di Luisa Di Francesco
Taranto: la città dei due mari, il Mar piccolo e il mar Grande con il Ponte Girevole a far da giunto. È questa l’immagine prima della città, il ricordo immediato che compare nella memoria, la cartolina più nota a chiunque abbia almeno una volta sentito parlare di questa città.
Antica Tarentum di madre greca e spartana, potente colonia della Magna Graecia, sorta sulle sponde del Golfo omonimo, vanta secoli di storia e di dominazioni dai Greci, ai Bizantini, ai Normanni, ai Turchi, ai Romani, agli Spagnoli, agli Svevi, ai Borboni, agli Aragonesi. Etnie e culture differenti hanno costruito il passato di questa città, lasciando nei tratti della progenie i colori degradanti dal chiaro allo scuro nella pelle e nelle iridi: corvine, cerulee, azzurre, cangianti, trasparenti, diafane. Affascina il solo osservare la molteplice varietà dei giovani e giovanissimi abitanti della città, appassionati cultori delle Arti: dallo sport alla musica, al canto, alla composizione, alla poesia. Quegli stessi ragazzi che riempiono il più famoso dei Ponti d’Europa, il Ponte Girevole appunto, di lucchetti con cui legano il loro nome a quello dell’amata, un po' come il Ponte Milvio sul Tevere del noto film di Muccino, perché il Ponte è il simbolo di questa città e ad esso legano persino il proprio destino amoroso.
Raccontiamo brevemente la storia di questo bellissimo ponte: il Ponte Girevole è l’unico in Europa ad aprire i suoi bracci mediante rotazione; si affaccia sul canale navigabile ed unisce l’Isola della città vecchia (Taranto vecchia- l’acropoli in epoca greca) al borgo (nuovo) umbertino. Originariamente le due parti erano collegate da una sottile fascia di terra, una sorta di penisola prossima al fossato che circondava il castello; nel 1481 per difendersi dall’avanzata dei Turchi, Ferdinando I di Aragona fece scavare un nuovo canale detto “fosso”. Filippo II lo rese navigabile e unì, attraverso un ponte di legno mobile, la parte dell’abitato (quella dell’attuale Discesa Vasto, dove sorgeva la Torre di porta Lecce della città fortificata) con quella opposta in direzione dell’attuale Corso Umberto. Il canale fu lasciato all’incuria, si riempì di sabbia, fino a quando, intorno al 1800, Ferdinando I di Borbone fece costruire, in sostituzione di quello di legno, un nuovo ponte in muratura che fu chiamato “Ponte di Porta Lecce”. Nel 1882 ebbe inizio la progettazione per la costruzione del “canale navigabile” fra le rade di Mar Grande e Mar Piccolo, atto a garantire l’ingresso di grandi navi nel Mar Piccolo o la loro uscita in Mar Grande.
Foto web
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Ancora oggi le piccole imbarcazioni, le barche dei pescatori, le lampare e i motoscafi che sfrecciano veloci sotto l’arcata del ponte devono seguire le due direzioni di “marcia” stabilite: a sinistra- lato del Castello aragonese per entrare dal Mar Grande nella rada del mar Piccolo e a destra, lato del borgo per uscire verso il mare aperto.
Ma torniamo alla storia: il fossato venne allargato, il vecchio ponte demolito e il nuovo Ponte Girevole fu inaugurato nel maggio del 1887. Costruito dall’Impresa Industriale Italiana di Napoli, per conto del Ministero della Marina Militare, era costituito da un grande arco a sesto in legno e metallo, diviso in due bracci che si riunivano nella sezione mediana (chiave dell’arco) e giravano indipendentemente l’uno dall’altra attorno ad un perno posto su uno spallone corrispondente. Il funzionamento avveniva grazie a turbine idrauliche alimentate da un grande serbatoio situato nel castello aragonese attiguo. Per caduta, l’acqua garantiva il movimento dei due bracci del ponte. In onore del Santo Protettore e del Sovrano allora regnante gli vennero imposti i nomi di “Cataldo” e “Umberto”.
Tra il 1956 e il 1958 il ponte in legno venne sostituito con quello attuale in metallo, sostanzialmente analogo al precedente ma con funzionamento elettrico. la struttura venne rimodernata, ma rimasero inalterati i principi ingegneristici; l’opera fu realizzata nei Cantieri Navali di Taranto e il nuovo ponte fu inaugurato dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi il 9 marzo 1958.
