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di Arianna Di Presa

Semiramide rivela il cuore inquieto di una donna in cerca di pace.

La sinuosità femminile è la caratteristica primordiale dell'opera di Nadia Ferrari, un pathos sventrato e ancestrale che coinvolge costantemente l'anima dei fruitori. Un messaggio fortemente analitico dove il pianto senza lacrime è calato nel vento fatale intriso nel dolce movimento dei capelli che si posano fragili sul viso. Una solitudine trafelata e dialogica che si dipana lungo le tessiture di un'interiorità sempre in disequilibrio tra le dolorose gioie e i fugaci successi. La regalità è la sfumatura ultima che funge da sfondo algoritmico per decantare emblemi poetici e sublimi all'insegna di una vita patita e avvertita nelle lugubri viscere del sentimento defunto e poi risorto.
L'opera è ora esposta presso la Venice Art Gallery all'esposizione collettiva "La Primavera nell'Arte" diretta dallo Storico e Critico d'Arte contemporanea  Giorgio Gregorio Grasso.

< Semiramide>
Qualcosa l'aveva sventrata
nei palpiti ancestrali
a braccia aperte
nel suo bramoso petto
per cancellare remote calunnie
e lasciare la via maestra
alle vittorie poetiche,
emblemi insuperabili
profumati d'incantevole alloro,
regni sfarzosi
di regale interiorità.

Giusy Mellace è una donna del sud, calabrese di nascita con alle spalle esperienze molto positive nel mondo dello spettacolo e in quello teatrale. La sua scelta, il suo sogno, la sua visione, però, è stata quella di dedicarsi alla produzione e alla distribuzione di spettacoli in una terra, quella del meridione d'Italia che, tendenzialmente, tende a mettere i bastoni tra le ruote a chi è donna.

Domani 14 maggio, su tutte le piattaforme web sarà disponibile il nuovo singolo di Mario Andrea Morbelli "Il giardino dei Finzi Contini" (vi consiglio di prenotare l'ascolto al link https://Themorbelli.lnk.to/IlgiardinodeiFinziContini_Pre
 
Dice il comunicato stampa:
 
“Il Giardino dei Finzi Contini” è un inno alla bellezza e soprattutto è un modo per svelare che la nostra vita va coltivata con delicatezza e passione, che bisogna credere nella trasformazione e questo perché è tutta la vita che la gente gli chiede: ma come fai ad essere così ? Semplice “vecio”: Perché da piccolo ho visto Venezia.
 
Il brano è stato scritto e composto da Mario Morbelli, registrato e masterizzato presso gli “HOG Studio’s” di Viareggio da Gianni Bini e prodotto da Leo Curiale.
 
Mario Andrea Morbelli, aka THEMORBELLI, è sempre stato nel mondo dell’arte contemporanea e della musica. Rapper, videomaker e storyteller, si è salvato la vita con la pittura. Emergente da sempre, ha aspettato il suo turno e oggi lo vediamo finalmente nel panorama del pop italiano. Tutte le sue produzioni sono legate alla scrittura: dai quadri alle storie video al rap. Ha pubblicato diversi racconti e un documentario sulla musica di provincia, “Indagini in 5/4”, uscito in edicola nel 2012. Si autodefinisce “lo sconosciuto più famoso al mondo”. Ha all'attivo anche un Romanzo uscito nel Marzo 2019: Io ci vengo, però non mi affeziono a nessuno - edizioni La Torretta.
 
Oggi con il progetto dal titolo "THE RINASCIMENTO" è finalmente sotto agli occhi di tutti. Il singolo in uscita per Carioca Records si intitola Il Giardino dei Finzi Contini che spalanca le porte su un mondo tutto nuovo.
I produttori Leo Curiale e Gianni Bini hanno visto in lui qualcosa che manca nel panorama Indie Pop Italiano.
 
Ecco l'intervista realizzata per I Sogni degli Altri con la quale potrete conoscere meglio Mario, la sua arte, la sua straordinaria e personalissima comunicativa.
 
Buona visione.
 

di Arianna Di Presa

Nel presente articolo intendo incentrare l’attenzione sull’Arte di Deborah Scarpato. Come un soffio di benevolenza è l’incipit evocativo che più introduce i fruitori all’interno dei corposi cromatismi della Scarpato, una giovane artista veronese con un interesse spiccato per la cultura e la storia. Il flusso etereo e lussureggiante dei colori come d’incanto apre varchi inaspettati e protesi verso l’amore per la natura, le radici arboree miscelate al profumo di terra che si elevano indissolubili verso l’odore del Creato. Piume, rose e primule che arieggiano insieme al vento caldo di un tramonto infuocato che restituisce di gratitudine l’addio sul finire del giorno. In questo senso, i prepotenti silenzi che caratterizzano la paesaggistica di Deborah Scarpato conferiscono una sensazione di leggera quiete nella cromia estetica e nel cuore dell’osservatore che palpita di densa speranza. È sgargiante allora, il trasporto meditativo senza interruzione che la pittrice riesce egregiamente a creare delineando nel ritmo della natura, una sospensione intima che padroneggia l’equilibrio interiore attraverso note metamorfiche di estasi ricercata che inducono un sentire ipnotico tra l’uomo e l’universo. Di fronte ai quesiti esistenziali l’anima non conosce risposte ma solo autentici voli verso l’immensità.

Come un soffio di benevolenza

le arboree radici danzano

tra le incomprese intemperie

alla luce del sole

soavi come l’abbagliante speranza.