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Lo abbiamo amato tutti, almeno quelli della mia generazione, cresciuti con le sue canzoni al coro di: “Sul ponte sventola bandiera bianca!”, urlato nella notte, nelle serate sulla spiaggia oppure “…Cercando un centro di gravità permanente che non facesse mai cambiare idea... sulle cose, sulla gente” (da Centro di gravità permanente-Battiato)  

Sparavamo le sue canzoni a tutto volume dallo stereo dell’auto, le cantavamo a squarciagola. Anno 1982, l’anno dell’uscita dell’LP “La voce del padrone”. Quante canzoni dirompenti! “Bandiera bianca”, “Sentimento Nuevo”, “Cuccurucucu!”, quest’ultima parlava dei profughi afgani e della storia di tanti popoli diversi del mondo.

Ha rappresentato un’idea, una voce di rivolta con i suoi testi così diversi che raccontavano di pace universale e della ricerca di un punto di equilibrio tra generazioni differenti.

Conservo quel disco di vinile gelosamente; da oggi avrà un valore differente: la testimonianza di un poeta che ha saputo amare la vita e narrarla con un linguaggio che richiedeva conoscenze per essere compreso nel significato più profondo.

Lo prendo ora tra le mani: ha la copertina rovinata dal tempo, dentro ci sono le firme di tutti gli amici con i quali lo ascoltavamo e, con quelle firme, i ricordi personali di amori vissuti, di emozioni provate al riparo delle note che è riuscito a comporre.

“Per Elisa” è sicuramente un brano meraviglioso ma quello che più mi ha colpito e che sto sentendo anche adesso, mentre scrivo, è “La cura”: ho sempre pianto ogni volta che lo ho ascoltato.

Un mese fa lo avevo ritrovato su Youtube e condiviso sul mio profilo social e, ogni tanto, quando le giornate mi sembravano più difficili, quando il peso della pandemia mi faceva sentire inerme, ripercorrevo la pagina fino a ritrovare quel filmato con la sua voce e la sua poesia, nell’esecuzione con orchestra, una delle sue ultime apparizioni pubbliche.

“La cura” è un appello di salvezza, è un urlo di amore per l’essere speciale che si ama, chiunque sia: compagno, amico, madre, padre, fratello, figlio…avrò cura di te…supererò lo spazio e il tempo per non farti invecchiare…percorreremo insieme le vie che portano all’essenza…l’affermazione assoluta della difesa di chi ci è caro contro il tempo, oltre gli affanni, i dolori, la morte.

A te Battiato, con tutto il cuore!

Indimenticabile e indimenticato.

Luisa Di Francesco - Taranto

 

 

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