Il Ponte venne dedicato a San Francesco da Paola, protettore delle genti di mare. La linea architettonica del nuovo ponte, che ricalca la struttura del vecchio, misura attualmente 90 metri di lunghezza, 9 metri di larghezza e pesa circa 1600 tonnellate.
Foto: Emilio Dati- Il Canale navigabile e il Ponte Girevole-Taranto
Foto Daria Dati: Il Ponte Girevole- lato Mar Grande
Foto Daria Dati: Il Ponte Girevole-Taranto
Ma come avviene l’apertura del ponte Girevole?
Il traffico viene bloccato e nel silenzio creato dalla sospensione del passaggio dei mezzi di trasporto, inizia la magia della rotazione: ciascun braccio o semiponte ruota intorno ad un perno centrale ancorato alla banchina in cemento, si muove grazie ad una cremagliera azionata da un motore elettrico. L’azione degli ingranaggi le separa l’una dall’altra e le fa ruotare su un lato in modo alternato: dapprima si sposta quella più vicina all’Isola, poi quella collegata al Borgo nuovo. A conclusione della manovra, che dura pochi minuti, le due metà del Ponte Girevole sono rivolte verso il Mar Piccolo e sono spalancate come se fossero le braccia di qualcuno che ti sta dando “il benvenuto”. Il borgo nuovo si separa da quello antico e la città sembra spezzarsi momentaneamente in due.
L’apertura del Ponte ha da sempre un fascino indiscusso sugli abitanti di questa città e sui turisti. Ricordo la prima volta che ho assistito a questo straordinario evento; era sera, ero una bambina e il nonno mi aveva issato sul collo perché potessi osservare meglio. Tante persone affacciate alla ringhiera di metallo interrotta dalle stelle blu di ferro, come quelle sulle mostrine dei marinai, bellissimi in divisa bianca. La banda della Marina suonava l’alzabandiera. Nel silenzio, nell’aria che sembrava sospesa, negli sguardi in attesa di tutti, il rumore di una catena di ferro che si srotolava, il pesante ingranaggio si districava dall’immobilità: lento, metà ponte cominciò a ruotare con i suoi lampioni gialli di luce, verso il castello lasciando nel vuoto l’altra metà che sembrava mantenere l’equilibrio nell’aria sospinta dal mare; poi anch’essa ruotò fino a toccare la ringhiera. “A braccia aperte” il canale aspettava. Sulla parte alta del castello, a fianco della bandiera innalzata al vento, gli ufficiali in piedi con la mano alla visiera. Non avevo mai visto una nave così grande! Dall’alto, sopra la testa del nonno, vidi passare l’incrociatore “Andrea Doria” a pochi centimetri dalla banchina, era larga quanto il tratto di mare in cui doveva entrare con precisione millimetrica, per garantire che lo scafo pescasse nella parte più profonda. Sulla tolda, l’equipaggio era schierato in fila ordinata, nel gesto di saluto rivolto al castello. Magia, autentica magia quel passaggio silenzioso tra gli scatti delle macchine fotografiche e l’applauso delle persone presenti. Quando la grande sagoma si perse oltre il ponte aperto, nelle tranquille acque del Mar Piccolo, altri segnali sonori echeggiarono, piano l’ingranaggio riprese il movimento, il primo tratto tornò al suo posto e, quando anche l’altro pezzo si mosse, nel punto di incontro, il rumore dell’incastro indicò l’unione dei due tronconi e il ritorno dei motorini, delle auto e dei bus sulla corsia.
Anni ’60: l’incrociatore Andrea Doria entra nella rada del Mar Piccolo-foto web
Quella magia si ripete intatta ancora oggi, ogni volta che l’apertura del Ponte saluta l’ingresso di una grande nave o di un veliero come, ad esempio la Nave Scuola “Amerigo Vespucci”, entrata in rada nel giugno dello scorso anno. Uno spettacolo che fa della città una cartolina, come diceva Gabriele D’Annunzio: “Passano così le belle navi pronte per entrare nella darsena sicura, volta la poppa al jonico orizzonte”, (da “Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi”) in alcuni suoi versi, dedicati proprio al capolavoro di bellezza e ingegneria che è il Ponte Girevole di Taranto.
Ingresso in Mar Piccolo della nave scuola Amerigo Vespucci- giugno 2020
Foto web