di Michele Petullà
Ad Assisi celebrati i "Segni di Pace", coloro che si sono distinti nella promozione della pace attraverso il loro agire quotidiano.
Pace! Uno stato di cose tanto desiderato quanto difficile da raggiungere; un obiettivo elusivo e inafferrabile. Un’ideale che sembra irraggiungibile, un’utopia per molti, che però non ha mai smesso di esercitare un’attrazione irresistibile sull’immaginario collettivo dell’umanità. Un’idea che va ben oltre la semplice assenza di conflitto armato e implica un equilibrio armonioso tra gli individui, le comunità e i popoli, basato su principi di giustizia, rispetto reciproco, affermazione dei diritti umani, riconoscimento della libertà, solidarietà e cooperazione. Una sorta di Pace-Shalom, in grado di garantire completezza, pienezza di vita per tutti gli esseri umani e per tutti i popoli. Una visione alimentata nel corso dei secoli da tanti pensatori illuminati, che hanno lottato con tutte le loro forze per trasformare in realtà il sogno della pace. Un’utopia da percorrere dunque, perché la pace è un bene primario per tutta l’umanità, “il tesoro più prezioso dei popoli” secondo san Francesco di Paola, il quale non a caso incitava fortemente ad amare la pace. E tanti sono gli operatori di pace che quotidianamente, nonostante le difficoltà, magari lontano dai riflettori della notorietà, operano – con le loro azioni, attraverso le loro tante e diverse attività sociali e culturali –, per affermare una cultura della pace e del rispetto dei diritti umani, della libertà e della giustizia.
Ed è proprio per dare risalto a queste azioni ed a queste persone che la Cattedra della Pace – istituzione educativa a servizio delle Nazioni Unite per la Pace, nata per proporre nuovi linguaggi e forme comunicative della pace, diretta dal dott. Renato Ongania – ha ideato, istituito, promosso ed organizzato il Premio Nazionale “Segni di Pace”, ispirato alla definizione di segno di sant’Agostino e san Tommaso d’Aquino, secondo i quali ogni persona può essere un “Segno di Pace”, attraverso le proprie azioni quotidiane orientate in questa direzione. Il Premio è stato sostenuto da un Comitato Promotore, espressione della società civile e della cultura, anche a livello internazionale – con capofila la stessa Cattedra della Pace –, composto da una rete di importanti enti, fondazioni, associazioni, istituti, accademie, laboratori, progetti Wiki (Poesia, Filosofia, Teatro).
Il Premio, come si legge nel suo regolamento, “vuole valorizzare e diffondere il lavoro di coloro che si sono impegnati per la costruzione di una cultura della Pace e di giustizia, attraverso una vasta gamma di iniziative e attività, tra cui la promozione del dialogo, della cooperazione e della solidarietà tra le persone e le comunità, la lotta contro la povertà, la discriminazione e la violenza, la tutela dell’ambiente e dei diritti umani”. Un Premio che gode del patrocinio istituzionale del Comune di Assisi, della Provincia di Perugia e della Regione Umbria, e che ha coinvolto numerose associazioni in tutta Italia, evidenziando l’importanza dell’impegno individuale nel promuovere la pace e la responsabilità sociale. Un Premio, dunque, che riveste un grande valore simbolico, sociale, culturale, di testimonianza. Un evento straordinario, che rappresenta una celebrazione della cultura della pace e dell’uguaglianza, attraverso una varietà di presentazioni e testimonianze provenienti da diverse realtà della società civile e da diversi luoghi geografici, che ha tra i suoi principali obiettivi anche quello di sensibilizzare la gente sull’importanza della pace e dell’uguaglianza, promuovendo un dialogo costruttivo e l’interazione tra le persone.
La Prima edizione si è conclusa il 21 aprile scorso, con la solenne cerimonia di conferimento del Premio ai “Segni di Pace” ritenuti meritevoli di tale riconoscimento, il cui curriculum e le cui attività sociali e culturali sono state passate al setaccio e valutate da un’apposita Commissione nazionale. La cerimonia si è tenuta ad Assisi – per antonomasia la “Città della Pace” –, presso il Piccolo Teatro degli Instabili, alla presenza di autorità istituzionali e politiche. A curare la programmazione dell’evento e l’organizzazione della cerimonia, oltre a Renato Ongania, è stato il dott. Rocco Lanatà. A fare gli onori di casa sono stati il sindaco di Assisi e presidente della Provincia di Perugia, Ing. Stefania Proietti, e il Custode del Sacro Convento di Assisi, fra’ Marco Moroni, i quali hanno sostenuto – nel loro intervento di saluto – il valore irrinunciabile e inestimabile della pace e della giustizia per tutta l’umanità. Questi ultimi, assieme al prefetto di Perugia, S.E. Dott. Armando Gradone, e al Presidente della Regione Umbria, On.le Avv. Donatella Tesei – di cui è stato letto un messaggio augurale, non potendo essere presente per impegni istituzionali –, costituivano il Comitato d’Onore. L’evento, inoltre, grazie al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è stato incluso nel Calendario governativo della Giornata Nazionale del Made in Italy ed è stato pubblicizzato sul sito del Governo italiano (mimit.gov.it).
