di Rossella De Fazio
L’orizzonte ampio e un’antica bellezza caratterizzano il Paese natio di mia madre Lucia. Sono certa che la sua anima temporale continua a vivere in questo Borgo Autentico D’Italia, sito nella provincia di Catanzaro in Calabria: Miglierina.
Situato alla destra del fiume Amato (l’antico Lameto a Miglierina chiamato ‘a Jumara) è dolcemente disteso sul crinale di una collina con scorci sui due mari, Jonio e Tirreno, vicinissimi in corrispondenza dell’istmo di Marcellinara.
Nella rosseggiante apoteosi del tramonto, proprio mentre il sole si tuffa nel Tirreno, non è raro vedere il grigio cono dello Stromboli e, più evanescenti e azzurrine, le altre isole Eolie.
Ad est, al di là della profonda valle percorsa dal fiume, si staglia la suggestiva catena montuosa di Tiriolo e, un poco più a sud, il mar Ionio è una piccola lama di madreperla conficcata nella foschia.
Volgendosi a mezzogiorno, lo sguardo spazia al di là dell’Istmo sulla catena montuosa delle Serre.
A nord, infine, Miglierina ha la sua mite montagna: agli ulivi e alle querce della collina succedono i castagni e poi i faggi e gli ontani ed i cerri fino a monte Portella (1.039m): e qui la vista sui mari e sull’istmo è veramente totale e sublime.
Sulla parte alta del Paese, nel rione la Piazza, sorge l’antica Chiesa parrocchiale di origine tardo medioevale, intitolata alla Santa Vergine e Martire Lucia, che nell’anno del Signore 1736 (4 Marzo) venne proclamata la Patrona principale di Miglierina. Il 13 dicembre, giorno dei festeggiamenti, la Chiesa è meta di numerosi pellegrini e, nel Paese, si svolge una grande fiera tradizionale. Permane l’antica consuetudine, in occasione della festa, di regalare (fare la fera) doni o denaro ai giovani e ai bambini.
Più in basso nel rione Sotto la Valle, dove l’abitato si apre alla campagna e al fiume, si trova l’artistica secentesca Chiesa della Madonna del SS Rosario, in origine Santa Maria del Principio. Gioiello architettonico a tre navate, frutto del lavoro e, soprattutto, dell’ingegno dei Mastri Miglierinesi. In questa Chiesa a partire dal 1767, finalmente, si poté custodire e venerare il SS Sacramento. L’ospite che passa da Miglierina rimane colpito dalla maestosità e dalla bellezza della facciata di questa Chiesa, con una strada ad ampio spazio davanti che ne consente di ammirare tutta l’ampiezza.
Nella storia iniziale di Miglierina, quasi certa è l’esistenza, in un periodo bizantino (V e XI secolo), di un insediamento agricolo nelle campagne a Sud dell’attuale abitato in contrada Cusàti. Diversamente dai toponimi greci più antichi ( Milina, Galàti e Vuttà) sparsi su tutto il territorio, Cusàti è sicuramente un toponimo di derivazione greco-bizantina.
Gli ex koussatoi, infatti, erano, secondo un termine giuridico in uso in quel periodo, i contadini esenti dal pagamento delle tasse all’erario; contadini soggetti al padrone, poiché solamente chi pagava l’exkoussatikon allo Stato era libero e proprietario di beni e di terra. Quella di Miglierina è una storia sommessa, senza grandi avventure a anche senza disastrosi naufragi; storia di sacrificata ma saggia quotidianità rurale e artigiana.
Nel tardo settecento l’abitato di Miglierina risultava suddiviso in tredici rughe ( la Croce, il piano di Rocco, la Costa, le Conze, sotto li Graziani, li Graziani, il Timparello, la Valle, la Piazza, sotto l’Orta, sopra la Piazza, la Serra, Quadarune) le cui semplici, quanto umilmente significative denominazioni, pur con qualche perdita, hanno resistito al tempo e ad ogni mutamento toponomastico.
Alla ruga tornava silenzioso il contadino dopo il duro lavoro nei campi dall’alba al tramonto. Nelle rughe i mastri stringevano patti per opere e giorni. Non mancava il medico, il farmacista, il notaio . Numerosi erano i preti e i diaconi, molte le vizzoche ( monache di casa). Un mondo di umili, questo, lontano dal clamore della storia, ma non per questo da dimenticare.
Tra i miglierinesi più famosi: l’erudito arciprete Don Tommaso Torcia; il prete carbonaro Don Vincenzo Miceli; il pittore di talento Agostino Guzzo la cui opera, intorno agli anni 1827-1828, venne richiesta a Napoli (capitale del Regno).
E ancora l’intellettuale Antonio Torcia professore del Regio Liceo di Catanzaro e autore de "Storia della letteratura italiana" (1932).
Nacque a Miglierina anche il tristemente noto brigante Giuseppe Guzzo Facione, componente di una ferocia banda che intorno alla metà dell’ottocento infestò le campagne del circondario.
E un capitolo a parte meriterebbero i miglierinesi che partirono verso terre lontane, ma questa è storia del Sud e del suo ordinario dolore.
In conclusione, è nella bellezza ancora intatta della natura, nell’incanto del paesaggio, nella soavità delle campagne e nella storia di sacrificata quotidianità rurale e artigiana che si coglie l’immagine più vera di Miglierina: Comunità Ospitale aperta e accogliente dove 721 persone incrociano le loro vite con gli ospiti e i viaggiatori che, seppur per breve tempo, diventano cittadini in questo Piccolo Borgo ricco di tesori interiori, dove andare a cercare le voci e le stagioni di un tempo, il canto delle cicale tra gli ulivi, la fonte "Bandusia" più limpida del vetro.