Colors: Orange Color

 

Saranno primule a crescere nei campi

dove tracciavo la via tra le viole

quelle leggere, spazzate via dal vento.

E svolazzavano i pensieri più insidiosi

mentre un bel manto di fragili papaveri

già colorava il buio delle mie notti.

(da “Saranno primule a crescere nei campi”, Lucia Lo Bianco – Diritti d’Autore Riservati)

 

Prova a dirlo con un fiore

Forse sarà il profumo dei fiori che inebria a trasportarci in un’atmosfera di speranza nei confronti dell’annunciato vaccino contro il coronavirus, la “primula”. Si tratta di un fiore comune in Italia ma si schiude tra i primi dopo l’inverno e la sua immagine infonde fiducia in una pronta ripresa.

Il contesto in cui viviamo al momento è tra i più difficili dal dopoguerra. Pesa il numero dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva. Grava come un macigno il bilancio dei decessi. Buona parte della popolazione  non riesce più a reggere le limitazioni imposte o le zone che cambiano colore secondo le ordinanze regionali o i dettami del DPCM lasciandosi andare a comportamenti discutibili e talvolta offensivi nei confronti di chi è al contrario coinvolto di persona nella quotidiana lotta contro il virus.

Può quindi l’immagine di un fiore regalare brevi attimi di leggerezza a menti colpite da una emergenza senza precedenti? Si tratta di una scelta sicuramente oculata con riferimenti che scavano lontano nell’immaginario collettivo e che può restituire una qualche prospettiva verso il futuro. Il linguaggio dei fiori ci accompagna durante la vita e riempie le nostre fantasie di bambini e adolescenti mentre abbondano i riferimenti nei confronti di periodi storici e movimenti culturali e di costume in cui i fiori hanno rappresentato libertà ed evasione dagli schemi.

Parlare di un vaccino come un fiore di rinascita, una primula appunto, potrebbe allora servire lo scopo di chi sta faticosamente cercando una via d’uscita ad una crisi sanitaria ed economica di portata epocale. Una “primula” come allegoria potente di  risveglio delle coscienze oltre che come soluzione ad una malattia difficile da fronteggiare e curare. La campagna vaccinale contro il coronavirus è stata già avviata nelle prime settimane del nuovo anno ma non coinvolge ancora tutta la popolazione. Intanto le menti possono cominciare a sognare cercando di concretizzare un possibile ritorno alla normalità fatta di piccole cose che ci manca da mesi, ormai, come l’aria che si respira.

Aria: un’altra parola che continua ad accompagnarci in questo duro periodo, proprio come la mancanza d’ossigeno dei tanti malati di Covid in costante apnea. Oppure si tratta dell’aria pura che in un mondo inquinato da troppo tempo non respiriamo quasi più e che spesso ricerchiamo in quei pochi squarci di ambienti naturali che ancora il mondo ci offre. O infine dell’aria che sprigiona da un semplice e profumato fiore di campo che coinvolge tutti i sensi e libera la fantasia e l’immaginazione.

Crescono ancora le primule nei campi, in un contorno di lotta quotidiana contro la malattia e la morte, proprio come cresce la speranza che esista una via d’uscita in fondo ad un periodo così buio. Sarà allora il linguaggio dei fiori che, con un colpo di bacchetta magica, farà scoccare il rinnovamento riportandoci lentamente sulla strada di una ritrovata normalità

Lucia lo Bianco

 

 

 

 

 

