Colors: Red Color

 

di Nicoletta Toselli

Oggi, 8 febbraio 2021 alle ore 10.00, nella Villa Comunale di Scalea, cittadina dell'Alto Tirreno cosentino, con il patrocinio dell'amministrazione comunale e della fondazione epilessia LICE, è stata inaugurata la panchina viola nell'ambito della giornata internazionale contro l'epilessia.

Un evento fortemente voluto dal presidente regionale dell’AICE Calabria, Carmine Galiano, un giovane attento da tempo a questa problematica che ha un grosso impatto sociale.

L' AICE ha come obiettivo la persona: realizzare una legge che ricerchi, nel pieno diritto di cittadinanza di tutte le persone e famiglie con epilessia, il massimo grado di autonomia, autosufficienza ed autostima, per una migliore qualità della vita.

Era prevista nel cerimoniale l' illuminazione con il colore viola della Torre Talao ma causa maltempo è stata rimandata.

Carmine Galiano ha espresso grande soddisfazione per la riuscita dell'evento, auspicando sempre maggior divulgazione e sensibilizzazione su una problematica tanto importante.

 

 

 di Giuseppe Modica 

 

Il mio pensiero fisso è che non mi faccio capace del perchè “loro”, i politici, stanno lì, come si fotografa attraverso i collegamenti, nelle loro belle case al caldo con i camini accesi, con le tovaglie ricamate e le sedie, molte, foderate di stoffe preziose, attorno ai tavoli enormi - dove si immaginano cene importanti, con persone importanti - noncuranti delle file per i tamponi, per i promessi vaccini, per agguantare una busta di plastica con un freddo pasto e con sui visi la vergogna, agli abbracci opacizzati da un enorme foglio di cellophan.

E loro stanno lì, a litigare; non interessa al popolo se sono stati votati o meno, agli italiani interessa la serietà delle azioni, delle decisioni, dei progetti, dell'impegno, si dell'impegno, per ciò che serve a far sopravvivere il Paese, sopravvivere, perché i cittadini capiscono che questo è il momento di sopravvivere, nella speranza di poter nuovamente respirare tra qualche settimana, tra qualche mese.

Ma la realtà, la loro realtà, è di non darla vinta all'avversario politico, a non allearsi con forze utili per paura di richieste aventi finalità personali, ebbene, queste cose le abbiamo capite tutti, quelle che non riusciamo a decifrare sono le motivazioni che conducono al caos, tralasciando le necessità di un popolo che li tiene ancora lì, nei salotti dei palazzi buoni.

Abbiamo assistito a pratiche allucinanti, non per la loro complessità organizzativa, ma perché l'ultimo barbiere dello Stato (con tutto il rispetto per i barbieri) avrebbe fatto meglio di politici che hanno “studiato” (come affermano loro stessi) e che guadagnano in un anno somme di denaro per le quali il citato barbiere dovrebbe vivere 4/5 volte almeno.

Personalmente non condanno l'una o l'altra compagine politica, non ne ho il compito e le competenze, ma condanno le “azioni”, ovvero, le scelte di incarichi a note persone che hanno fallito dove chiunque di noi avrebbe fatto meglio avendo le medesime possibilità perché, vedete, non si comprende il motivo per il quale si dovevano comprare mascherine dalla Cina e ad un costo più elevato rispetto a quello proposto da aziende italiane che erano disposte di collaborare in tale produzione; non si capisce perché produrre banchi scolastici con le rotelle con contratti esteri, peraltro arrivati in ritardo, quando in Italia ci sono diecimila falegnami ed imprenditori analoghi che avrebbero potuto risolvere il problema in minor tempo, atteso che questi imprenditori sono distribuiti in ogni regione d'Italia, e ad un costo esorbitante rispetto alla funzione e alla qualità dei beni in parola; non si spiega perché acquistate siringhe dalla Cina ad un prezzo maggiore e, come se non bastasse, parte di esse non funzionali per la somministrazione dei vaccini, quando la nostra nazione dispone di imprese idonee alla predetta produzione che, anche, realizzano siringhe appropriate e già utilizzate nei presidi ospedalieri; in ultimo, ma non perché è ultimo dubbio, vorrei capire quali sociali e particolari motivazioni hanno spinto a far realizzare, per la somministrazione dei vaccini, strutture contrassegnate con primula di evidenziata tinta dal costo di oltre quattrocentomilaeuro ciascuno, come se questi soldi non fossero stati utili per mille altre esigenze, senza peraltro valutare che già esistono strutture idonee allo scopo, peraltro attualmente non utilizzate per la loro destinazione usuale.

