Colors: Blue Color

A volte nel bel mezzo della vita, prepotentemente, arrivano delle tempeste con le quali dobbiamo imparare a convivere e che c’insegnano che è possibile vivere in modo diverso da quello che avevamo sognato o programmato.

 C’insegnano giorno dopo giorno a vivere con il dolore, a controllarlo, a domarlo. C’insegnano a chiedere aiuto, per amore del prossimo. Perché purtroppo di dolore non si muore, ma bisogna reagire e trovare una strada e prima lo si fa e meglio è.

 

di Sergio Melchiorre

«Annalisa Tomasini, - come scrive Franco Migliaccio - si muove disinvoltamente fra i generi artistici creando vedute urbane, scenari naturalistici e un mondo popolato di figure umane. Le cui figure sono sottoposte ad un processo di mitizzazione, quasi mai colte nel gesto quotidiano ma sempre rivestite, al contrario, di un’aura metamorfica che oscilla tra l’allegoria e il simbolo. Figure, quindi che assumono significati più ampi, che vanno oltre il loro essere semplicemente figure per diventare presenze dotate di un’alta pregnanza contenutistica».

 

Postfazione di Vito Sorrenti

A lettura conclusa, accingendomi a scrivere le mie sintetiche considerazioni su quest’opera monumentale dell’amico Nicola Chiarelli, che rielabora, amplia ed approfondisce i contenuti del volume dato alle stampe nell’agosto del 2014, con il titolo “Dizionario Dialettale di Pietrapaola” (Ferrari editore), mi sono posto la seguente domanda: “Qual è stata la molla che ha spinto l’autore a dedicare 10 anni e più della propria vita per strutturare questo enorme edificio?”. La risposta che mi sono dato è stata la seguente: “U šcàrminu”. Che cos’è “U šcàrminu” ce lo dice l’autore stesso: nostalgia; languore; tormento d’animo, forte desiderio, ansia, voglia, smania, agitazione; stato di ansia o nervosismo.

 

Con una nota stampa la direzione della Casa Natal “Federico García Lorca” di Fuente Vaqueros (Granada) dà notizia di un prossimo evento nell’occasione dell’anniversario della morte del noto poeta spagnolo che nell’agosto del 1936 cadde per mano fascista nell’entorno della campagna della Vega granadina da lui tanto amata e celebrata nelle sue opere d’esordio.