“Se il naso di Cleopatra fosse stato più corto, sarebbe cambiata l’intera faccia della terra” (Blaise Pascal).
Quindi è stata la bellezza di Cleopatra e non la sua intelligenza, la sua audacia e il suo acume politico a decidere e condizionare le sorti di due grandi imperi per più di venti anni! E fu sempre la sua bellezza e non il suo coraggio nel darsi la morte piuttosto che essere trascinata sul carro del vincitore a fare di lei, da personaggio storico, un mito. E’ da presumere quindi che sia la bellezza il trionfo e la maledizione della donna così come è stato per Elena, Salomè, Nefertari, Nefertiti, nessuno infatti che abbia creduto alla forza del loro amore e se pure qualcuno lo ha fatto è stato solo per considerarle vittime della loro stessa follia.
Tanti sono ancora i pregiudizi sulle donne e anche se molto è stato fatto sia pure pagando un prezzo altissimo sul piano personale, tanto resta ancora da fare e la cronaca quotidiana ce lo conferma. Questo perché la storia ha sempre dato della donna un’immagine distorta, negativa, originata da una concezione tendenzialmente subdola e generalizzata, intrisa di false credenze e ancestrali pregiudizi. Basti pensare al vecchio Testamento ed alla convinzione che dalla donna viene l’inizio del peccato e a causa sua tutti moriamo. Ed è stata questa interpretazione della storia biblica di Adamo ed Eva con la sua sottile generalizzazione da Eva alla “donna” che ha sempre influenzato la letteratura e l’immaginario collettivo di generazioni di credenti consegnando alla storia una donna colpevole, arrogante e ribelle.
Sarà poi l’interpretazione antropologica e la visione simbolica del peccato originale a dare una chiave di lettura diversa del peccato di Eva. Se infatti, per la Chiesa l’atto è, e resta nella sua essenza peccato e origine di ogni sofferenza per l’umanità in genere, l’atto, sotto il profilo antropologico, rappresenta invece l’inizio della libertà umana. La colpa imputata ad Eva è di aver fatto quello che andava fatto. Erich Fromm (La disobbedienza ed altri saggi) afferma ….. “L’uomo ha dovuto abbandonare il Paradiso Terrestre per imparare a dipendere dalle proprie forze e diventare pienamente umano”. Per Fromm, infatti, tutta la Storia umana si è evoluta proprio attraverso atti di disobbedienza (Prometeo - Antigone – Galileo). Ed ecco che la prospettiva ora cambia, Eva non è più la donna che ci ha fatto perdere il paradiso ma la donna che ha dato vita al presente. Possiamo dire che Eva è la storia dell’umanità che porta in sé il disegno divino. Anche Margherita Hack in merito ha affermato……”Eva rappresenta la curiosità della Scienza contro la passiva accettazione della Fede. Infatti la figura umana che cerca la Sapienza è la donna e non a caso Eva significa Madre di tutti i viventi”.
La concezione che la donna sia una creatura senza meriti e intellettualmente inferiore all’uomo non è solo della letteratura ebraica e cristiana ma era ed è ancora radicata in molte culture esistenti. Già nell’antica Grecia, infatti,la donna non ebbe mai personalità giuridica ed era priva di gran parte dei diritti riconosciuti ai cittadini adulti e liberi. La vita delle donne greche si svolgeva principalmente nella parte interna della casa e passavano direttamente dalla casa di nascita a quella del marito,unico signore e padrone.

Persino nel Diritto Romano i giuristi spiegavano le limitazioni alla capacità giuridica attribuendo alla donna romana qualità negative come:

• Ignorantia Iuris (ignoranza della legge)
• Imbecillibus mentis (inferiorità naturale)
• Levitatem animi (legerezza d’animo)
• Infirmitas sexus (debolezza sessuale)

Le donne romane non avevano diritto al nome proprio . Eva Cantarella, una delle massime studiose del mondo antico (in “Passato Prossimo – Donne Romane da Tacita a Sulpicia pagg. 133-146”) afferma che a differenza delle donne greche la condizione della donna romana rimase essenzialmente immutata fino all’Ellenismo.
Solo il messaggio cristiano del Nuovo Testamento giunge, di fatto,ad equiparare uomo e donna. La figura femminile nel Vangelo assume un ruolo di crescita e consapevolezza. L’atteggiamento che Gesù assume nei confronti delle donne è innovativo, liberatorio di una condizione intrisa di pregiudizievoli limitazioni.
Il nuovo vento conservatore comunque era già all’orizzonte e il riscatto delle donne è, e resta, un’attesa che non trova tempo. E’ lungo il cammino della donna per liberarsi di ogni accezione negativa e se pure, soprattutto in occidente, molti diritti sono stati dolorosamente conquistati, l’uguaglianza formale e sostanziale tra la donna e l’uomo appare ancora lontana, oggi più che mai.
La donna non è l’immaginario collettivo che ci ha accompagnato nella storia,la donna è figlia di se stessa , è profondamente umana, con un corpo, un’anima, una mente,una forza che la porta oltre perché, come afferma mirabilmente Rita Levi Montalcini…..”le donne hanno sempre dovuto combattere doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”.
Il respiro di una donna è un universo che si allarga all’infinito in quanto creatura dotata di un unico grande sentimento: l’amore!
Restituiamo alla donna ciò che essa merita, il suo posto se lo è guadagnato!

