di Maria Pellino
Il termine ecomuseo venne coniato per la prima volta dai francesi G.H Riviere, Serge Antoine e Hugnes De Verine nel 1970. La finalità dell'ecomuseo fu inizialmente quella di tutelare i patrimoni culturali dei luoghi in seguito dello sviluppo tecnologico e sociale.
Il sostantivo ecomuseo ha subito molte variazioni nella definizione nel corso degli anni, il suo significato è dinamico e si evolve con l'ambiente che va a rappresentare.
Pertanto vorrei citare il Manifesto Strategico degli Ecomusei Italiani, uno strumento creato per sostenere sempre nuove esperienze di modelli sempre in continua evoluzione e al passo con lo sviluppo sostenibile territoriale. Il coordinamento partecipato degli ecomusei italiani a tale documento costituisce un fulcro di raccordo che fornisce punti solidi in strategie e propositi atti a favorire lo sviluppo, la sostenibilità e la conservazione delle peculiarità locali.
In Italia vi sono molte regioni che hanno investito nella valorizzazione, nello sviluppo del territorio attraverso il modello di questi ecosistemi. L'obiettivo è la logica partecipativa di territorio, comunità locali, popolazione e organizzazioni che insieme cooperano per conservare, ricercare, promuovere la realtà, le risorse e le tradizioni locali. Un museo del territorio in cui gli abitanti possono riconoscersi e ritrovarsi attraverso attività nuove e tradizionali.
“Gli ecomusei si configurano come processi partecipati di riconoscimento, cura e gestione del patrimonio culturale locale al fine di favorire uno sviluppo sociale, ambientale ed economico sostenibile.
Gli ecomusei sono identità progettuali che si propongono di mettere in relazione usi, tecniche, colture, produzioni, risorse di un ambito territoriale omogeneo con i beni culturali che vi sono contenuti.
Gli ecomusei sono percorsi di crescita culturale delle comunità locali, creativi e in partecipazione attiva degli abitanti e la collaborazione di enti e associazioni.”
Cit. Documento Strategico, da: www.ecomusei.eu