No, non riesco a capacitarmi, se non pensando ai soliti imbrogli, alle vie di arricchimento facile, veloce e protetto. A noi cittadini italiani l'ardua sentenza.

 

 

E dunque si cambia registro, in termini di nomine al Governo, in primis quella che riguarda Mario Draghi. E’ l’ultima ratio di una travagliatissima crisi politica - dopo vari mandati esplorativi - scatenata e monopolizzata dagli umori e il volere di un partito, Italia Viva (fondato da Matteo Renzi, settembre 2019), che in termini di voti rappresenta il 4,5% dell’ultima consultazione elettorale del 2018.
Una forza minima, eppure, come accade in circostanze come queste, in grado di decidere il destino di un esecutivo. Così è stato. Il gruppo di Iv, con il peso di una piuma nella compagine parlamentare, è diventato un discrimine nella diatriba tra i due poli. La destra che invoca le urne da settimane, e la sinistra coesa con il M5S, che ha strenuamente lottato per mantenere lo status quo di un esecutivo valido, convinti che abbia dimostrato di saper remare nelle acque tempestose dell’emergenza sanitaria.
Diciamolo: dietro la crisi ci sono ripicche e smania di egemonia, desiderio di stare davanti all’obiettivo e di imporre la propria formula nelle scelte di politica economica. Un modo di gestire il potere scellerato, in un momento delicato come questo anche pericoloso, per le conseguenze che potrebbe causare.
Non è detto che le elezioni anticipate, prima della scadenza della legislatura, siano scongiurate con la ‘chiamata alle armi’ di un nome che è una garanzia (qual è Mario Draghi), ma chi usa il buon senso si augura che sia l'epilogo di una crisi tra le peggiori nella storia della Repubblica.
Mario Draghi, com'è noto, viene dalla cabina di regia della Banca Centrale Europea, le cui redini ha condotto in maniera ineccepibile, fino alla conclusione del mandato, avvenuto alla fine di ottobre del 2019.
Un economista che ha saputo resistere e respingere gli assalti dei falchi della finanza tedesca, che pur di farlo fuori ha portato la sua politica monetaria fino alla Corte Europea. Il verdetto, si sa, non ha dato ragione ai 'ribelli' tedeschi.
'Whatever it takes', il suo mantra.
In ambito economico sa certamente come districarsi, e come giocare le sue carte, il problema è che le sue qualità dovranno misurarsi in un terreno tempestato di mine, quali i nostri tempi si sono rivelati, dopo l’imperversare del Covid e l’impatto devastante in ogni ambito della vita della Nazione.
Dovrà in definitiva ricucire strappi, erigere dighe in argini precari, sia sul versante politico che economico, oltre che sanare le ferite in quello sociale, devastato dai colpi inferti da un virus micidiale, subdolo nemico che ha messo in ginocchio l’Umanità, nel volgere di un solo anno.
L’efficienza dell’ex timoniere dell’Eurotower dovrà misurarsi con tutto questo, non è una semplice crisi politica all’italiana, non è l’affronto che si risolverà in un campo neutro con climax da ‘spaghetti western’. Le sue battaglie saranno tante, in un panorama interno avvelenato da contrapposizioni sterili e scontri politici, nei quali il dialogo è l’ultimo latitante; ma non solo, appunto.
La sfida che lo attende al varco sarà di politica economica, la capacità di traghettare come un Caronte l’economia italiana in una sponda più degna, di gestire l’emergenza sanitaria e la campagna di vaccinazioni con estrema attenzione. Comprese le risorse del Recovery Fund: dal risanamento di questi acquitrini si deciderà il destino della nostra economia e in fin dei conti dell'Italia, troppo offesa dall’irresponsabilità della sua classe politica.
Con i dovuti distinguo, certamente, ma l’origine dei mali di questa splendida Nazione è proprio qui: nell’incapacità dei politici di gestire il potere, di non saper sacrificare le proprie convinzioni - inghiottendo anche rospi allorché ricorre il caso - quando si tratta del bene della gente che si rappresenta. Una legislatura ben raramente in Italia si riesce a portarla a termine senza esplosioni di crisi, quasi sempre insensate.
Così si calpesta anche il prestigio di uno Stato sul piano internazionale, fragilità della quale altre Nazioni approfittano, per imporci le loro condizioni. E tuttavia è soprattutto questo stato di indeterminazione e debolezza, che fortemente ci umilia in Europa e nel mondo. L’Italia si merita la dignità che questo grande popolo dovrebbe avere.
Draghi è il personaggio blasonato di riconoscimenti che riuscirà a riportare equilibrio, e soprattutto lasciare un valido esempio, non solo in ambito economico, ma anche politico? L’Italia si aspetta questi riscontri, e ci auguriamo tutti che non venga delusa.

