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di Paolo Russo

 

In nome di quale padre una società uccide i propri fratelli? La sfida più grande a cui ogni cultura non può sottrarsi è quella della responsabilità di come le azioni, che sono l’espressione di un pensiero, determinino una finalità.

Esiste un filtro tra noi e il mondo che si esprime sempre attraverso un atto che deriva da una lettura soggettiva delle azioni dell’altro. E così migliaia di immigrati possono diventare delinquenti da spedire a casa perchè ci rubano il lavoro, gente disperata che cerca un posto in cui stare meglio, cittadini di un altro stato che nulla hanno a che fare con noi, immigrati come lo erano gli italiani.

Ogni punto di vista è “lecito” ma non può non essere considerazione di come l’altro sia una persona che è mossa dalle situazioni.

Gli altri siamo noi che nelle stesse condizioni compiremmo un atto.

Ogni gesto è l'espressione di un atto in cui non è "l'abito che fa il monaco" ma il credo e l'intenzione. Il volontario se abbraccia la solidarietà sarà solidale altrimenti sarà solo un individuo che usufruirà del suo ruolo. Un genitore è un padre quando assume in sè una dimensione di responsabilità altrimenti sarà solo una persona con un figlio.

Così come in tutte quelle professioni in cui il prestigio prevale sul ruolo e l'altro con cui si interagisce è un numero. In questa ottica allora la cultura è un porsi le domande, è un vedere l'altro come qualcuno che è una persona e non uno strumento.

Le considerazioni vengono prima dell'atto e non dopo perchè esiste una solidarietà che è un'intenzione e non solo un impegno.

 

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Info Autore
Paolo Russo
Author: Paolo Russo
Biografia:
Giornalista pubblicista, Psicoterapeuta e Psicoanalista a Padova e Portogruaro, scrittore e autore del "Trattato di Poesia Clinica", conduttore e ideatore delle trasmissioni radiofoniche "I Fiumi di Jane" e "GAMMA5NEWS" trasmesse dall'emittente padovana Radiogamma5.
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