 

 

Caro amico ti scrivo perché voglio sfogarmi un po', perché malgrado le scuole, lo scranno in Parlamento, siam caduti in mano a gente, che ha fatto dell' Italia, un grande scialle che tutto copre!
E non solo! Hai visto mai la mammella di una mucca quando è piena?
Alla sera, al mattino, ognuno va, si siede sullo scranno e spreme, spreme fino all'ultima goccia già pregustando il giro di ritorno!
Perché devi sapere, amico mio, che son sempre gli stessi, che fanno anche questi, il giochino: “Lasciami qualcosa da spolpare, che poi te la lascio io, da leccare!".
Uno dice che è fratello di quell'Italietta che han ridotta a zero, l'altro risponde che è per l'Italia viva dove lui attinge a piene mani!
Poi c'è l'altro che invoca: "Forza Italia, sto arrivando, resisti ancora un po', che quando c'ero io ho lasciato un bel po'!".
Ma io mi chiedo: "Questi lo sanno che cosa è l'Italia?"


L'Italia è la gente che fa la fila, l'Italia è la gente che ha fame, l'Italia è la gente che muore di malattia o di vergogna, perché per campare deve chiedere da mangiare!
E non è solo questo, l'Italia è il bimbo chiuso in casa, l'Italia è il ragazzo senza scuola, ma è anche il vecchio che gira nei bidoni, la donna che muore per la strada!
Ma quale Italia conoscono questi! Si toccano con la mano il portafogli, si accertano, sorridono, la loro Italia c'è!

 

 

Decisamente i tempi che stiamo vivendo, sono radicalmente cambiati rispetto solamente ad una trentina di anni fa e non sempre (ahinoi) per il meglio. Non mi riferisco solamente allo strano virus che ci sta decimando tutti e che, a mio parere, ha un origine che nulla ha di naturale (consiglio di sbirciare in Internet il progetto "Great Reset" ideato da Bill e Melinda Gates con altri "potenti" di questa miserabile sfera e di trarre le proprie personali conclusioni). Il mostruoso progresso tecnologico raggiunto dall'uomo ci ha catturato imprigionando il nostro modo di vivere.
Invece di servirci degli utili mezzi a disposizione , ci facciamo usare dagli stessi e così , forti del progresso tecnologico ,non ci rendiamo conto di subire anche un deprimente regresso sociale . Per l'appunto solo trentanni fa , dove la gente ancora usava salutarsi per strada scambiando le famose quattro chiacchere , prevaleva il detto: "L'unione fa la forza". Specialmente nei paesini o piccole cittadine ci si dava spesso una mano l'un l'altro in caso di necessità o comune bisogno, mentre al giorno d'oggi mi sembra che imperi il detto : "Ognun per sè e Dio per tutti" , o peggio , il cinico: "Mors tua , vita mea" , dove ognuno sembra vivere nella propria "bolla-cellula" con lo sguardo fisso nel cellulare incurante di tutto ciò che non gli riguardi attorno. So bene che qualcuno mi potrebbe bollare di paranoico pessimista , dandomi il benvenuto nel 2020, ma purtoppo penso invece di eccedere in realismo quando più e più volte mi trovo a ripetermi che si stava meglio quando si stava peggio. Certo , anch'io uso il cellulare e navigo in internet, ma ripeto "uso", senza subire la sorte di dipendenza di molti ... Troppi ... Sono vissuto quarant'anni servendomi delle cabine telefoniche e se avessi previsto un tale non rispetto sociale (dove addirittura per non rinunciare a scrivere i messaggini guidando, si invade il senso opposto di marcia rischiando scontri frontali) ne farei volentieri a meno per altri cinquanta (Quia Deus voluit)!
Ma per carità intendiamoci ! Mi considero uomo del mio tempo e cerco di starci al passo, solamente mi delude vedere il mio simile idolatrare questi feticci tecnologici innalzandoli ad icone simbolo di capriccioso ed esibizionistico benessere ... E' stupido e
degradante ... Ciò che invece non accetterò mai e che purtroppo mi vede impotente ed inerme, sono disegni e progetti mal celati da parte di potenti megalomani semidei , impostici a priori senza discussioni, anzi taciuti nel segreto dei propri sporchi affari a danno di intere generazioni ! L'inquinamento elettromagnetico per esempio, di antenne sempre più potenti, che già sconvolgono insetti ed animali in certi casi fino alla morte, sembra essere innocuo all'essere umano al quale basta accoccolarsi felice ad un Internet più veloce e capace, senza chiedersi il perchè dell'incremento improvviso di casi di leucemie , tumori e vari strani disturbi psico-neurologici che continuamente minano e corrodono la pacifica e comune vita di un tempo espandendosi a macchia d'olio sull'intero globo terrestre vestendosi di "normalità" all'opinione pubblica. No, non è normale , come non è normale il surriscaldamento terrestre che causa lo scioglimento dei ghiacciai , il conseguente innalzamento delle acque oceaniche ed estremi eventi metereologici fuori controllo che fanno gridare all'Apocalisse .
Mentre Dio (che non c'entra per niente avendoci resi indipendenti nel libero arbitrio) se ne starà pentito con la faccia fra le mani e si cercherà una giustificazione pensando fra sè : "L'avevo detto che mai più avrei mandato un diluvio sulla Terra , che tanto quella bestia presuntuosa ci avrebbe pensato da sola alla propria fine !" Noi , con la testa sempre nei nostri affari , non siamo più abituati neanche a guardare il cielo , altrimenti ci saremmo accorti che da circa vent'anni strani aerei sempre più spesso camminano sopra le nostre teste rilasciando lunghe scie fumose che permangono giorni interi diradandosi ed estendendosi fino a formare compatti annuvolamenti ... A volte il cielo sembra una griglia formata dall'intersecazione di queste scie e , badate bene , NON SONO comuni scie di condensa aerea che un tempo , come traccie di tante lumache , si riducevano con il normale proseguire della rotta del velivolo . Le notizie a tal proposito sono molto confuse e non per niente precise. Ciò che anni fa è stato divulgato è che si tratta di un progetto segreto militare ma subito affiancato da un'altra notizia , vestita di perbenismo , che professava un benigno controllo climatico atto a preservare il surriscaldamento terrestre ... Quello che invece si sa di certo , dopo aver analizzato le precipitazioni dalle insolite nubi , è che in quelle acque si sono trovate tracce consistenti di Bario, Titanio, Alluminio, Ossido di Zinco e altri componenti chimici che ora non ricordo (ma basta come sempre documentarsi in Internet digitando semplicemente "scie chimiche"visto che volenti o nolenti lo abbiamo al nostro servizio) ma che per certo sono causa di perdita di memoria , alterazione alle reazioni dello stato d'umore , epicondiliti, disturbi alle giunture ossee e nei casi più estremi tumori cerebrali ... Che dire poi del cielo notturno?
Dove , per via di esclusione di tutto ciò che è conosciuto volare in cielo , si deduce che strane luci (a volte persino in formazione) sono veri e propri UFO (dando il giusto significato all'acronimo inglese UFO unidentified flying object e cioè oggetto volante non identificato e non aprioristicamente astronave aliena). Cos'altro ci stanno "regalando"di nuovo a nostra insaputa nascondendosi dietro al perbenismo delle parole "progresso e civiltà"? Credo che purtroppo a questa domanda non sia conveniente per "qualcuno" la risposta che , son sicuro , neanche un vero alieno capitato da noi per sicuro errore saprebbe spiegarne la logica ... Anzi , posso immaginare nella mia fantasia ciò che potrebbe ammonirci : " Ma voi , che vi professate ad immagine del vostro Creatore e posti al dominio del vostro pianeta , ma quanto imbecili siete ? Davvero noi , con tutto il nostro bagaglio di sapere scientifico , non riusciamo a comprendere tanta stupidità !".

