di Lorenzo Ugolini
Oggi vi voglio parlare di un personaggio esistito nelle mie zone d’origine, nella seconda metà del 1500.
Nato a Gargnano del Garda (anno 1574) Giovanni Beatrice, detto Zanzanù, è vissuto nella zona dell’alto Garda di Tignale, oggi uno dei comuni bresciani confinanti con il Trentino.
E’ stato un brigante italiano e le sue gesta lo hanno reso leggendario.
Nei peimi anni del '600 scorrazzava con la sua banda spadroneggiando fra la riva di Salò e l’alto Garda, con epicentro le zone montagnose di Tignale. Per anni ha tenuto testa alle gendarmerie locali. Le cronache dei tempi gli affibbiano tantissimi atti di violenza e altrettanti omicidi. In realtà, secondo alcuni studiosi, sembrano essere molti meno, per la maggior parte dovuti a faide di parentela. L’assassinio del padre sembra essere avvenuto proprio in questo contesto di faide, e da questo scaturirono vendette su vendette. Ma la notorietà di questo controverso personaggio non avrebbe superato i confini del suo tempo e giungere fino a noi, se coloro che parteciparono alla sua cattura non avessero pensato che la sua uccisione fosse stata possibile grazie ad un evento miracoloso della Vergine Maria.
Fecero commissionare un grande quadro raffigurante tutte le fasi della sua cattura e della sua morte, come ex voto e ringraziamento alla Madonna di Montecastello, nella Chiesetta di allora che sovrastava con la sua protezione misericordiosa i territori di Tignale. Attualmente il quadro è esposto nel Santuario costruito nei secoli successivi, nello stesso luogo dove già esisteva la Chiesetta del tempo.
(Dello Spettacolare Santuario ne voglio parlare in un apposito spazio dedicato alla sua bellezza).
Il grande dipinto è attribuito al pittore Giovan Andrea Bertanza (Padenghe sul Garda 1570 - Salò1630), artista bresciano attivo nel XVI-XVIIsecolo nel territorio della Riviera di Salò, allora Repubblica di Venezia).
Con l’ex-voto di Montecastello l’epopea di Giovanni Beatrice, il Zanzanù, non cadde nell’oblio e, di generazione in generazione, è giunta sino a noi.
Il pittore, di certo, esaudì la volontà dei notabili della comunità, ma seppe anche rappresentare quell’immagine che aveva cominciato ad assumere le sembianze del mito.
Zuanne Zanon, così era anche detto il Zanzanù, è ripreso in tutte le fasi del combattimento sino alla morte.
Martire o truce e violento bandito?
Le comunità della zona a tutt’oggi propendono nel vederlo come un personaggio alla Robin Hood, anche perché la storia dice che fu ucciso per il tradimento di alcuni compaesani che per denaro si vendettero ai signorotti Tignalesi che volevano la sua morte. Venne ucciso in una imboscata nell’agosto del 1617. A distanza di quattro secoli non vi è persona della zona ove ha vissuto il Beatrice, che non conosca la storia di questo brigante italiano, da sempre benvoluto dalla povera gente.
Oggi, a distanza di quattrocento anni dalla sua morte, il paese di Tignale indice ogni anno spettacoli teatrali, ricchi di scenografie di quei tempi che raccontano le gesta di questo discutibile personaggio, e tengono vivo il suo ricordo nello splendido paesaggio nel quale ha vissuto Giovanni Beatrice detto Zanzanù.
Nella foto di copertina, immagine web tratta dagli archivi gardesani raffigurante il bandito Zanzanù