di Giovanni Teresi
La storia del corallo di Trapani ha origini molto lontane: già nel secolo XII° il viaggiatore arabo Idrisi, autore di celebri resoconti di viaggio, magnificava la pregiata qualità del rosso materiale trapanese.
Determinante per la promozione delle attività di lavorazione e vendita del corallo è la forte presenza di Ebrei in Sicilia e a Trapani in particolare, provenienti da vari paesi prospicienti sul Mediterraneo, specialmente dalla Tunisia. Fino alla loro cacciata dall’isola nel 1492 (editto dei re di Spagna Isabella e Ferdinando d’Aragona) moltissime famiglie ebraiche si dedicano all’arte del corallo. Una delle più note famiglie di “ corallari” ebrei è quella dei Cuyno (o Cuchino) presente a Trapani per tutto il 1400.
L’attività dei corallari è testimoniata a partire dal XIV° secolo in alcuni inventari che riportano descrizioni di oggetti in corallo di uso profano e scaramantico: dapprima semplici rami, poi man mano la tecnica si perfeziona, fino ad arrivare a sfruttare le forme arborescenti per realizzare elaborate composizioni fantastiche. Nel 1418 viene scoperto nel mare di Trapani un giacimento di coralli che il Viceré aragonese permette di sfruttare, dando slancio alla pesca e alla lavorazione del corallo negli anni successivi. Altro elemento che promuove l’espansione del settore è la ricca e prestigiosa committenza: il corallo inizia a ad essere elemento decorativo di prestigio, e la Corte, la nobiltà, il patriziato, il clero ricercano e acquistano questi oggetti lussuosi.
Sempre più spesso le opere dei maestri corallari, grazie alla maestria dell’esecuzione, sono richieste come dono per personaggi di altissimo rango, come la famosissima (ma perduta) Montagna di Corallo, inviata dal Viceré al Re di Spagna Filippo II°, oppure il Capezzale con la Madonna di Trapani donato a Vittorio Amedeo di Savoia nel 1713; e ancora lo splendido esemplare di Presepio in corallo, argento dorato, rame e bronzo dorato custodito presso la Galleria Estense di Modena, risalente al XVIII secolo e proveniente da una bottega trapanese, segnalata in un documento del 1869 come parte dell’arredo del Palazzo Ducale di Modena.
L’arte della lavorazione del corallo raggiunge a Trapani il suo massimo splendore tra la fine del 1500 e l’inizio del 1700, grazie alla concomitanza di diversi fattori: la scoperta di nuovi banchi, la concessione di privilegi di pesca, le esenzioni daziarie, le politiche commerciali ed economico-sociali. Nella via dei “Corallari”, detta poi “Strada degli Scultori” e, infine “Via Torrearsa”, sorgono circa 25 botteghe. Il vero boom è intorno al Settecento. I manufatti sono veri e propri capolavori d’arte, preziosi gioielli e oggetti di uso liturgico e domestico come calici, sacri contenitori, personaggi di presepi o semplicemente dei portafortuna.
Nel XVI° secolo il maestro Antonio Ciminello inventa un nuovo metodo di lavorazione con il bulino, che consente di realizzare raffinate sculture, anche molto piccole, e preziosi cammei di elevatissimo livello tecnico e di grande perfezione estetica.
La prima opera trapanese firmata e datata è la straordinaria lampada a sospensione eseguita dal frate francescano Matteo Bavera nel 1633, e ora conservata nel Museo Pepoli di Trapani, dove si trova anche il Crocefisso, realizzato in un unico pezzo di corallo, che gli viene tradizionalmente attribuito.
Ma l’impoverimento dei banchi di corallo, in fondali sempre più profondi, il venir meno delle protezioni legislative, l’affermarsi della manifatture napoletane, segnano il declino della produzione e portano alla chiusura di molte botteghe nel 1880. Però sul finire dell’800 l’istituzione della Scuola di Arti e Mestieri riporta in parte l’attenzione su questa antica arte, tuttora praticata a Trapani.
Trapani, è senza dubbio, il più importante centro al mondo di produzione di presepi in corallo, madreperla, avorio, oro e altri materiali preziosi. Successivamente, il ritrovamento di nuovi giacimenti di corallo, dà vita a un capitolo tutto nuovo e tutto siciliano della storia del presepe, attraverso la realizzazione di piccoli gruppi scultorei in coralli, raffiguranti la Natività inserita fra i ruderi di edifici classici o nel folto di rigogliose vegetazioni.
La sapiente commistione cromatica dei diversi materiali preziosi: il bianco intenso dell’avorio, il rame dorato, il rosso vivo del corallo, i contrastanti riflessi delle lamine d’argento sbalzate e delle gemme e degli smalti applicati determina a fare di queste minute ed elaborate composizioni, singolari opere d’arte la cui fama percorre ancora tutta l’Europa.