In questi giorni è andato in onda sulle reti Mediaset un nuovo "servizio" di Brumotti, l'inviato di Striscia la Notizia, storico programma ideato da Antonio Ricci.
Per la seconda volta in quel di San Luca, Brumotti, ha "eroicamente" affrontato le terribili terre aspromontane. Luoghi terribili dove i "ragazzini sanno costruire molotov" e dove si trovano in terra "bossoli di proiettile" a ogni angolo della strada.
A dire il vero, per la seconda volta, Brumotti è andato a buttare sale sulle ferite antiche di una comunità all'interno della quale sono stati commessi errori in passato ma dai quali, con caparbietà, la comunità stessa sta cercando di emanciparsi, soprattutto in relazione all'idea che il mondo ha di quella realtà.
Emanciparsi con una Fondazione splendida dedicata al grande autore Corrado Alvaro, nato e cresciuto a San Luca, con azioni concrete di attività socio-culturali, come sono state le esperienze teatrali con Michele Placido, ma pure attraverso una vita quotidiana organizzata secondo i criteri di legalità e di convivenza civile.
Vedi, "caro" Brumotti, quando alcuni anni fa, per una TV locale calabrese feci dei servizi su San Luca c'era un disegno narrativo chiaro e un intento ancora più limpido: scardinare il luogo comune diffamante che macchia un'intera comunità, senza negarne il passato ma trasformandolo in memoria superabile. E la dimostrazione di quell'intento è stata la partecipazione alle amministrative che hanno consentito di superare un lungo commissariamento del Comune.
La lista con la quale ho partecipato alle elezioni amministrative era "guidata" dal tuo collega di Mediaset, Davi a cui ti mandavi vocali di incoraggiamento e che spero, per lo meno in privato, riesca a spiegarti che quello che stai facendo nei confronti di questi cittadini non ha senso ed è al limite del diffamante.
Caro Brumotti, cari "Amici di Striscia" a San Luca ho trovato accoglienza, amicizia e desiderio di riscatto, certo in un modo tipico "del Sud", fuori dai canoni a cui siete abituati in Liguria o in Lombardia, ma questo non significa che sia un modo sbagliato, incivile e men che meno illegale.
La San Luca che raccontate a Striscia la Notizia è una San Luca che non esiste. Forse, un tempo, è esistita una San Luca vicina a quella che immaginate voi e che narrate per fare ascolti. Ma è sempre stata una San Luca raccontata male, con lo sguardo ignorante di chi ha paura e non sa in alcun modo approfondire con l'esperienza, la vita e il dialogo. Perché il Sud è così, Amici di Striscia, è umano e come tale non vuole giudizio, vuole, appunto, un dialogo onesto e una conoscenza reciproca, vuole superare la sfiducia e la chiusura che produce per difendersi solo perché la vede negli occhi di chi lo sta guardando giudicandolo, vuole "essere parlato" e solo se ci si apre davvero si possono capire i tanti sensi di questo "messaggio" di Alvaro.
Un tempo la parola "Striscia" che compone il titolo del programma rappresentava un doppio senso tra la striscia quotidiana, il racconto veloce e satirico, tipico di alcuni fumetti e vignette che comparivano sui quotidiani e il concetto di insinuarsi per raccontare ciò che non era detto. Ora il rischio è che "Striscia" rappresenti il muoversi terra terra, infido, del serpente.
Ne vale la pena?