di Ivana Orlando
Ci vogliamo nascondere dietro questa frase: “ È un bravo ragazzo"
Quante ragazze, donne, mogli, compagne e madri sono ingabbiate in queste frasi stereotipate, o peggio ancora quante donne non vengono credute dal peso di queste frasi, un peso costruito dalla leggerezza di una valutazione o di una conoscenza o addirittura da una manipolazione verbale che il cosiddetto “bravo ragazzo” attua attraverso buone modalità comunicative.
Io li definisco comportamenti double-face (doppia faccia), uno si verifica all'interno delle proprie case, con violenze psicologiche cadenzali e minacce sotto forma di dispetti e frustrazioni come un maglione messo male, il rovescio del tessuto, l'orlo scucito di una parola e ben che vada... un pugno sbattuto su un mobile.
E al di fuori della medesima casa: l'altra parte della faccia, una coperta esposta al sole, quindi accogliente agli occhi della gente del posto, una coltre che cela “ il cattivo ragazzo”, il “cattivo padre”, il “cattivo compagno” attraverso le parole gentili, i gentili sorrisi, il gentile saluto dal panettiere, dal supermercato, dall'ufficio e dal bar. Mentre l'altra faccia della stessa coperta sghignazza e ritorna “cattiva” al giro della serratura.
Molte donne chiedono aiuto, con le parole, con le lacrime, con gli sguardi ed anche con i silenzi assordanti ma dall'altra parte, molto spesso, ci si trova davanti a sguardi chini, orecchie tappate e suonerie silenziate.
Ci si defila, ci si riempie la bocca di solidarietà, di post educativi ma non sostenuti nei fatti, con frasi:
“educa tuo figlio” ma ci starebbe anche “educa tuo fratello”, io aggiungerei: “educa il tuo amico” si può correggere o prevenire un gesto prima che divenga schiaffo da chiunque condivida lo stesso companatico.
Sono una scrittrice, una donna ma soprattutto una madre... Giulia era una figlia, una ragazza, una studentessa, ma non potrà essere più una madre.
Non vi è molta distanza fra un sorriso e un dente aguzzo, entrambi si alternano agevolmente e abilmente sullo stesso piano.
A Giulia