di Giovanni Teresi
La maschera di Beppe Nappa, affermatasi in Sicilia nel XVI secolo con la nascita della commedia dell'arte, come molte maschere carnevalesche (Arlecchino e Pulcinella per esempio) deriva dalla tipizzazione di maschere del teatro comico romano.
Tra le scenette più remote in cui risulta questo personaggio vi sono il Lazzo del lavaggio dei vestiti (datato Napoli, 1610) e il Lazzo dello svenimento per sonno (Parigi, 1688)
Questo personaggio nella tradizione storica nasceva con l’intento di “cacciare” l’inverno e di aprire le porte all’arrivo della primavera e al “risveglio” della natura.
La maschera siciliana deriva dalla commedia dell’arte del Seicento. Non ci sono certezze sulle sue origini, alcuni la identificano con la città di Palermo, altri con Messina o Trapani.
Il suo nome è dovuto all’unione di due differenti parole: “nappa”, che significa toppa dei calzoni, e “Beppe”, diminutivo dialettale del nome Giuseppe (primariamente Peppe e poi Beppe).
Quindi letteralmente “Giuseppe toppa nei calzoni” che indica, in pratica, un “uomo da nulla”.
Danza, salta, è goloso e affetto da fame insaziabile, inoltre stupido in modo sconfortante.
In pratica una versione siciliana del celebre Pulcinella napoletano, ma più agitato e agile.
Il cibo è il suo interesse primario e principale e il suo ambiente favorito è quindi la cucina.
Spesso ricopre il ruolo di servo sfaccendato, indolente e pigro, ma all’occorrenza capace di inaspettati guizzi di agilità, molto amati dal pubblico.
Il costume è caratterizzato da un ampio abito azzurro, costituito da casacca e calzoni. Completa la maschera un cappellino di feltro, solitamente bianco. Il volto è senza maschera e senza trucco.
Di norma una maschera di carnevale che si rispetti copre anche il suo volto. Famosi personaggi come Pulcinella o Arlecchino hanno il viso coperto ma nel nostro caso vi è un maschera che non cela la sua identità, proprio quella di Peppe Nappa.
La maschera senza maschera è siciliana di nascita ed appartiene ai personaggi carnascialeschi nati tra Seicento e Settecento nella Commedia dell’Arte assegnandoli ad ogni singola regione italiana. Su Peppe Nappa è certa la sicilianità ma è incerta l’effettiva città di nascita.
Taluni parlano di Palermo, altri di Trapani e perfino Sciacca lo ha adottato come simbolo del suo celebre Carnevale. Tra le città che vantano le sue origini vi è pure Messina. Non è questione di campanilismo ma forse la Città dello Stretto ha le carte più in regola. Non va dimenticato che nel campo letterario e della commedia Messina ha giocato sempre un ruolo vincente. Basti pensare a William Shakespeare che a Messina ambienta commedie come Molto rumore per nulla (1599) e Molière Lo stordito ovvero I contrattempi (1655), per non parlare di Carlo Goldoni che cita più volte la Città dello Stretto ne L’avventuriero onorato (1750), ambientato a Palermo.
Il personaggio di Peppe Nappa, dagli anni ’50, è divenuto la maschera simbolo del Carnevale di Sciacca, tanto da avere un carro allegorico tutto suo, fuori dal classico concorso annuale: sindaco simbolico della città durante il periodo carnevalesco, abitualmente, anche secondo un rito pagano, il carro viene infine dato alle fiamme, tra i canti tipici dedicati alla maschera.
Come ogni maschera della Commedia dell’arte, il personaggio non veniva tramandato ai posteri attraverso testi teatrali scritti. Solo nel 1978 la maschera di Peppe Nappa viene presentata su copioni di teatro dialettale da Alfredo Danese, illustre animatore culturale catanese che ha dedicato la sua vita al teatro popolare e alla letteratura dialettale siciliana.
La globalizzazione fra gli altri mali ha lasciato cadere nell’oblio figure, personaggi e maschere tradizionali che rappresentano i “tipi” di persone di cui è composta la società umana, con tutti i difetti, le debolezze, le miserie che nessuno vorrebbe ammettere. In sostituzione la globalizzazione ha portato super eroi del cinema e della televisione, che sono stati accettati passivamente dimostrando a noi stessi di essere molto più servi e stupidi di Peppe Nappa.
Peppe Nappa è un “finto tonto” che approfitta di questa apparenza per fare quello che gli garba, si colloca in un tempo passato e la sua esistenza persiste da sempre. Il “tipo” Peppe Nappa è sempre esistito e sempre esisterà. Nella messa in scena teatrale si è cercato sempre di uscire fuori da un condizionamento specifico, creando una scenografia non convenzionale e inserendo nei dialoghi una serie di battute che potrebbero sembrare anacronistiche, ma che tendono a superare i confini temporali.
Filastrocca di Beppe Nappa.
Nel clamor del Carnevale
svelta la tristezza scappa
ed è cosa assai normale
che arrivi Peppe Nappa.
Col vestito celestino
corre e gioca a girotondo,
sembra sempre ragazzino
mette sottosopra il mondo.
Porta a spasso un gran cappello
su un testone portentoso,
lui si crede molto bello
perchè proprio vanitoso!
Dicon sia tonto un poco
ma la cosa non lo turba,
la sua vita è solo gioco
e la mente forse furba.
Son Peppe Nappa siciliano,
mascherina un po’ da niente
ma ho il cuore nella mano
e il sorriso do alla gente.
(Da wikipedia)