 

L’hi-tech e la digitalizzazione a passo spedito caratterizzano il terzo millennio, viviamo in un’epoca di grandi trasformazioni, il progresso in questo ambito presenta accelerazioni che non lasciano neppure il tempo di realizzare che un prodotto, già altamente avanzato in termini di prestazioni, dopo poche settimane è già obsoleto, superato.

 Ormai non c’è spazio per stupirci delle sensazionali conquistedel progresso: dietro la continua ricerca e perfezionamento c’è l’essere umano che sfida sestesso e i propri limiti, con un’implacabile sete d’innovazione.Non c’è tempo per fermarsi, il processo di digitalizzazione è inarrestabile.

 Siamo destinati a correre verso l’ignoto, a sollevare, velo dopo velo, le ombre di una vita sempre più sofisticata, ad affinare le armi della scienza e della tecnologia più all’avanguardia. Non c’è tempo per pensare, forse neppure per capire dove ci stiamo dirigendo. Privilegio o dannazione? Non c’è una risposta, potrebbe essere celata nel mistero che ancora avvolge la catena genetica, ma la verità è che conosciamo ancora approssimativamente la nostra natura, e per nulla il Genio che ci ha creato.

 I figli di questo millennio nascono già con i recettori esatti per interagire con il mondo  digitalizzato: un bambino a due anni è in grado di muovere il mouse del pc, di recepire i messaggi della tecnologia di cui è circondato. Si rischia di finire in retorica mettendo l’accento sui  millennialsche hanno una mente duttile e recettiva.Proprio durante l’anno in corso, con la cosiddetta ‘dad’, ossia la didattica a distanza, imposta dall’emergenza sanitaria, non hanno manifestato particolari disagi, perché ormai sono avvezzi  confrontarsi con gli ‘strumenti’ della comunicazione mobile, che copre anche enormi distanze.

