Nel silenzio di una porta di metallo chiusa.
Le poche parole esalate nei respiri acri.
I monitoraggi cerebrali, fisici, divengono stanze senza finestre.
I vestiti fuori dal campo e, oltre il filo spinato, tanti pigiami a righe, fermi, privi di corpi.
Non puoi correggere la forma dei tuoi occhi e ne’ figliare una razza.
La follia retrocede la genialità, ma può divenire morte?
Quando il carnefice diventa vittima, vittima di se stesso e l’errore indossa la morte, una morte imprevista, vestita di uniformare. .
E se ne hai possesso…
la colpa potrà perdonarti?
Soprattutto nel finale, il regista ha saputo palesare la beffa fatale dei ruoli.
Lo scambio delle parti, attraverso degli indumenti, semplici indumenti ma che in se’ hanno delineato un destino.
Concludo con una citazione di lustre etica:
“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.