raffigurazione pittorica incarnata, dal perpetuo movimento interiore.

Lo studio della natura è dunque, la direzione dimostrativa che conduce il fruitore ad un'immedesimazione intrinseca, come se lo sguardo potesse abbracciare il colore.

Nel medesimo istante le miscele di Monterosso sembrano propendere verso l'alto, come se fossero la geografia indissolubile nel cammino di ogni uomo.

In ultima analisi, l'Arte del Maestro Monterosso fortifica tramite un apporto gnoseologico l'importanza di una corrente esistenziale mirata al quesito tra Uomo e Creazione.

Il luogo non è lo spazio circostante , bensì una densità irraggiungibile di particelle che deviano dall'universo.

 

 

di Arianna Di Presa

Il calore umano, la positività verso il flusso della vita sono le qualità principali che rappresentano l’eclettismo di Roberta Di Maurizio. L’artista vive e lavora ad Atri in provincia di Teramo. La sua arte conferisce un’esplosione di colori che trova dimora nell’assetto sociale con tematiche di straordinaria valenza educativa, al fine di soffermarsi intensamente sul mondo circostante. I suoi cromatismi rappresentano la corsa verso un’umanità altra, una dedizione all’atto creativo per se stessa, ma in particolar modo rivolto alle categorie più fragili. Di Maurizio da circa un e mezzo dalla pandemia ha dedicato il suo spirito vulcanico alla disgregazione universale, in favore di una rinascita. I protagonisti del suo percorso sono stati i bambini e le rispettive famiglie che hanno avuto l’occasione di cimentarsi nella creatività, durante i corsi di pittura online da lei attuati; in seguito gli anziani che sono stati guidati ad esprimere liberamente emozioni represse tramite il disegno, un veicolo per attutire il disagio represso. Proseguendo sempre nel periodo pandemico, Di Maurizio ha avuto la strabiliante idea di realizzare mostre virtuali per tutti gli artisti che volessero farne parte.

 

THE CANTERBURY TALES: THE PROLOGUE (Geoffrey Chaucer)

When in April the sweet showers fall
And pierce the drought of March to the root, and all
The veins are bathed in liquor of such power
As brings about the engendering of the flower,
5-When also Zephyrus with his sweet breath
Exhales an air in every grove and heath
Upon the tender shoots, and the young sun
His half-course in the sign of the Ram has run,
And the small fowl are making melody
10-That sleep away the night with the open eye
(So nature pricks them and their earth engages)
Then people long to go on pilgrimages
And palmers long to seek the strangers strands
Of far-off saints, hallowed in sundry lands,
15-And specially, from every shire’s end
Of England, down to Canterbury they wend
To seek the holy blissful martyr, quick
To give his help to them when they were sick.

“Quando aprile con le sue dolci piogge ha penetrato fino alla radice la siccità di marzo, impregnando ogni vena di quell’umore che ha la virtù di dar vita ai fiori, quando anche zeffiro col suo dolce fiato ha rianimato per ogni bosco e per ogni brughiera i teneri germogli, e il nuovo sole ha percorso metà del suo cammino in ariete, e cantano melodiosi gli uccelletti che dormono tutta la notte ad occhi aperti (tanto li punge in cuore la natura), la gente allora è presa dal desiderio di mettersi in pellegrinaggio e d’andare come palmieri per contrade forestiere alla ricerca di lontani santuari variamente noti, e fin dalle più remote parti d’ogni contea d’Inghilterra molti si recano specialmente a Canterbury alla ricerca del santo martire benedetto pronto ad aiutarli quando erano malati…”

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