di Monica Vendrame
In questo scorcio di fine autunno, complici le temperature rigide di questi giorni, il pensiero vola al Natale.
A tal proposito, vi parliamo di Pentema, un paesino sperduto e dimenticato dell’entroterra ligure. Raggiungere questa frazione, un fitto agglomerato di abitazioni, arroccate sul declivio del monte Antola, strette tra viuzze in pietra e muretti a secco, non è semplice in quanto si deve percorrere una strada tortuosa in mezzo ai boschi. La bellezza di questo luogo arcaico viene enfatizzata nel periodo natalizio: il piccolo borgo si “anima” di turisti grazie al suo presepe, considerato un simbolo di rinascita, un’araba fenice, di un paese destinato a scomparire.
Le oltre quaranta rappresentazioni allestite raffigurano non solo il paese, ma anche le persone che vi hanno vissuto, soprattutto nelle fattezze del volto (per quanto possibile sia ritoccare questi manichini). Sono scene che riguardano la vita dell’ottocento, quando, naturalmente, questo era un villaggio molto più vivo. Si può passeggiare per il borgo ritrovando, dietro ogni porta, dietro ogni finestra, uno scorcio di vita quotidiana, fatta di artigiani al lavoro, di massaie intente ai fornelli e tanto altro. Immagini che, oltre a celebrare il Natale, vogliono far rivivere gli antichi mestieri come quello dei pastori, del falegname, dell’ortolano, del fabbro, del cestaio, del barbiere, del ciabattino, ecc.
La preparazione del presepe è lunga e i volontari sono al lavoro da fine ottobre: sono stati proprio loro a creare le statue a grandezza naturale, aiutati da alcuni scultori; mentre, per la parte degli arredi e degli oggetti, tutto quello che si vede nel presepe è frutto di donazioni.
Sono circa una decina i residenti di Pentema. Ma sono tante le persone che arrivano in questo luogo, tutti gli inverni, proprio per vedere il presepe, che permette anche di mantenere viva in qualche modo l’economia.