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Continuano i ritrovamenti macabri nelle località abbandonate dai russi, che dopo averne assunto il controllo si sono ritirati e i crimini commessi dalle forze di Putin aumentano: uccisioni sommarie, corpi gettati in fosse comuni, torture, stupri di donne poi date alle fiamme, oltre all’utilizzo nei raid di Mosca, che colpiscono anche asili, scuole e ospedali, anche di bombe a grappolo e al fosforo. Oggi Zelensky, il presidente ucraino, parlerà all’Onu alle ore 16 italiane.

 

L’onda di sdegno per quanto successo a Bucha e che probabilmente, purtroppo, potrebbe replicarsi in altre località conquistate dai russi e poi abbandonate, sta montando sempre più nell’opinione pubblica occidentale: nuove sanzioni ci saranno per Mosca, così come hanno dichiarato i vertici europei e statunitensi, ma il Cremlino non ha alcuna intenzione di mollare la presa, concentrando ora i suoi sforzi per prendersi tutto il Donbass e poi arrivare da sud verso occidente a Odessa, con l’obiettivo di chiudere lo sbocco a mare dell’Ucraina e avere il controllo da parte russa di buonissima parte del mar Nero.

 

L’orrore nell’orrore: come se già la guerra non fosse di per se un’atrocità, le truppe di Putin, in ritirata da Bucha, hanno ucciso trucidandoli brutalmente, dei civili inermi. Si teme che questo ignobile “rituale” dei russi, possa essere replicato in ogni località che avevano occupato e che ora stanno lasciando. L’interesse di Putin si sposta verso il Donbass per cercare di controllarlo totalmente e meridionalmente verso ovest, per conquistare Odessa e chiudere l’Ucraina senza sbocchi al mare.

 

Mosca sta effettuando dei ritiri in varie zone. I corridoi umanitari vanno a singhiozzo e Mariupol continua a essere la città simbolo della ferocia russa sulla popolazione inerme: la Croce Rossa spera di poter attuare oggi l’evacuazione dalla città martire di questa guerra voluta da Putin. Zelensky non commenta se è stato un suo ordine, quello di colpire in territorio russo un deposito di petrolio a Belgorod

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