di Michele Petullà
Sotto lo slogan "Anche le pietre parlano" è stato avviato un importante percorso di conoscenza e promozione del patrimonio storico e culturale dei piccoli centri.
Le pietre, si sa, parlano. Le pietre sono parole: raccontano, comunicano. Sono il linguaggio non verbale dell’ambiente, del nostro passato. L’espressione “le pietre che parlano” evoca il concetto di storia e memoria, conservata nei monumenti, negli edifici, nei manufatti del passato. Questa espressione sottolinea come le costruzioni e le rovine di epoche antiche possano raccontare storie e fornire informazioni sulle civiltà che le hanno create, attraverso la loro architettura, le loro iscrizioni, i loro simboli. In un contesto più poetico o letterario, l’espressione si riferisce anche alla capacità dei luoghi di evocare emozioni e ricordi, come se le pietre stesse fossero testimoni silenziosi delle vicende umane che si sono svolte attorno a loro. Gli ambienti, da questo punto di vista, sono anche lo specchio della nostra anima: l’anima di un popolo, segno della sua identità culturale e sociale. In particolare, “Il patrimonio storico, artistico e culturale, è parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile” (Papa Francesco, Laudato si): questo patrimonio, dunque, va tutelato e valorizzato; va fatto conoscere, va reso abitabile e va vissuto.
È nel solco di queste considerazioni introduttive che possiamo inquadrare l’apertura – nella Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, sotto il forte impulso del Vescovo, mons. Attilio Nostro – del “Cantiere della Cultura”: un interessante e importante “percorso di valorizzazione storica, artistica e culturale dei piccoli centri” – si legge in una nota –, che prende le mosse proprio dall’assunto secondo cui “Anche le pietre parlano”: un’espressione, quest’ultima, molto evocativa e significativa, che non a caso è divenuta lo slogan dell’intera iniziativa.
Il percorso intende proporre itinerari di viaggi culturali attraverso la memoria storica dei nostri luoghi; vuole restituire la parola ai documenti, ai reperti archeologici, alle opere d’arte, all’osservazione del paesaggio; ad ogni pietra che parla della storia di un luogo; a tutti quei “segni” che raccontano della nostra storia e della nostra identità culturale, che spesso si configurano come veri e propri tesori – spesso poco conosciuti – dei nostri borghi e dei nostri paesi. Un percorso, dunque, che mira a dare anima pulsante ai luoghi che abitiamo, parlando a partire dagli ambienti che viviamo, ad approfondire la conoscenza del nostro straordinario patrimonio culturale, storico, ambientale e paesaggistico – che meglio si può apprezzare percorrendolo a “passo lento” –, attraverso la ri-scoperta di quelle testimonianze che costituiscono il tessuto identitario dei nostri territori.
Il “Cantiere della Cultura” rappresenta dunque un progetto di grande importanza culturale e sociale; una iniziativa – precisa la nota – “indispensabile, che attraverso un percorso strutturato, a partire dai piccoli centri urbani del nostro territorio, sia capace di costruire reti di conoscenza e di promozione di quell’ecologia integrale tanto voluta e affermata da Papa Francesco, e che include la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale”, in quanto espressione dell’identità comune, storica e culturale, di un territorio e base su cui edificare luoghi abitabili. Ed è proprio “costruire” il termine che identifica e meglio definisce il “Cantiere della Cultura”, che parte proprio dai piccoli centri come scelta consapevole e responsabile, in quanto luoghi che maggiormente subiscono il fenomeno dello spopolamento e che, di conseguenza, più di tutti sono esposti anche al rischio di abbandono e depauperamento del patrimonio storico e culturale in essi custodito.
Il progetto si propone dunque – conclude la nota – di “seguire un programma che sia capace di valorizzare e riscoprire il patrimonio storico, artistico e culturale presente nelle nostre comunità parrocchiali e a volte poco o per nulla conosciuto, nella consapevolezza dell’importanza del linguaggio della cultura della bellezza, quale spazio di relazione con tutti, e facendo riferimento a quanto sottolineato da Papa Francesco in un suo discorso pronunciato all’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani: “Tutti hanno diritto alla cultura della bellezza! Specie i più poveri e gli ultimi, che ne debbano godere come dono di Dio: questo l’auspicio con cui si intende aprire e portare avanti il “Cantiere della Cultura”.
È con questo spirito, e sotto questo auspicio, che è stato organizzato il primo evento di questo percorso, una interessante tavola rotonda su L’Ostensorio del ‘600 di Ciano di Gerocarne. L’evento si terrà questo pomeriggio presso la Parrocchia San Nicola di Ciano, con inizio alle ore 17:00, e vedrà come relatore il qualificatissimo prof. Mario Panarello, storico dell’arte e docente presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Ad aprire saranno i saluti istituzionali del sindaco del Comune di Gerocarne (VV), dott. Pasquale Vivona, e del parroco di Ciano, don Vincenzo Zappone. A seguire ci saranno gli interventi del Commissario straordinario del Parco Regionale delle Serre, dott. Alfonso Grillo, e del Presidente del Gal-Terre Vibonesi, dott. Vitaliano Papillo; le conclusioni saranno di don Pasquale Rosano, Vicario Episcopale per la Cultura.