 Ci avviamo dunque verso un mondo sempre più digitalizzato, questa è la sfida del futuro, che renderà la comunicazione e l’informazione più rapida e fruibile in ogni settore della vita sociale. E’ una rivoluzione continua.

 Attraverso qualche click con uno smartphone, è possibile viaggiare a velocità impressionanti sul web in ogni parte del mondo, acquistare un prodotto in qualsiasi continente, comunicare con gli angoli più sperduti del pianeta.

 Ma la digitalizzazione non è solo questo, nasce dall’idea di semplificare le molteplici attività umane, il suo vivere dinamico, rendendoli in primo luogo meno stressanti sul piano fisico e mentale. Non si può più fare a meno dell’informatizzazione e digitalizzazione; una semplice officina meccanica si avvale di sistemi di controllo elettronici e informatici affidati ai computer.

 Le fasi del lavoro in ogni settore dell’economia hanno scansioni diverse rispetto a pochi decenni fa, sono strettamente dipendenti dalle tecnologie più moderne, che peraltro devono sottostare ad implacabili aggiornamenti.

 Ci ritroviamo davanti alla sterminata frontiera della tecnologia che apre porte sempre nuove in ogni campo, sostituisce la mano dell’uomo, e basta pensare alla cabina di pilotaggio di un aereo, o i boeing che seguono rotte intercontinentali; sono solo esempi.

 La robotizzazione nelle industrie ha ridotto di gran lunga l’esigenza della manualità, con risvolti positivi e negativi, naturalmente. Non abbiamo neppure il tempo di trarre conclusioni, a volte nemmeno di capire, è una realtà che sfugge al nostro stesso controllo.Il progresso del resto è qualcosa che rientra nel più sofisticato sistema biologico della mente umana, quello genetico, che fin dall’Origine trasmette impulsi rivolti verso l’innovazione, con le sue dinamiche.

 Se per ipotesi si fossero prospettati i traguardi della scienza e della tecnologia di oggi alle società più civili e avanzate di qualche secolo fa, non avrebbero mai creduto possibili certe conquiste, che invece ora sono una realtà.Avrebbero ribattuto che un simile livello della conoscenza ‘è da visionari, da fantascienza’. Eppure..

 Perfino un Genio universale qual è stato Leonardo, avrebbe sorriso, lui che azzardava e osava le invenzioni più intraprendenti, per il suo tempo quasi impossibili da realizzare, ci avrebbe suggerito prudenza.

 Solo il tempo può farsi arbitro dei grandi traguardi raggiunti attraverso le ripide scalate del progresso, che in relazione ad esso si presenta come una struttura portante sopra l’altra, l’una non può sussistere senza la precedente. I salti di qualità dell’ingegno umano, l’intelligenza, appunto.

 Intelligenza che clona se stessa, il sapere e la conoscenza si possono  interpretare con l’allegoria di una serie di mani (menti-cervelli), che s’incrociano in una catena senza fine, tra percorsi di codici binari già superati da altri finissimi sistemi informatici. Possiamo forse fare a meno di questa rete impressionante di vie telematiche che il progresso ci offre in un vassoio d’oro? Possiamo fare a meno del cellulare, del computer, e di ogni altro oggetto che ci attrae nelle vetrine più dei dolci di una fornita pasticceria?

 I fatti ci dicono che non possiamo fare a meno della tecnologia nel campo dell’hi tech, né di cambiare gli oggetti quotidiani che un anno prima ci sembravano il massimo al quale si poteva aspirare.Nel volgere di brevi periodi di tempo invece ci si ritrova quasi irrisi da modelli molto più funzionali, che ci fanno sentire perfino dei primitivi, se persistiamo nell’intento di non ‘rottamare’ e sostituire quelli ormai superati.

 Hi-tech..ossia l’abbreviazione del termine inglese ‘high technology’, usato per la prima volta negli anni cinquanta in America (e dove altrimenti?), in un quotidiano che parlava di alta tecnologia in ambito atomico. Adesso tutti gli oggetti che ci semplificano la vita, hanno questa definizione.

 E il progresso ha aggiornato e cambiato tutte le nostre regole del vivere sociale, nel campo dell’istruzione, per esempio, obbligandoci ad uniformarci ai nuovi parametri della scienza e della tecnica, in ogni campo. Senza tanto rumore, guida il nostro stile di vita, ci apre una moltitudine di strade, e la riempie di segnali, di semafori, non sempre verdi, questo lo sappiamo bene.

