di Rita Scelfo
Riapre a Palermo la Galleria Regionale di Palazzo Abatellis dove è custodito e si può ammirare il meraviglioso affresco “Il Trionfo della morte”. Come la Gioconda è l’opera che ci fa pensare a Parigi, la Venere di Botticelli a Firenze, la Deposizione di Caravaggio a Roma, a Palermo viene conservata un’opera di notevole importanza: “Il trionfo della morte” di autore incerto.
Dapprima questa opera si trovava nel cortile di Palazzo Sclafani e fu realizzata, forse, intorno al 1446 per volere di un reale. Sull’autore ci sono molte ipotesi: alcuni hanno scritto che sia stato realizzato da Guillome Spicre insieme al suo aiutante Antonello da Messina, altri lo attribuiscono ad Antonio Crescenzio, altri ancora a Gaspare Pesaro o addirittura a un pittore fiammingo aiutato da Riccardo Quartararo.
Diceva Picasso: <<L’Arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni>> e ammirando questo capolavoro, queste parole sono verità, bisogna guardarlo con gli occhi del cuore, occhi attenti che, dice Guttuso, hanno dato a Picasso l’ispirazione per la sua “ Guernica” anche se a distanza di cinque secoli.
Non possiamo non ammirare questa opera che ci invita a riflettere sul momento della sua nascita e la curiosità ci spinge a soffermarci sul mistero che lo avvolge anche per il fatto che non si conosce l’autore.
Al centro viene rappresentata la Morte con la veste di scheletro su un cavallo bianco che quasi le assomiglia, pronta per lanciare una freccia che va a colpire un ragazzo, dipinto nell’ angolo destro dell’opera. Attorno alla Morte vediamo l’Umanità, suddivisa in classi sociali e ancora in contatto con la realtà terrena.
L’opera, suddivisa in quattro parti, mostra tanti soggetti: ai piedi della Morte troviamo i defunti trafitti da frecce (potenti, papi, frati, imperatori), la fontana che simboleggia la purificazione, a destra i giovani e le dame aristocratiche, i poeti, i letterati e i musicisti, una classe sociale che non sembra curarsi della Morte. A sinistra notiamo gli emarginati, i poveri, i sofferenti che pregano la Morte di lenire le loro sofferenze, due giovani stringono gli strumenti dell’Arte e si pensa che siano gli autori che ci permettono di osservare i volti e gli occhi che hanno realizzato questa meraviglia. Notevole è stato l’ afflusso di visitatori che hanno potuto studiare questo dipinto con l’augurio che si possano ammirare sempre queste e tante altre bellezze.