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Mario Rosati, Pino per gli amici, è originario di Pallagorio, ridente paese arbëreshë dell’entroterra crotonese, e come tanti suoi conterranei vive da diversi anni al Nord per motivi lavorativi.

Lì ha avuto la fortuna di incontrare Gabriella Cicala, originaria di Santa Maria Capua Vetere (CE), che ha sposato lo scorso 21 gennaio a Sesto San Giovanni (MI). 

Come ogni anno Pino e Gabriella trascorrono le vacanze estive a Pallagorio, ma quest’anno lo fanno però come marito e moglie.

Qui, appena giunti, vogliono festeggiare le nozze con parenti e amici di sempre, che a causa del Covid non potevano presenziare al loro matrimonio, e pensano di organizzare una cena in uno dei tanti ristoranti della vicina costa ionica, iniziando a parlarne con gli amici per farsi consigliare sulla scelta del locale.

Da una semplice battuta di uno dei loro conoscenti, nasce una bellissima idea che i due iniziano a prendere seriamente in considerazione: “Ma perché non fate “U Cumbito”, proprio come quelli che si facevano un tempo?”.

Fatta l’originale scelta, Pino e Gabriella bussano alla porta dell’associazione culturale RriMiBashkë APS, per chiedere di organizzare il loro “Cumbito”, ovvero il banchetto di nozze in puro stile arbëreshë.

L’associazione di Pallagorio non si era mai occupata prima di organizzare questo genere di evento, ma dato che lo scopo sociale è proprio quello di far riscoprire le antiche tradizioni del mondo arbëreshë e che il paese è una di quelle piccole realtà dove ci si conosce tutti e di tutti si è amici, le intraprendenti socie del gruppo, non sentendosela di dire no, accolgono senza esitazione la richiesta dei due giovani sposi.

Inizia così il lavoro più difficile, quello di reperimento di tutte le informazioni necessarie sui rituali di nozze a Pallagorio.

Grazie alla collaborazione delle donne anziane e ai documenti che si è riusciti a ritrovare sull’argomento, l’associazione riesce a recuperare tutto il necessario per organizzare un vero e proprio “cumbito”, senza lasciare al caso alcun particolare, dal vestiario alla musica, sino alla tradizione dei piatti per il desco nuziale. 

Un tempo il banchetto di nozze veniva allestito a casa dello sposo, oppure lungo la “gjtonia”, vale a dire il rione.

Oggi, a causa della situazione pandemica, questo non è possibile: pertanto, l’associazione RriMiBashkë decide di rivolgersi ai Frati dell’Opera di Santa Maria della Luce, che risiedono nella frazione Perticaro di Umbriatico, visto che dispongono di un bellissimo spazio all’aperto, oltre che di tutte le attrezzature necessarie.

I frati, che spesso ospitano gruppi, accettano di buon grado di assecondare i desideri di Pino e di Gabriella e mettono a disposizione la loro struttura.

Viene così allestita sul prato verdeggiante del seminario estivo di Perticaro (struttura voluta da Mons. Faggiano) una location d’altri tempi, dove ogni ornamento, addobbo e allestimento non è messo a caso ma riveste un significato ben preciso.

Ad esempio, l’angolo dedicato ai dolci tradizionali è adornato con una splendida coperta realizzata a mano al telaio nei primi del novecento, secondo lo stile arbëreshë.

Alla base è posto un  cestino con delle uova e dello zucchero, perché un tempo il giovedì che precedeva la data delle nozze veniva allestito il letto per i futuri sposi che venivano omaggiati proprio con delle uova e dello zucchero in segno di buon augurio: la casa doveva essere piena come le uova e gli sposi dolci l’uno verso l’altro come lo zucchero.

Mentre fervono i preparativi del cumbito, l’associazione viene contattata da Italo Elmo, cultore del mondo arbëreshë, per realizzare un reportage sulle nozze nella società tradizionale degli albanesi dell’Alto Crotonese per l’ultimazione della sua pubblicazione in due volumi, intitolata “Rituali di nozze in Arberia: costume, ornamento e bellezza nelle gale delle donne arbëreshë”.

Elmo chiede di allestire uno spazio per il reportage, di scegliere come modelle le bellissime Alessia Spina e Maria Cianciaruso e di riunire a Pallagorio le tre comunità arbëreshë dell’Alto Crotonese: Pallagorio, Carfizzi e San Nicola dell’Alto.

Arrivato l’atteso giorno, Gabriella viene accompagnata nella location scelta per il reportage fotografico, iniziando con i riti della pettinatura (secondo i dettami del tempo) e della vestizione della sposa con la coha (abito tradizionale arbëreshë), secondo l’antico rituale.

Infine, vengono fatti indossare i preziosi gioielli messi a disposizione per il servizio fotografico dalla Gioielleria Lapietra, che dal 1960 produce gli ori della tradizione arbëreshë dell’Alto Crotonese.

Alla fine del servizio fotografico lo sposo riserva una sorpresa inaspettata alla sua Gabriella, porgendo come da tradizione gli ori alla sposa: la cosiddetta “parata”, realizzata sempre dal maestro orafo Lapietra. 

Al crepuscolo, il seminario di Perticaro è pronto per accogliere gli sposi, che per l’occasione indossano proprio  i vestiti della tradizione arbëreshë.

Il momento è emozionante per tutti, specie per l’anziano padre dello sposo, che con gli occhi lucidi guarda la nuora con la coha e la accoglie con un bacio sulla fronte. 

Dopo la benedizione degli sposi, si prosegue la lunga giornata con “u cumbito”, che prevede appunto le tipiche pietanze di un tempo preparate con maestria dalle selezionate cuoche.

Il menu prevede: un antipasto a base di salumi, formaggi, sardella, sarde salate ed olive; primo di zitoni al sugo con polpettine di carne; secondo di spezzatino di carne con patate e trippa; vari contorni con verdure di stagione (fagiolini lessi, insalata di cetrioli e cipolla, pipi e patate); dolci della tradizione, come mastaccioli e pagnottine. Per finire, i confetti di un tempo e una semplice ma deliziosa torta nuziale (un semplicissimo pan di spagna ai frutti di bosco, guarnito con zucchero a velo). Anche i camerieri che servivano ai tavoli indossano vestiti tipici del tempo e della tradizione arbëreshë.

La serata è stata allietata dalla chitarra e voce di Francesco Mazza e dalle pizzicate sonorità del mandolino di Giovanni Bellio.

Anche le bomboniere, rappresentata da una piantina di limone, erano pregne di significato.

Alla fine, vedere la gioia negli occhi di Pino e Gabriella e gli ospiti messi completamente a proprio agio ha ripagato appieno gli sforzi fatti dalle socie dell’associazione RriMiBashkë e dai tanti spontanei collaboratori che hanno saputo organizzare il tutto in pochissimi giorni.

Volontari cui va rivolto un caloroso ringraziamento.

Un momento di ritualità e convivialità, sostanza e bellezza della memoria di ogni comunità: elementi emersi con forza dalla volontà e dall’impegno di tutelare e valorizzare le radici e le tradizioni del luogo natio.

 

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