 Le facoltà universitarie devono per ovvie ragioni corrispondere al livello di progresso raggiunto, usare i mezzi che esso ci offre per raggiungere gli obiettivi e i risultati in linea con la continua ricerca, e i conseguenti nuovi assetti della società del nostro tempo.

 Siamo già avviati verso la totale digitalizzazione.I data base degli Enti locali, di qualsiasi organo dello Stato, corrono sui circuiti digitali e analogici dei ‘cervelloni’.Esiste un Codice Digitale – disciplinato dal D. Lgs del marzo 2005 –che prevede l’applicazione delle conoscenze tecnologiche e digitali nei rapporti tra Stato e cittadino sul piano amministrativo, nonché la comunicazione tra Stato e impresa attraverso i più moderni sistemi che il progresso in questo settore mette a disposizione.

 Per non parlare delle banche, delle transazioni in denaro, la rivoluzione delle carte di credito e bancomat, ma ovviamente questo è solo un altro aspetto del fenomeno, peraltro ampiamente usato negli ultimi decenni del Novecento. Oggi possiamo acquistare un’opera letteraria e leggerla attraverso un e-book, anche se non tutti accettano che l’arte, in questo caso un libro,  si converta in un asettico dispositivo digitale, che certamente permette un notevole risparmio di carta, ma il fatto  è che il contatto con un libro vero da altre emozioni.

 La digitalizzazione ha reso le vie del cielo più accessibili per viaggiare in ogni continente, abbattendo frontiere difficili da superare, avvicinando a noi civiltà che credevamo lontanissime. Il commercio, tramite l’eCommerce, viaggia nei mercati internazionali a velocità supersonica, per via del fatto che non occorre andare in India o in qualsiasi altro stato del pianeta, per acquistare un oggetto.Ora tutto sembra scontato, ma lo è?

 Questi rivolgimenti sono davanti a noi e non ci hanno dato neppure il tempo di riflettere.Dopo un avvio già significativo a partire dagli anni ’70 del secolo scorso. Idee eintelligenze sono in continuo inarrestabile movimento. Possiamo considerarci più fortunati rispetto ai secoli che ci hanno preceduto?

Dipenderà dal senso e dall’uso che l’uomo del terzo millennio farà delle conquiste più ardite, il modo in cui saprà mettersi al servizio della società e delle sue esigenze, preservando l’etica di un disegno di vita che deve prevedere il rispetto della natura, e dunque dell’uomo stesso.

 E’ un mondo globalizzato, ‘multi etnico’, le Culture che rendevano belle le diversità, sembrano in via di estinzione; stiamo diventando un’unica società, dispersiva e chiassosa, perdiamo l’orgoglio dell’origine e dell’appartenenza. Ci sediamo a tavola ma la porta è sempre socchiusa, perdiamo i valori legati alle varie Civiltà, quelle che per secoli sono state le nostre referenze più certe, ma quel che ci pare peggio, rischiamo di perdere l’individualità.

 Come sempre, ci si dovrebbe fermare a pensare, chiamare in causa il buon senso, ma il tempo non sembra prerogativa del singolo individuo, è un mercenario al servizio di qualcosa che ci sfugge, è un oltre sul quale non abbiamo autorità.

 La conoscenza e la tecnologia sono due vasi comunicanti.Ci ritroviamo immersi in una serie di parole che sono estranee al nostro idioma, ma anche quest’ultimo è diventato un concetto relativo, dato che dobbiamo ancora sottostare alle regole del cambiamento in atto, che ha spalancato le porte al fenomeno della globalizzazione, e pertanto è necessario capirci di più e meglio tra esseri umani, destinati a diventare una grande unica famiglia, anche attraverso la comunicazione, l’uso della stessa lingua.

 E così imperversa la lingua franca internazionale, l’inglese, che ci piaccia o no, fin dalla scuola materna dobbiamo imparare a convivere con questo fenomeno, perché la digitalizzazione di ogni sistema, prevede l’uso di una terminologia che non è più la nostra. Il semplice uso di un pc comporta la conoscenza di termini che vengono dai paesi anglosassoni, i quali  hanno in definitiva fatto piazza pulita perfino dei termini scientifici un tempo retaggio e gloria della lingua Latina.

 Rivolgimenti, o forse stravolgimenti, non sappiamo ancora bene cosa ne sarà della cultura e civiltà dei popoli, che stanno ormai diventando ‘endemismi’ nella tendenza a uniformare tutto, a fondere il mondo in un unico amalgama culturale. Da questa moltitudine di ibridi, dalle voci multicolori del nostro pianeta, sta emergendo un’unica lingua, che deve rendere ragione alla semplicità della comunicazione e dell’informazione.