A farsi notare, in prima fila, una poltrona vuota, simbolicamente riservata al Premio Nobel per la Pace 2023 Narges Mohammadi, giornalista e attivista per i diritti delle donne. Sopra la poltrona solo una sua foto: non poteva essere presente alla cerimonia perché ancora trattenuta nelle carceri iraniane. Il Norwegian Nobel Institute le ha conferito il Nobel per la Pace per la sua coraggiosa e determinata lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la sua lotta a favore dei diritti umani e della libertà per tutti. A proposito di Premio Nobel per la Pace, è il caso di ricordare che lo stesso Norwegian Nobel Institute, ha recentemente riconosciuto alla Cattedra della Pace la possibilità di candidare fino a cinque personalità ritenute meritevoli.
La cerimonia – coordinata dallo stesso Ongania e condotta brillantemente da Edoardo Claudio Olivieri, della Fondazione degli Amici – è stata aperta dall'esibizione del Coro della Cappella Musicale della Basilica Papale di San Francesco in Assisi, diretto da Padre Peter. È seguito poi un momento in cui diverse diplomazie estere in Italia hanno voluto far sentire la loro voce con messaggi e riflessioni sulla pace. Di seguito al messaggio – letto da Mons. Paolo Cartolari – del Cardinale Michael Czerny, a capo del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale del Vaticano, il Console Generale del Senegal Mamadou Lamine Diouf ha sottolineato che “L’evento di Assisi costituisce un momento significativo in cui condividere esperienze positive e testimonianze di coloro che incarnano i valori di pace e solidarietà. La scelta di Assisi come luogo per la cerimonia è particolarmente significativa, in quanto la città è da sempre un simbolo di pace e dialogo interreligioso”. Hanno poi fatto riflettere le parole del Console Gen. On. d’Islanda Olga Clausen: “Sono stata molto fortunata ad essere nata e cresciuta in un Paese dove non ho mai visto dei soldati perché l’Islanda non ha mai avuto un esercito. Perfino i nostri agenti di polizia tuttora non portano armi. Possiamo vedere, se guardiamo alla storia del genere umano, che le infinite guerre combattute non ci ha insegnato nulla, hanno lasciato solo miseria e disastro, tuttavia ancora molte persone pensano che sia necessario fare la guerra. Sappiamo tutti che la pace è necessaria quanto l’aria che respiriamo perché senza pace è difficile respirare.” A chiusura degli interventi istituzionali l’esortazione finale dell’incaricato delle relazioni con il mondo diplomatico di “Poeti per la Pace”, Vincenzo De Lucia: “Continuate a lavorare insieme per costruire un mondo di pace, un mondo in cui i ‘Segni di Pace’ si moltiplicano e si diffondono in ogni angolo del pianeta.”
Nel corso della cerimonia sono stati premiati anche i tre vincitori del Premio di Poesia della Repubblica dei Poeti: uno Stato immaginario indipendente, fondato sulla cittadinanza poetica; una comunità poetica, che riconosce e celebra la poesia come espressione della creatività umanità ed è finalizzata a valorizzare la poesia ed i poeti. La Repubblica dei Poeti è nata come progetto culturale di WikiPoesia e nel 2022 ha istituito il suddetto Premio di Poesia: un elogio ai poeti, al libero poetare, con un’attenzione rivolta anche alle tematiche internazionali, senza rinunciare ad un necessario radicamento al territorio. Il tema di questa seconda edizione del Premio aveva come oggetto proprio la pace.
“Nel corso della cerimonia – ha affermato Renato Ongania a conclusione dell’evento –, sono stati insigniti del Premio ‘Segni di Pace’ coloro che si sono distinti per il loro impegno nella promozione della pace. Abbiamo selezionato persone meritevoli, di varie astrazioni sociali e professionali. Religiosi, insegnanti, letterati, poeti e scrittori, giornalisti, avvocati, imprenditori, ma anche figure rappresentative del terzo settore impegnate nella salvaguardia dell’ambiente, nel volontariato sociale e anche nella cooperazione internazionale. Attivisti per la pace che lavorano nelle istituzioni o con le istituzioni a vantaggio del bene comune. Siamo grati alla città di Assisi per averci ospitato e ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita della manifestazione. Questo Premio ci ha insegnato molto – ha concluso Ongania –, il nostro intendimento è stato quello di creare in Italia un modello di Premio diverso dal “Nobel per la Pace; abbiamo voluto sottolineare come la cultura della pace sia alla portata di tutti e siamo convinti che tutti possono essere ‘Segni di Pace’ conducendo delle vite appassionate, votate all’aiuto e al Bene”.
Il Premio Nazionale “Segni di Pace” è un Premio prestigioso e socialmente importante, dunque: esso ci indica che tutti siamo chiamati ad essere costruttori di pace, coraggiosi e determinati, e che ognuno di noi può e deve essere strumento di promozione della cultura della pace e della giustizia attraverso le azioni quotidiane. In quest’ottica, possiamo ben dire che i “Segni di Pace” sono anche “Semi sociali di Pace”, da piantare e coltivare nel tessuto della società, per far nascere tante piante e tanti fiori della pace. La pace, pertanto, va vista non come uno stato di cose che si realizza dalla sera al mattino, ma come un processo che chiede tempo e pazienza, impegno e dedizione, all’apice del quale c’è l’obiettivo della pace, che deve rappresentare il nostro orizzonte culturale e sociale, in funzione del quale dobbiamo improntare tutto il nostro agire quotidiano.