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Saranno primule a crescere nei campi

dove tracciavo la via tra le viole

quelle leggere, spazzate via dal vento.

E svolazzavano i pensieri più insidiosi

mentre un bel manto di fragili papaveri

già colorava il buio delle mie notti.

(da “Saranno primule a crescere nei campi”, Lucia Lo Bianco – Diritti d’Autore Riservati)

 

Prova a dirlo con un fiore

Forse sarà il profumo dei fiori che inebria a trasportarci in un’atmosfera di speranza nei confronti dell’annunciato vaccino contro il coronavirus, la “primula”. Si tratta di un fiore comune in Italia ma si schiude tra i primi dopo l’inverno e la sua immagine infonde fiducia in una pronta ripresa.

Il contesto in cui viviamo al momento è tra i più difficili dal dopoguerra. Pesa il numero dei contagi e dei ricoveri in terapia intensiva. Grava come un macigno il bilancio dei decessi. Buona parte della popolazione  non riesce più a reggere le limitazioni imposte o le zone che cambiano colore secondo le ordinanze regionali o i dettami del DPCM lasciandosi andare a comportamenti discutibili e talvolta offensivi nei confronti di chi è al contrario coinvolto di persona nella quotidiana lotta contro il virus.

Può quindi l’immagine di un fiore regalare brevi attimi di leggerezza a menti colpite da una emergenza senza precedenti? Si tratta di una scelta sicuramente oculata con riferimenti che scavano lontano nell’immaginario collettivo e che può restituire una qualche prospettiva verso il futuro. Il linguaggio dei fiori ci accompagna durante la vita e riempie le nostre fantasie di bambini e adolescenti mentre abbondano i riferimenti nei confronti di periodi storici e movimenti culturali e di costume in cui i fiori hanno rappresentato libertà ed evasione dagli schemi.

Parlare di un vaccino come un fiore di rinascita, una primula appunto, potrebbe allora servire lo scopo di chi sta faticosamente cercando una via d’uscita ad una crisi sanitaria ed economica di portata epocale. Una “primula” come allegoria potente di  risveglio delle coscienze oltre che come soluzione ad una malattia difficile da fronteggiare e curare. La campagna vaccinale contro il coronavirus è stata già avviata nelle prime settimane del nuovo anno ma non coinvolge ancora tutta la popolazione. Intanto le menti possono cominciare a sognare cercando di concretizzare un possibile ritorno alla normalità fatta di piccole cose che ci manca da mesi, ormai, come l’aria che si respira.

Aria: un’altra parola che continua ad accompagnarci in questo duro periodo, proprio come la mancanza d’ossigeno dei tanti malati di Covid in costante apnea. Oppure si tratta dell’aria pura che in un mondo inquinato da troppo tempo non respiriamo quasi più e che spesso ricerchiamo in quei pochi squarci di ambienti naturali che ancora il mondo ci offre. O infine dell’aria che sprigiona da un semplice e profumato fiore di campo che coinvolge tutti i sensi e libera la fantasia e l’immaginazione.

Crescono ancora le primule nei campi, in un contorno di lotta quotidiana contro la malattia e la morte, proprio come cresce la speranza che esista una via d’uscita in fondo ad un periodo così buio. Sarà allora il linguaggio dei fiori che, con un colpo di bacchetta magica, farà scoccare il rinnovamento riportandoci lentamente sulla strada di una ritrovata normalità

Lucia lo Bianco

 

 

 

 

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Info Autore
Lucia Lo Bianco
Author: Lucia Lo Bianco
Biografia:
Sono una docente di Lingua e Letteratura Inglese in un Liceo Classico di Palermo. Oltre all’insegnamento sono impegnata in tante attività, professionali e personali. Da tre anni collaboro con Eurosofia, un ente coinvolto nella formazione professionale docenti e ho tenuto diversi webinar di aggiornamento e di preparazione per i concorsi a cattedra. Sul piano personale, oltre ad essere una runner, scrivo poesie, racconti e articoli e sto lavorando alla stesura del mio primo romanzo.
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