 Termini ai quali siamo ormai avvezzi, come account, ADSL, che corrisponde alle iniziali di Asymmetric Digital Subscriber line – tutti sappiamo più o meno che questo accessorio permette i collegamenti internet- Broadband, o banda larga, ossia la velocità di navigazione su internet – e poi backup, che rimanda al salvataggio di dati in altri supporti legati all’uso del pc- I cookie, che sono come i cioccolatini che possiamo portarci nel pc da diversi siti web.

 Le fibre ottiche – ci permettono di fare viaggiare dati e informazioni attraverso impulsi luminosi – Il numero IP, che bene identifica ogni pc quando si collega con i sistemi internet, ed è unico per ognuno.

E potremmo parlare di hard disk, di software, di hardware, di URL o Uniform Resource Locator, che ha la funzione di identificare un ‘luogo’ del web, ossia un indirizzo ben preciso. E si parla di directory, associato a sistemi di file o elenchi, di background, riferito all’attività autonoma di un’applicazione, come per esempio l’antivirus. L’elenco è lunghissimo, e si fatica davvero ad assimilarli, e perfino ad esprimerli in modo agevole.

 Per il momento ci sentiamo disorientati, seguiamo il flusso della marea, ora alta talaltra meno, e non ci poniamo tante domande, del resto a che cosa servirebbe. Perfino le domande diventerebbero obsolete nel giro di pochissimo tempo. Noi che abbiamo un rapporto complicato spazio-tempo.

 Siamo protagonisti e spettatori della scena che cambia con la complicità del tempo, sempre in sintonia con i processi evolutivi della mente umana, che ha poteri non facilmente definibili,  un destino fatto di privilegi e realtà ineluttabili, che viaggiano a velocità supersonica, e sono inarrestabili.

 Qui sta il mistero, qui la stessa intelligenza dell’essere umano si arrende, perché la verità ultima si ferma altrove.Per chi è credente, in un Ente che tutto governa, mentre regge i fili di un essere vivente che crede di amministrare il suo arbitrio, ma è guidato invece da un’altra Intelligenza, la più sofisticata, inaccessibile e misteriosa.

 

 

Paura , rinuncia, timore sono le vie della rassegnazione, le vie semplici della normalità quelle che ti portano accanto al passeggio del mondo, parallele alla sua costante mai negli imprevisti della vita sempre sotto la sua follia, quasi a non chiedere ma a subire le sue scelte e renderle tue dopo averle ricevute! Eppure ci siamo, siamo lì ad un passo dalla verità, ad un passo dalla volontà, ad un passo dall' esser parte di un tempo che porta al gioco del mondo dove il coraggio del rischio e la voglia di vincere ti dona la magia del suo miracolo! Eccoci a lei ... la vita, con i soli occhi della verità che possono guardare di stupore il mondo perché di bocca tacciono baci e parole chiuse nelle maschere del momento che di colori, di fantasia o neutre rendono uniforme il volto alla corte del re!
Somatico traspare senza volto ai tratti del mondo, povero di corte eppur si fregia il capo del suo privo sfondo come quando silente vive sul fiato del mezzo , come quando di superba veste di fato il tempo! Asintomatica resta l'arma del vile (virus) al comando delle reclute, come attacco la difesa resta per la massa (popolo) lesa, impari desta di verità il guadagno alla vita come ibrida follia da non sentirla ORA ancora mia. Coraggio dunque, uomo del tempo, rendi alla storia OGGI il miracolo della vita, lascia che essa sia solo "una Corona senza re!

 

...... Arrivammo sul luogo del disastro in autocarro, lungo strade ombreggiate da pioppi e fiancheggiate da fossi formicolanti di animaletti che non potei osservare chiaramente a causa delle grandi nuvole di polvere sollevate dai camion. Arrivando nel luogo dove sorgeva lo stabilimento, alcuni di noi furono messi a piantonare quei grossi depositi di munizioni che, chissà perché, non erano saltati in aria, mentre altri venivano mandati a spegnere un incendio divampato in mezzo all’erba di un campo adiacente; una volta conclusa tale operazione ci ordinarono di perlustrare gli immediati dintorni e i campi circostanti per vedere se ci fossero dei corpi. Ne trovammo parecchi e li portammo in una camera mortuaria improvvisata e, devo ammetterlo francamente, la sorpresa fu di scoprire che questi morti non erano uomini ma donne... Ricordo che dopo aver frugato molto attentamente dappertutto per trovare i corpi rimasti interi ci mettemmo a raccogliere i brandelli. Molti di questi furono staccati da un fitto recinto di filo spinato che circondava l’area dove prima sorgeva la fabbrica e dalle parti di edificio ancora esistenti, da cui raccogliemmo molti di questi pezzi staccati che illustravano fin troppo bene la tremenda energia dell’alto esplosivo. Trovammo molti di questi brandelli nei campi, a una distanza considerevole, dove erano stati portati dal loro stesso peso."