 

 

Nata a San Donà di Piave il 16 Luglio 1972, Silvia Susanna nel 1991 si diploma in Ragioneria all'I.T.C. Leon Battista Alberti. Continua egregiamente i suoi studi e, nel 1997, si laurea in Economia e Commercio ed Economia e Legislazione per l'impresa, all'Università Cà Foscari di Venezia.

Da lì partono tutte le specializzazioni e il suo curriculum vitae diventa sempre più corposo.

Silvia Susanna inizia svolgendo il lavoro di revisore dei conti nei Comuni.

A soli 43 anni, già Assessore al Bilancio nel Comune di Musile di Piave (VE), è pronta al ruolo di Sindaco e nelle elezioni del 5 Giugno 2016 viene eletta nel medesimo Comune.

Così questa meravigliosa realtà del Veneto Orientale, colora di rosa il Comune, primo Sindaco “Donna” della cittadina.

Silvia Susanna è una donna molto sensibile alle problematiche dei suoi cittadini, ma è anche una donna molto forte, che senza sgomitare, come una piccola formichina operaia  porta a casa molte soddisfazioni.

Nel 2019, sotto il suo mandato, Musile di Piave diventa Città.

La Sindaca definì la celebrazione una “giornata storica” per la comunità locale. Il primo cittadino ebbe a commentare: “E con grande soddisfazione accogliamo un conferimento che ci rende orgogliosi di vivere in un territorio, con un tessuto sociale laborioso, che ha superato la distruzione della guerra e le difficoltà dell'alluvione del 1966. L'istanza per ottenere il titolo di Città è per i sacrifici compiuti cent'anni fa dalla popolazione, per la “Battaglia del Piave”.

Il 7 Gennaio 2021, giorno in cui i Sindaci del Veneto Orientale sono stati chiamati a votare il Presidente e l'esecutivo, con unanimità di voto, Silvia Susanna è stata eletta Presidente della Conferenza dei sindaci dell'Ulss4.

E' l'organismo rappresentativo delle Autonomie Locali e, come tale, rappresenta i bisogni sociali a rilevanza sanitaria della comunità.

