di Imma Pontecorvo
Parlare di casatiello equivale a parlare di uno dei prodotti tipici della cucina napoletana, in particolare del periodo pasquale; un cibo antico, che affonda le sue radici, stando alla tradizione, nella Napoli greca e che, successivamente, fu adottato dai cristiani per festeggiare la resurrezione del Figlio di Dio.
L’etimologia del nome prevede che derivi da “caseus”, che nella lingua napoletana indica il “cacio”, ossia il formaggio, a indicare l’ingrediente principale di cui è composta la ricetta. Nella letteratura greca, tra l’altro, possiamo leggere fin dai tempi antichi di pani conditi con diversi ingredienti – tra cui appunto il formaggio – che venivano serviti in occasione delle feste primaverili in onore di Demetra (o Cerere per i romani), per poi diventare simbolo della Pasqua cattolica. Nel Quindicesimo secolo Giambattista Basile lo cita nell’opera La Gatta Cenerentola, in cui descrive i festeggiamenti del re per trovare la fanciulla che aveva perso la scarpetta.
Il casatiello, va ricordato, è differente dal “tortano”, altro piatto salato napoletano tipico della tradizione pasquale: in questa seconda ricetta, infatti, è maggiormente utilizzato lo strutto invece della sugna e le uova non sono poste sopra come decorazione.
Sia il casatiello che il tortano hanno una forma ad anello che richiama la ciclicità della resurrezione pasquale, ma il primo ha delle strisce di pane che ingabbiano le uova semisommerse nell’impasto e che hanno anche una forte componente simbolica, dato che rappresentano la croce su cui morì Gesù Cristo. Quanto al tortano, invece, la sua forma a ciambella nasce da più cordoni di pasta attorcigliati tra di loro, e anche in questo caso c’è una simbologia cristiana, dietro la scelta, che rimanda alla corona di spine indossata da Gesù in croce e quindi alla sua passione.
I prodotti per realizzare la farcitura dei due rustici sono quasi gli stessi: farina, strutto o sugna, come detto, salumi vari, pepe e lievito; però, mentre nel casatiello sono aggiunte uova sode nell’impasto e uova crude e intere in superficie, nel tortano queste si inseriscono già sode e tagliate a spicchi solo nell’impasto. Le uova, tra l’altro, hanno anche loro una componente simbolica, dato che rappresentano la rinascita primordiale del mondo, proprio come il cristiano rinasce a vita eterna con la Resurrezione del Figlio di Dio.
Data la loro praticità e il loro alto contenuto calorico, entrambi i piatti sono spesso utilizzati come “pranzo al sacco”, quindi vengono consumati, oltre che nel giorno di Pasqua, anche nel giorno di Pasquetta, durante l’immancabile gita fuoriporta.