Da "Una storia naturale dei morti" - Ernest Hemingwey

In questo racconto inserito nel volume "I quarantanove racconti", lo scrittore Premio Nobel per la letteratura narra - molti anni dopo l'accaduto - l'incrociarsi del suo destino con quello delle giovani donne che persero la vita in un tragico incidente avvenuto nella fabbrica Svizzera di armi "Sutter & Thèvenot" sita a Castellazzo di Bollate a nord di Milano (mimetizzata in un ambiente boschivo per l'attività bellica svolta) in cui ci fu un'esplosione che devastò il reparto spedizioni della ditta stessa, causando la morte di 59 persone, la maggior parte donne, tra i 16 ed i 30 anni impiegate in questa fabbrica che garantiva munizioni all'esercito ed in cui ci lavoravano circa 1.500 persone.
Heminguey arrivò per caso a Milano il giorno stesso dell'accaduto, 7 giugno 1918 provenendo da Parigi e - quale volontario diciannovenne della Croce Rossa Americana - fu inviato immeditamente a prestare soccorso sul luogo dell'accaduto.Quello che vivrà in quei momenti resterà indelebile nella sua memoria tanto da volerlo immortalare nel racconto.
L'incidente occorso ebbe scarsa risonanza, pochi trafiletti sui giornali, nonostante l'esplosione si sentì fino a 30 km di distanza ed accorsero da ogni paese limitrofo per prestarvi soccorso e fu una tragedia immane.
Ci fu una forte censura governativa al fine di nascondere quanto disastrosa fosse la macchina bellica e le conseguenze anche sui civili e nel mondo del lavoro,di conseguenza la strage fu dimenticata per quasi cento anni , tanto è vero che il racconto di Hemingwey- che non cita il luogo dell'esplosione nè il nome della fabbrica- non fu subito collegato alla strage accaduta a Castellazzo , in quanto la fabbrica fu chiusa e smantellata nel 1919 al termine della guerra ; troppi gli anni trascorsero tra l'evento e la pubblicazione del racconto per tracciare un collegamento.


Hemingwey unico testimone narrante quindi , come pure Luca Comerio lo fu per la testimonianza fotografica.
Incaricato dalla Sutter & Thèvenot di documentare il lavoro svolto nella fabbrica,un anno prima della strage, Comerio fa un notevole reportage sia per la qualità delle fotografie che per l'importanza che ebbero le stesse nel documentare la manovalanza ,gli interni e le attività svolte nel polverificio.Tale materiale fotografico ora è custodito nell'archivio di Stato di Perugia .
Su queste testimonianze e grazie all'impegno del Parroco di Castellazzo e di storici locali, con le loro personali ricerche e ritrovamenti si riannodano il fili della storia ,tant'è che nel 2018 il Comune di Bollate da vita ad una commemorazione ricordo"Quell'Esplosione cent'anni fa" per riportare alla memoria questo tragico episodio storico con una importante mostra fotografica delle immagini di Luca Comerio che consentirono una visita virtuale alla fabbrica per non dimenticare.
Tante le iniziative e le associazioni coinvolte in tale ricorrenza nella quale inoltre si inaugurò un murale di Ale Senso dedicato alle donne. "....E' stato l' marzo italiano..-sottolinea il sindaco-...... queste donne sono state un pezzo della storia dell'emancipazione femminile e vogliamo ricordarle cosi".Questo anniversario verà riconosciuto fra gli anniversari di interesse Nazionale dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Il Murale, con una targa commemorativa è stato eseguito sulla cabina elettrica di quell'epoca sopravvissuta alla demolizione del luogo ed è attualmente visibile quale "Sito della Memoria " raggiungibile con un sentiero da percorrere nella brughiera delle Parco delle Groane .
Simonetta Sarchi

Documentazione:
1) Estratto del racconto " Una Storia Naturale dei morenti ",
racconto inserito nel volume i quarantanove racconti di E.Hemingwey;
2)Lombardia Quotidiano - maggio 2018;
3)foto in allegato diS.SARCHI effettuato sul luogo della memoria di Castellazzo;
4)Corriere della Sera -28-5-2018 "Milano,Operaie nella trappola di fuoco :100 anni fa la strage dimenticata (Giovanna Fagnani )
5)Il Giorno 23-5-2018 Monica Guercini

 

 

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