 Nella foto, panorama del Comune di Musile di Piave

 

 

di Alessandra Sorcinelli


Il clima, il luogo, l’incanto di una terra non è bastato, un territorio paradisiaco come quello sardo, non è riuscito ad evitare il fenomeno peggiore per un luogo che può e che deve offrire la vita ai suoi abitanti.
L’uomo da sempre si adatta a sopravvivere ovunque sul pianeta, ma questo assunto appare contraddirsi ed evidenziarsi se si osserva il fenomeno della denatalità, dello spopolamento, dell’invecchiamento, delle concatenate crisi dell’istruzione e dello sviluppo correlato.
La politica, le istituzioni, la società, la scuola, gli studiosi, la famiglia, le aggregazioni religiose e sociali non riescono a frenare un fenomeno emorragico senza soluzione.
Dati demografici, statistici, ci proclamano il triste verdetto, ci evidenziano e sottolineano questa annunciata morte della nostra isola.
Da ovunque e da chiunque si odono annunci di soluzioni valide per frenare questo fenomeno depressivo e per riavviare lo sviluppo.
Sprazzi di idee da ogni dove pervenuti e pervengano hanno aiutato e aiutano ma sono ancora soltanto dei corroboranti .
Una linea pregnante e risolutiva del fenomeno non pare esserci.
Interventi a spot si susseguono, comportanti investimenti di risorse pubbliche anche notevoli, ma restano ancora fenomeni risolutivi a macchia di leopardo.
Il miglioramento continuo è il solo motore che deve muovere persone e cose.
Urge una spinta motivazionale ed un rinnovato amore per la terra d’origine.
I concetti di massima globalizzazione da un lato ci coinvolgono e ci affascinano, fungendo anche da specchietti per le allodole.
Per contro una chiusura verso noi stessi sardi non giova.
Integrazione collaborazione aperture al mondo nuovo?
La condizione familiare e della donna si presenta a tratti evoluta e a tratti retrograda.
Non basta adagiarsi sul vantaggio di un ambiente da Eden, che spesso invece per contro, si configura come un handicap, un gap, rispetto ad un vero sviluppo.


C’è comunque da dire che questo agognato sviluppo bisogna poi vedere in cosa lo si vuole concretizzare sul piano concreto.
Conciliare le diversità nelle unicità sarebbe il primo atto che deve svilupparsi e radicare nell’animo di ciascuno.
Allenarsi a non volere omologarsi ma bensì significa un evidenziarsi come singolo e come aggregato con le proprie caratteristiche.
Le soluzioni pratiche tecniche giuridico economico sociale non saranno affrontate in questo intervento che mira invece a volere far emergere una modalità di pensiero.
Si sa che il pensiero, la spinta motivazionale al dire al fare al visualizzare nonché l’immaginare sono propedeutici e propulsori del cambiamento.
Stimolo invece le menti e gli animi verso una consapevolezza del fenomeno e verso l’urgenza indefettibile di sentire come i sardi sentono, con “su sentidu” ad ogni livello, partendo da una coscienza nuova, la necessità di produrre soluzioni stabili.
Queste tematiche non sono appartenenti solo alla mia terra di nascita e di vita.
Il fenomeno è diffuso e ampio in ogni luogo che non sia la sede della competitività e del “progresso produttivo”.
Ci appartiene pertanto e nessuno è escluso, ovvero nessuno può essere escluso dal fenomeno di un singolo che inevitabilmente si riverbera su tutti.
Anche la poesia ci può essere da sostengo e incentivo.

Dedicando a questo tema alcuni miei versi, ne vorrei fare un motto.

Da “Legacci “:

Sardegna Sardegna Terra Antica e Degna
Slegati il sandalo e l’anima
Ajo Tottus in pari
Non ha futuro chi non s’impegna.”

 

 

di Adelaide Baldi

È la domanda che si sono posti i coniugi giornalisti/documentaristi americani Laura Lopez e Julio Rodriguez. Il desidero di conoscere la risposta li ha portati da Miami ad Acciaroli, in provincia di Salerno, paese bagnato dal mar Tirreno. Son venuti fin qui per saperne di più sulla presenza di Ernest Hemingway in questo paese alla fine anni 40.