In un periodo di immobilità forzata a causa della pandemia, tra inquietudine e angoscia, con distanziamento sociale, dove teatri, cinema, musei e palestre sono chiusi, sembra assistere al declino e al tramonto dell’Arte seguita, però, dal desiderio di vivere, dalla gioia e dall’amore di condividere e ripristinare un contatto, un dialogo con gli altri. Proprio il teatro, simulacro di tante emozioni, ha avuto molta importanza per l’uomo in ogni epoca; le rappresentazioni hanno accompagnato l’uomo lungo tutto il percorso della civiltà trattando problemi sociali, psicologici, di costume, drammi borghesi nonché l’angoscia del vivere quotidiano moderno.
“La rappresentazione è l’attuazione anticipata di un desiderio” - scriveva Apollonio - e questo desiderio è stato fortemente sentito durante questo periodo di chiusura da una giovane e conosciuta attrice di Palermo, Aurora Padalino, che non si è fermata, non si è arresa ma si è dimostrata molto attiva sentendo il bisogno di far rivivere questa categoria. E così scrive il suo monologo “L’Artista sola” per ristabilire il contatto con il pubblico e coinvolgerlo nelle vicende sceniche. “L’Artista sola” è stato proiettato per un evento internazionale, è stato trasmesso su TRM e recitato recentemente al Teatro Politeama, bellissimo teatro vuoto, dove l’attrice è stata accompagnata dalla musica di Emilio Monastra eseguita al violino da Gianni Renzi, la fotografia curata da Giuseppe Sinatra e Agata Leale, la ragazza delle bolle. Questo monologo descrive il momento che sono costretti a vivere gli artisti, l’ abbandono, la solitudine, “un sentire comune”.
Così recita l’attrice: “L’ aria è tesa, nessuno ti vede, nessuno ti sente, decidono per te, urlano, chiudono porte, dando uno spettacolo che non è tuo, che non è quello che ti rappresenta”. E’ un testo intenso e allo stesso tempo delicato, è un grido di aiuto a nome di tutto il mondo dello spettacolo, un testo dal quale emerge l’Amore che l’attrice prova verso il suo lavoro, la sua voglia di creare e di rappresentare. «L’arte è Vita, Amore, e attraverso essa si può guarire il cuore e soprattutto l’Anima” - così ha dichiarato l’ attrice e, infatti, nel suo monologo recita: “Continua a creare, non arrenderti perché sei Amore e senza Amore non si vive”. Desiderio di ogni attore è quello di “rappresentare” e di “rappresentarsi” per travolgere gli spettatori ed evocare ai loro occhi tutte le immagini del copione, facendo amare o odiare i vari personaggi, facendoli immedesimare nelle varie situazioni, reagendo anche con rabbia o amore e trascinandoli nell’ascesa o nella decadenza degli stessi. “Rappresentare” è lo specchio dell’io: l’ io del recitante e l’io dello spettatore; il recitante gioca con le parole dando vita a vibrazioni e incanti, facendo nascere immagini di ciò che vuole rappresentare e lo spettatore riflette fra se e sé, e pensa: “Ma sta parlando di me?”. E dal monologo di Aurora Padalino: “Alzati… imponiti,… prendi la scena, mostra che lo spettacolo più sicuro, vero, lo specchio più bello si trova dentro quel luogo che loro chiamano Teatro, ma che per te è Cuore”.
NON SI PUÒ FERMARE LA VITA, L’AMORE, LA CULTURA!