di Monica Vendrame
Sotto i canali scintillanti e i palazzi maestosi di Venezia si nasconde un enigma che resiste da oltre mille anni: un esercito silenzioso di pali di legno, custodi invisibili della città galleggiante. Non si tratta di semplici tronchi, ma di una straordinaria opera di ingegneria naturale e umana, un segreto che sfida il tempo e le leggi della fisica.
I fondatori di Venezia, con una lungimiranza quasi profetica, scelsero con cura i legni giusti: ontano nero e larice, provenienti dalle foreste alpine del Veneto. Questi tronchi, trasportati lungo i fiumi fino alla laguna, venivano conficcati nel fango con una precisione millimetrica. Ma è qui che inizia la magia.
Il fango della laguna, denso e quasi vivo, avvolge i pali in un abbraccio senza tempo. L’acqua salmastra, un mix unico di mare e fiume, crea una bolla priva di ossigeno, un ambiente in cui i microbi responsabili del decadimento non possono sopravvivere. E non finisce qui: le correnti portano con sé sedimenti ricchi di minerali, che si insinuano nelle fibre del legno, cristallizzandosi in venature che lo trasformano in una struttura dura come la roccia.
È un processo che sfiora l’alchimia. Il legno, invece di marcire, si pietrifica, diventando una solida base per i palazzi e le chiese che svettano sopra. E il sale, che normalmente corrode e distrugge, qui diventa un alleato, preservando il segreto di questa città unica al mondo.
Ma c’è di più: questo esercito di legno non è solo una meraviglia ingegneristica, è anche un simbolo della resilienza di Venezia. Ogni palo racconta una storia di adattamento, di sfida alle forze della natura, di un’armonia segreta tra uomo e ambiente.
Oggi, mentre Venezia affronta le minacce del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle acque, quei pali silenziosi continuano a sostenere la città, ricordandoci che alcuni segreti, anche se sommersi, sono destinati a durare per sempre.
Cosa nasconde ancora il fango della laguna?
Forse la risposta è lì, sotto i nostri piedi, in attesa di essere scoperta.